La CIA a Zurigo 1953
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(UnoScacchista)
Il torneo dei Candidati giocato a Zurigo nel 1953 è stato uno degli apici dell’agonismo scacchistico ed è entrato a far parte della cultura scacchista anche (e forse soprattutto) per lo splendido libro con le 210 partite del torneo commentate magistralmente ed estesamente da David Bronstejn
Come tutti sappiamo, il torneo, giocato tra Agosto e Ottobre del 1953, fu vinto da Vassily Smyslov davanti a Bronstejn, Reshevsky e Keres, e con fior di giocatori a seguire.

Dall’archivio della CIA, spunta un documento, a suo modo abbastanza divertente, che descrive il torneo da un angolo molto diverso (grazie a Olimpiu G. Urcan per la segnalazione).

L’autore della nota (inviata il 23 Dicembre 1953) spiega come una sua non identificata “fonte” era a Zurigo come accompagnatore di uno dei giocatori e aveva quindi modo di entrare in contatto con i giocatori sovietici. Essendo un ingegnere elettronico, il suo obiettivo era capire se i sovietici stavano utilizzando il computer per analizzare posizioni scacchistiche.
E’ molto interessante l’annotazione dell’estensore del report: “Attualmente negli Stati Uniti, vengono scritti programmi per gli scacchi, senza specifico interesse per gli aspetti straregici, ma solo come esercizio accademico di qualche ricercatore“.
Nessuno dei sovietici dimostrò di sapere qualcosa dell’uso dei computer per gli scacchi, neanche Averbach, descritto come ingegnere elettrotecnico, forte giocatore di scacchi nonché membro convinto del Partito Comunista.
Di nuovo una nota divertente dell’autore: “Non so cosa ciò voglia significare, ma negli Stati Uniti i Maestri di scacchi sanno o hanno sentito parlare delle applicazioni dei computer agli scacchi (anche se probabilmente considerano la cosa come una stupidaggine).” Quanta acqua è passata sotto i ponti da allora…
Il funzionario della CIA conclude poi affermando che, nonostante i sospetti e la loro superiorità numerica nel torneo, secondo la sua fonte i sovietici non hanno organizzato nessuna tattica di torneo specifica nei confronti dei giocatori statunitensi, ma hanno giocato lealmente e correttamente.