Una gita tra amici e antiche scacchiere
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(Glauco S.)
Alla fine di Agosto, un appuntamento fisso annuale prevede l’incontro di un gruppo di amici e delle loro famiglie: Sala, Cavazzoni e Senesi a cui quest’anno si sono aggiunti i simpatici Venturelli già conosciuti in occasione del torneo di scacchi a Capri nello scorso anno. Un breve viaggio nel tempo, tra la scacchiera di Vico Pancellorum e quella della Pieve di San Cassiano.
[La Pieve di San Paolo a Vico Pancellorum (Fotografia di Glauco Senesi)]
L’anno passato Carlo Alberto mi aveva condotto presso la Pieve di San Paolo a Vico Pancellorum [1] laddove sulla magnifica facciata risplende una scacchiera a rilievo [vedi immagine di apertura] che mi ispirò, al rintocco delle ore tre pomeridiane, queste brevi parole:
Erano le tre
Rintoccano le campane
sulla pieve antica,
voce nel vento
tra i segni millenari
di re e regine,
sarà la Luna
ad abbracciare il Sole
e le torri ad accogliere
cavalli ed alfieri.
Un uomo ai suoi piedi prega.
Glauco

Ma passiamo alla gita di quest’anno.
Un percorso automobilistico diversificato, a seconda dei luoghi di provenienza, ci condurrà alla Doganaccia sull’Abetone, rifugio dello scrittore Stefano Sala ed apprezzato luogo di convivio per Carlo Alberto Cavazzoni ed il sottoscritto.
L’incontro quest’anno mi ha riservato molte sorprese; Carlo Alberto mi ha invitato nell’entroterra di Bagni di Lucca, in particolare a San Cassiano di Controne sperduto paesino ai piedi di Pratofiorito, luogo, ancora oggi, di incontro tra streghe.
La strada, da Bagni di Lucca all’entroterra, costeggia il fiume Lima ed incontra numerosi ponti, sia pedonali che carrabili; certamente quello del Diavolo merita, per la sua bellezza, una annotazione.

Al visitatore, dopo una tormentata strada di tornanti in salita, appaiono una splendida Pieve collocata all’ingresso dell’abitato di San Cassiano e l’alea misteriosa di un luogo sprigionante misticismo; in una giornata soleggiata incontriamo il custode di questo inaspettato tesoro il sig. Mariano Mariani – storico locale – che ci conduce dapprima in una piccola zona museale, dove una splendida scultura lignea di Jacopo della Quercia risplende e sembra attendere l’apertura della sala per riprendere il suo cammino, ed in seguito nella misteriosa Pieve.

All’apertura della porta del museo ci viene quasi incontro un mirabile signore, si tratta di un cavaliere (San Martino) con tanto di cavallo che sembra posto a guardia della bella Pieve. L’attribuzione a Jacopo della Quercia è avvalorata dal fiore posto sulle briglie del cavallo che rappresenta la “firma” dell’artista.

Superato lo stupore per la magnificenza del cavaliere ben conservato nel piccolo museo, il sig. Mariano ci conduce all’interno della Pieve (IX sec. circa). Al portone d’ingresso, non manca per l’appassionato scacchista la sorpresa di essere accolti da una leggiadra scacchiera (“il campo di battaglia” segno del passaggio dei Cavalieri Templari) a cui se ne accompagna un’altra, posta nella navata centrale, di dimensione diversa.

Queste sono realizzate con pietre di colore bianco e rosso; infatti un tempo gli scacchi non erano bianchi e neri come testimoniano i ritrovamenti ad esempio degli scacchi di Lewis -sull’isola di Lewis in Scozia- o le scacchiere ritrovate nella basilica di Sant’Ambrogio a Milano.

Il segno della clessidra (o dell’infinito ad indicare il tempo che passa) e molti richiami storici e simbolici come il fiore dell’Apocalisse, potente talismano contro le forze del male, attraggono il visitatore.

Stefano intanto ci attende a Cutigliano; il ristorante “Il fagiolino” per la cena, come da tradizione, è stato prenotato. Ma ecco che lo sguardo mi cade sulla parte più alta della facciata sopra il rosone della chiesa, intravedo qualcosa che desta la mia attenzione; chiedo spiegazioni alla nostra guida e, guarda un poco, si tratta di una copia del piatto in ceramica, il cui originale è custodito in una teca del museo, con i richiami della caccia con il falcone.

Istantaneamente mi ritornano in mente le bellissime pagine sulla caccia con il falcone lette nell’opera di Sala: “La scacchiera d’oro“, Stefano era lì con noi!

Una gita in luoghi magici dunque che consiglio vivamente di effettuare per ammirare i tesori nascosti di una meravigliosa Italia “minore”; vi saluto con il motto: “Gli scacchi sono anche questo”.
[1] Ricordo che di tale sito esiste una trattazione del 2011: “Arcaiche figure a Vico Pancellorum, il mistero della scacchiera colorata” di Mario Leoncini.