I due insuccessi di Gligoric e i segreti con Bobby Fischer
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(Riccardo M.)
Svetozar Gligoric (Belgrado 2.2.23 – 14.8.12) è stato uno dei più grandi scacchisti slavi di ogni tempo. Si possono scrivere libri su di lui. Qui cerchiamo invece di soffermarci su qualche spunto meno noto.
Vediamo anzitutto un suo breve profilo, tratto come di consueto dal nostro “I luoghi degli scacchi” (C.Sericano-R.Moneta, ed. Youcanprint Self-Publishing, 2015):
[nella foto, Svetozar Gligoric a Costa del Sol nel 1961]
Gligoric Svetozar (Belgrado, 02/02/1923-14/08/2012). Cresciuto in una famiglia povera, “Gliga” si costruì da bambino i suoi pezzi con del sughero, dopo aver visto giocare i “ricchi” al caffé “Corona Verde” di Belgrado. Pochi immaginavano che quel ragazzino sarebbe divenuto il più popolare scacchista jugoslavo della storia. A ciò contribuirono la sua forte personalità e i suoi molteplici interessi di giornalista (per anni collaborò anche con “L’Italia Scacchistica”). Teorico delle aperture e scrittore, fu tre volte (1953, ’59 e ’68) candidato al titolo mondiale.
La lista dei successi di Gligoric è lunga. Ancor più lunga è la lista dei suoi libri e dei suoi articoli. Allora oggi saremo più originali parlandovi di due suoi insuccessi.
Il primo capitò al Congresso FIDE del 1978 (il 43°), quando lui sembrava il favorito nella successione alla Presidenza di Max Euwe. L’esito della prima votazione fu però questo: Gligoric 29 voti, Olafsson 30 voti, Rabell Mendez (Portorico) 31 voti. Al ballottaggio andarono di conseguenza Rabell Mendez e Olafsson, sul quale conversero quasi tutti i voti di Gligoric: 57 voti alla fine per il GM islandese, 34 per Mendez.
Ebbene, al termine delle votazioni parve che Gligoric (che in pratica non venne eletto per un solo voto) fosse il più allegro di tutti per lo scampato pericolo. Scrisse il nostro delegato, il Conte Gian Carlo dal Verme, che “Gligoric aveva accettato la candidatura solo in seguito alle pressioni della sua Federazione, e sembrava che si sentisse sgravato dagli oneri di una Presidenza”. Aggiungo che a tirare un sospiro di sollievo furono lo stesso Dal Verme e Giovanni Ferrantes, in qualità di Direttore Responsabile e di Direttore de “L’Italia Scacchistica”, il cui pezzo forte in quegli anni erano proprio i bellissimi articoli introduttivi di Svetozar Gligoric, che analizzava a fondo e con magistrale capacità e chiarezza delle partite da lui giudicate, in specie per le aperture, particolarmente significative.
Peccato lo stesso, però, perché forse, se Gliga non avesse in quel frangente esternato la sua “non ferma volontà” di vittoria, avremmo potuto avere, con tutto il rispetto per il bravo Olafsson, un validissimo Presidente FIDE.

Il secondo insuccesso di Gligoric fu il match del 1979 con Bobby Fischer, un match in realtà mai giocato. Vi spieghiamo.
Era accaduto che, mentre Karpov a Baguio si stava impadronendo del titolo mondiale dopo il terrificante match con il “terribile Viktor”, si sparse la voce della presenza a Belgrado dell’ex campione del mondo Fischer (che per qualcuno continuava ad essere il vero campione del mondo). La voce fu poi confermata e si accertò che Bobby rimase a Belgrado per 5 giorni, dal 17 al 22 ottobre del 1978. Il primo di questi giorni lo trascorse in compagnia dell’amico Gligoric, proprio a casa di Gligoric, che su questa visita riuscì a mantenere un riserbo quasi assoluto per tutta la vita.
Fischer, arrivato da New York il 17 con una lunga barba, ripartì il 22 per New York completamente sbarbato, e anche questo aspetto aumentò gli indizi intorno ad un rinnovato e positivo suo atteggiamento nei confronti dello scacchismo agonistico. E poi, possibile che Fischer si fosse fermato a “casa Gligoric” solo per ascoltare qualcuno dei dischi della vasta collezione dell’amico di Belgrado? Eh, no!
