Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Il sogno di Pedone

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(Fabio Lotti)

Tutti noi abbiamo un sogno da esaudire. Anche sulla scacchiera qualcuno ha un sogno…

Pedone aveva un sogno. Lo aveva sempre avuto come tutti gli altri sette fratelli. Destino duro, difficile il suo. Un passo alla volta, con una eccezione all’inizio, e via ad arrampicarsi lungo le colonne infestate dal fuoco nemico. Carne da macello. Ora ad infrangersi al centro, ora ad attaccare sulle ali, ora a difendersi a muro mentre gli altri pezzi se ne stavano rintanati nelle retrovie. Qualche volta aveva formato una lunga catena, spalla a spalla con i suoi miseri compagni, che era stata spazzata via dall’impeto furioso dei nemici che su di essa avevano lanciato le loro forze migliori.

Qualche volta si era ritrovato solo, isolato, sperduto in avanti senza copertura, una specie di esca destinata al sacrificio. E lì aveva avuto paura, una fitta allo stomaco, le gambe che tremavano da sole, gli occhi sperduti nel vuoto. Allora aveva maledetto la sua nascita e tutto il suo essere.

Pedone invidiava gli eleganti Alfieri che filavano veloci lungo le diagonali, gli agili Cavalli che saltavano con la criniera al vento, le possenti Torri che mulinavano lungo le colonne. Invidiava il Re che se ne restava rinchiuso nel suo bel castello. Ma, soprattutto, invidiava la Regina, la bella, enigmatica Regina che serpeggiava dovunque con estrema disinvoltura. La invidiava e la ammirava. Ammirava la sua bellezza, la sua forza e il suo coraggio, ammirava la sua capacità di movimento, di potersi spostare in lungo e in largo per tutto il campo di battaglia. Quante volte l’aveva vista infiltrarsi nelle retrovie dell’esercito nemico e fare piazza pulita degli avversari! Quante volte l’aveva vista tenere a bada con la sua potenza di fuoco un numero esorbitante di nemici!

Pedone aveva un sogno. Come quello dei suoi fratelli. E ora era lì che stava per compiersi. Questa volta tremava, non solo di paura, ma anche di una istintiva eccitazione nervosa. Un passo, l’ultimo passo e poi il sogno si sarebbe realizzato. Finalmente il riscatto dopo una vita di sacrifici! Mosse uno sguardo veloce in giro. Non c’era nessuno che poteva impedirlo. Almeno così gli sembrò. Si asciugò la fronte imperlata di sudore e fece il passo decisivo.

Ecco, il sogno si era concretizzato, aveva raggiunto l’ultima traversa! Sentì come un dolore per tutte le giunture, il suo corpo che si allungava e trasformava. Sentì un brivido di piacere percorrergli lungo la schiena, una nuova sensazione di forza e di energia.  Si accorse, come per miracolo, che era diventato una splendida Regina.

Rimase così, per un attimo, con il cuore in subbuglio e non ebbe neppure il tempo di vedere chi lo aveva colpito che stramazzò a terra in un lago di sangue. Stramazzò a terra e, mentre cadeva, un debole sorriso increspò le sue labbra.


Fabio Lotti è nato a Poggibonsi (Siena) nel 1946. Laureato in Materie Letterarie, è Maestro per corrispondenza e collaboratore di riviste scacchistiche specializzate. Ha pubblicato vari testi teorici, tra i quali “Il Dragone italiano“, “Gambetti per vincere” e “Guida pratica alle aperture“.

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