Il genio negli scacchi, ovvero la grande menzogna del doppio punto esclamativo
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Eugène Delacroix, Michelangelo nello studio, 1849-50, olio su tela, Montpellier, Musée Fabre
(Riccardo Bizzarri)
Sarà opportuno chiarire immediatamente che con il titolo di questo elaborato si vuole attuare una provocazione, nella speranza che essa risulti divertente e stimolante: è chiaro che un concetto come quello di genio, nel senso di individui che si distinguono nella loro eccezionalità, sia applicabile anche all’universo del nostro gioco; eppure sono convinto che la riflessione a seguire potrà quantomeno aiutarci a mettere a fuoco in che senso sia corretto utilizzare la parola genio negli scacchi.
Proprio per questo è fondamentale iniziare dalla definizione di questa parola, tratta dal dizionario Treccani e nella sfumatura di significato che qui interessa:
“Somma potenza creatrice dello spirito umano, propria per virtù innata di pochi ed eccezionali individui, i quali per mezzo del loro straordinario talento giungono a straordinarie altezze nell’ambito dell ‘arte o della scienza: il genio di Dante, di Michelangelo, di Leonardo […]; avere un lampo di genio”
(tratto da www.treccani.it/vocabolario/genio, voce 3.a.)
Nella maggior parte dei casi si associa la parola genio a un individuo che dal di dentro, o perché come in contatto con una dimensione sovrumana, improvvisamente, inaspettatamente subisca una folgorazione, sia conquistato da un’idea che poi con il suo talento e la sua competenza tecnica verrà trasformata in un’opera d’arte compiuta. C’è da parte del genio stesso la confessione che lui stesso non sappia da dove e perché accadano i suoi momenti di ispirazione. Dante Alighieri disse che il primo verso di un poesia viene da Dio, e che in esso è l’energia che il poeta deve sapientemente maneggiare per costruire tutto il resto e creare così qualcosa di degno. Questo articolo vorrebbe essere una voce a sostegno di una posizione che se riconosce la possibilità del genio negli scacchi, non è nel senso che si è esplicitato nelle righe precedenti.
Per tentare di dimostrarlo prenderò in considerazione due mosse che sono state corredate di doppio punto esclamativo, entrambe tratte da partite recentissime::
Tan – Lei, 5° del match, Chongqing, 2023, posizione dopo 16.Af1
Dal 29 marzo al 3 aprile di quest’anno Lei Tingjie e Tan Zhongyi si sono scontrate in un match per decidere chi delle due avrebbe conteso il titolo alla campionessa mondiale in carica Ju Wenjun – che in luglio si sarebbe poi riconfermata regina. Nella quinta e decisiva partita il B, questa volta nelle mani di Tan, alla sedicesima mossa avrebbe potuto dare alla partita tutt’altra fisionomia, e forse al match tutt’altro esito.
A partire dalla posizione del diagramma, il B giocò 16.Af1; riporto i segni diacritici e i commenti del GM Ian Rogers, autore dell’articolo relativo all’evento pubblicato sulla rivista scacchistica italiana Torre & Cavallo – Scacco! nel numero 3 del 2023 alle pagine 23-26:
“16.Af1? L’errore critico della partita. Dopo 16.Axe4!! (l’A era prima posizionato in d3, N. d. A.) dxe4; 17.Cd2! il Bianco avrebbe dato inizio a un attacco pericoloso, dopodiché sarebbe potuto succedere di tutto, ma Tan ha ammesso di essersi sentita troppo spaventata per rischiare.”

Alla mossa 16.Axe4 riportata nei commenti di analisi vengono affiancati due punti esclamativi – è davvero una mossa così inaspettata? L’idea strategica che informa la sequenza fino a 17.Cd2! (un altro punto esclamativo!) è quella di sfruttare il Re ancora al centro del N e costruire un attacco. Ma il Re al centro non è un elemento della posizione che il B ha voluto giocando Aa3 alla mossa 9?
Tan – Lei, 5° del match, Chongqing, 2023, posizione dopo 9.Aa3
Infatti il GM Rogers segna un punto esclamativo a questa mossa e commenta così:
“9.Aa3! Impedendo correttamente al Nero di arroccare, ma Lei contrattacca aggressivamente e Tan non riesce a battere il fuoco con il fuoco…”
(tratto da Torre & Cavallo – Scacco!, Messaggerie Scacchistiche, Brescia, 2023, numero 3 Maggio-Giugno, p.25)
Ora all’altra mossa “geniale” che si è voluta prendere in esame:
Ponomariov – Dragnev, Vrnjacka Banja, Serbia, 2023, posizione dopo 27.cxd5
Il N qui giocò 27 … Ca4, e ancora una volta riporto i commenti tratti dallo stesso numero della rivista citato in precedenza, in questo caso però ad opera del GM Adrian Mìkhalchishin, autore dell’articolo relativo al Campionato Europeo Individuale svoltosi in Serbia dal 2 al 14 marzo di quest’anno, evento all’interno del quale si giocò la partita citata; il GM ucraino naturalizzato sloveno commenta:
“27.cxd5?? Il Bianco si è rilassato troppo in una posizione dominante. Sembra che qualsiasi mossa vinca, ma era necessario proteggere con attenzione la seconda traversa con la logica 27.Tg2, De7; 28.cxd5, Txe3; 29.Dxe3!, Dxe3; 30.Te2. 27 … Ca4!! Una bomba completamente inaspettata da parte di Dragnev! Ora il Bianco è senza speranza! 28.Dd2 (28.bxa4, Tb4+!; 29.cxb4, Db2 matto) 28 …Cxc3+; 29.Rc2, Dxa2+; 30.Rd3, Dxb3; 31.Dxc3, Dxc3+; 32.Rxe4, Dc2+; 33.Td3, Dc4+ (0-1)”
(tratto da Torre & Cavallo – Scacco!, cit., p.51)

Ma si tratta davvero di una “bomba inaspettata?” L’indebolimento dell’arrocco bianco, la pressione su di esso di D e pezzi leggeri, e la T comunque pronta a scivolare sull’ala di D, non rendono forse logica la mossa del N? Conseguente alla posizione?
Sia chiaro ancora una volta che qui non si sta mettendo in discussione la forza, la bellezza delle mosse prese in considerazione in questo breve elaborato, quanto piuttosto si sta cercando di dimostrare come la genialità di queste mosse non risieda nella precipitazione delle stesse nei cervelli dei giocatori da qualche regione sconosciuta – le mosse sono sempre dentro la posizione. La genialità, l’eccezionalità di queste mosse andrà allora considerata in relazione al coraggio necessario per trovarle, al coraggio del pensiero quindi, al coraggio di credere che con una profonda e piena valutazione della posizione sia la stessa posizione a parlarci e a comunicarci le continuazioni conseguenti, logiche; sta a noi avere questa fiducia e una volta sentita la voce della scacchiera avere ancora coraggio e seguire quanto essa ci abbia mostrato.
Nato nel 1981, Riccardo Bizzarri ha riportato da qualche anno gli scacchi nella sua vita dopo averli amati per tutta l’adolescenza, compiendo anche i primi passi nella dimensione dell’agonismo. Interessato tanto alla comprensione del gioco quanto all’approfondimento dei suoi aspetti storici, ha per le figure di Emanuel Lasker e Mikhail Tal’ un’attrazione tutta particolare.