E infatti poche ore dopo la partenza dell’americano, la Federazione jugoslava, assalita dalla curiosità di mezzo mondo, convocò di corsa una conferenza stampa, durante la quale fu letto questo comunicato (cfr. “Fischer ritorna!”, di Diego Andric, “Italia Scacchistica” n. 877): “L’imbattuto campione del mondo Robert Fischer intende tornare sulla scena dello scacchismo mondiale dopo sei anni di assenza. Attualmente sono in corso colloqui tra Fischer e Gligoric. Il match tra i due, che servirebbe ad incrementare la diffusione del gioco degli scacchi nel mondo, verrebbe giocato nella prima metà del prossimo anno e dovrebbe durare presumibilmente un mese o due, dato che Fischer è propenso a giocare un match senza limite di partite e in cui le patte non contano. La versione più probabile del match dovrebbe consistere nella vittoria finale al raggiungimento di 10 partite vinte, mentre in caso di un ipotetico 9 a 9 saranno necessarie tre vittorie nelle partite successive per assegnare la vittoria finale. In tal caso il match sarebbe sulle 12 partite. Entrambi i giocatori sono propensi a disputare il match a Belgrado, ma ciò non esclude la possibilità che abbia luogo in qualsiasi altro Paese del mondo; ciò dipenderà dall’accordo finale tra i giocatori e gli eventuali sponsor disposti ad assumersene i costi”.
Fischer non rilasciò, partendo, alcuna dichiarazione, ma l’amicizia che lo legava da anni a Gligoric fece stavolta ben sperare in un suo concreto ritorno dopo quei sei anni vuoti. Ma tutto naufragò l’anno successivo e né Fischer né Gligoric potranno mai più spiegarcene i motivi.
In un articolo del GM Ian Rogers, apparso a cura di Dario Mione su “MessaggeroScacchi” il 20.10.2009, lessi che qualche settimana prima, in una conferenza di storici tenutasi a San Francisco, il MI Anthony Saidy aveva rivelato che “subito prima del suo match per il titolo mondiale contro Boris Spassky, nel 1972, Fischer aveva giocato un match di quattro partite contro Gligoric. Gligoric ha avuto il bianco in tutte e quattro le partite, affrontando ogni volta la Difesa Est Indiana, che Fischer aveva intenzione di utilizzare contro Spassky, e perse 1-3 il match amichevole”.
Ma Gligoric ha mantenuto fedelmente il segreto, anche dopo la morte di Fischer, finché Saidy ha potuto casualmente vederle, quelle quattro partite (riemerse da qualche scantinato), svelandone l’esistenza. E Gliga tuttavia seguitò a non parlarne, perché evidentemente così aveva promesso a Bobby.
I due erano piuttosto amici, Fischer stimava lo slavo perché all’inizio della sua carriera era il GM che più stentava a battere. E avevano idee sul gioco abbastanza affini, ad esempio per entrambi il più forte giocatore di ogni tempo era stato Morphy, “il più grande perché ha battuto più campioni di chiunque altro”.
E se allora Fischer e Gligoric avessero davvero giocato un secondo match segreto, nel 1979 o più tardi ancora, a Belgrado in casa dello slavo? Non è da escludere. Anzi, forse ciò accadde nel 1992 (almeno tre partite, come riportato da Edward Winter), prima dell’inutile match di rivincita di Budva fra Spassky e Fischer.
Però secondo noi il mantenere certi segreti, e l’aver promesso di mantenerli, non ha giovato alla causa degli scacchi. Come non giova lo star eternamente nascosti. Che Gligoric abbia giocato o meno con Fischer uno o più match, o svariate partite, non ha più nessun rilievo. Che Fischer, nel suo peregrinare invisibile fra Ungheria, Giappone, Filippine e Islanda, abbia giocato o meno spettacolari e invisibili partite con campioni ungheresi, giapponesi, filippini o islandesi, non ha nessun rilievo. Sarebbe come se Leonardo avesse dipinto un’altra Gioconda e poi l’avesse immediatamente distrutta o, peggio, avesse distrutto quella che oggi noi conosciamo e ammiriamo. Cui prodest?
I capricci di Fischer erano cosa ben nota, ma che il suo amico Svetozar Gligoric li abbia tanto a lungo assecondati non è stato un bene né per lui né per gli scacchi, tutt’altro: è stato il suo secondo insuccesso, dopo la mancata Presidenza FIDE.
Le dieci partite del match segreto di allenamento Fischer-Gligoric del 1992 sono ormai tutte pubblicamente disponibili. Ecco il link all’articolo di Winter, che contiene anche alcune dichiarazioni al riguardo dello stesso Svetozar: http://www.chesshistory.com/winter/extra/fischergligoric.html
Proseguendo nella lettura, si arriva a capire che i due “insuccessi” di Gligoric non sono isolati l’uno dall’altro, anzi…
Complimenti per la ricostruzione storica!