Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Viale del tramonto?

7 min read

(Riccardo M.)
Una domenica di fine settembre del 1960 ero a giocare a pallone sulla spiaggia di Fiumicino. Folate di umido vento sollevarono all’improvviso la sabbia. Nuvoloni bassi, quasi in confusione con le onde, portarono un veloce temporale. Ci riparammo in un bar. Vi era accesa la Televisione.

Allora c’era soltanto una rete, si chiamava “Programma Nazionale”, la futura Rai 1. Molti erano gli spettatori nel bar, perché era domenica e perché ancora in pochi avevano l’apparecchio a casa. Si parlava della recente scomparsa del primo vero personaggio della TV in bianco e nero: Mario Riva, presentatore de “Il Musichiere”. Fra un tuono ed un altro si sentiva distintamente il rumore dei motori degli aerei in decollo, che per noi bambini era un evento del tutto nuovo in quanto l’aeroporto di Fiumicino era stato inaugurato da poche settimane. Eravamo in parecchi lì a ripararci dentro il bar, grandi e bambini: si sa, la pioggia non fa distinzione fra piccoli e grandi, fra donne e uomini, la pioggia è democratica.

Ma c’era una rivista su un vecchio tavolino di metallo del bar ad attrarre la mia attenzione, più che la TV e gli aeroplani. Era “L’Italia Scacchistica”, il numero 659. Come era finita lì? Chissà? Il gestore del bar me la regalò. A casa la sfogliai con curiosità e lessi questo alla pagina 200:

“il 21° Campionato, organizzato e condotto dal Circolo Perugino con competenza, garbo e signorilità, è stato seguito e diffuso dai maggiori quotidiani della stampa nazionale ed internazionale: il Corriere della Sera, Il Corriere d’Informazione, L’Unità, Il Messaggero, Il Tempo, La Stampa, Il Giornale del Mattino, La Nazione, Il Quotidiano, La Nouvelle Gazette, Le Matin, Neue Zurcher Zeitung, ecc ….. Alcuni di questi giornali hanno riportato, giorno per giorno, le notizie e i risultati delle partite addirittura con titoli su quattro o cinque colonne, accompagnati da numerose fotografie. Tutto ciò grazie al servizio stampa predisposto e curato dal sig. Gian Franco Anastasi. La Radio ha dato più volte notizie dei risultati giornalieri e, alla fine, la classifica finale. La Televisione, a sua volta, ha inviato un operatore, che ha filmato parecchie sequenze davvero indovinate, che sono state poi trasmesse il giorno successivo con il telegiornale sportivo”.

Seppi così chi era il nuovo campione italiano: Guido Cappello. Ebbene, quel 21° Campionato, al quale si dava così tanto spazio, non era mica un campionato di calcio, ma di scacchi, anche se vi può sembrare incredibile! Incredibile perché oggi per gli scacchi c’è il vuoto quasi assoluto su giornali e TV, pur disponendo noi adesso di cinquecento e più canali e non soltanto del vecchio “Programma Nazionale”.

Perché oggi nulla? Facile prevedere l’obiezione di qualcuno: “ma oggi c’è Internet, con siti specializzati 24 ore su 24, e su Internet c’è tutto!”.

Eh, no, mi dispiace, a questo “qualcuno” sfugge il punto essenziale e dirimente. Nel 1960 tutti coloro che sfogliavano quei giornali o guardavano la televisione o ascoltavano la radio, a casa o al bar, sia pure distrattamente erano raggiunti da quel messaggio che capitava sotto i loro occhi: magari 98 lettori/spettatori/ascoltatori su 100 passavano oltre senza approfondire, ma per i restanti 2, solo 2, gli scacchi potevano essere un mondo da scoprire, poi da approfondire, poi (forse) da abbracciare e poi da trasmettere ad altri ancora. E via così con una notizia pubblicata il giorno dopo, il mese dopo, eccetera. E quei 2 diventavano man mano 20, 200, e gli scacchi continuavano ad avere un seguito, sia pur limitato, nazionale.

Ancora: a Roma, ad esempio, negli anni Settanta c’era un certo Ascenzo Lombardi che organizzava e portava gli scacchi nelle piazze. E c’era gente di passaggio che si fermava incuriosita a guardare, e a chiedere di cosa si trattasse. Alcuni perfino si fermavano a giocare. Ascenzo aveva saputo seminare, il suo fine era quello. La stessa cosa sarà accaduta altrove, immagino.

Internet invece non semina, Internet raccoglie e diffonde informazioni fra quei milioni di persone che nel mondo già sanno cosa cercare e dove.

Oggi che giornali e TV non si occupano quasi più di scacchi, che nelle edicole non appare quasi più nessuna pubblicazione contenente scacchi (Torre & Cavallo resta l’ultima eccezione), che nelle librerie i volumi di scacchi sono spariti, che nelle vetrine delle tabaccherie non si mostrano più scacchiere, che qui a Roma il bravo Ascenzo Lombardi non c’è più,  oggi che i videogiochi hanno sopraffatto gli antichi giochi da tavolo, oggi è inevitabile che gli scacchi rimangano sempre di più esclusi e sconosciuti alla grande massa.

Gli spazi su Internet (questo è il punto dirimente) restano infatti esclusivo territorio per chi è già a conoscenza del gioco: non si digita su “Google” la parola “scacchi” o “chess” se non ne si conosce neppure l’esistenza! Di conseguenza oggi abbiamo in Italia da una parte i maestri e i “classificati”, cioè una ristretta élite che ci tiene di norma a rimanere tale, dall’altra il nulla, cioè un oceano di persone che di scacchi non sa e non saprà mai nulla, forse neppure che cosa siano.

La vera informazione è a mio parere quella che arriva davanti ai clienti/lettori/spettatori/ascoltatori, è quella che si propone al grande pubblico, che lascia al pubblico la facoltà di scegliere, non quella che deve essere cercata sui blog dagli interessati o dagli addetti ai lavori. Che ne so io se posso essere interessato agli scacchi se neppure li conosco, se nessuno me ne ha mai parlato, se non li ho mai neppure veduti?

E’ vero, esistono persone, in giro per la penisola, che si adoperano abbastanza per la diffusione del gioco nelle scuole e fra i giovani. Ma sono troppo pochi, e talora agiscono isolatamente, curano il loro orto ed evitano (o non hanno tempo per …) adeguate dinamiche relazionali con il resto del mondo, con altre attività giornalistiche o di proselitismo. E così non si ha interazione-collaborazione, ed è sempre più arduo trovare il ricambio generazionale.

Eh, già. Ricordo benissimo i più forti tornei romani di 40 o 45 anni fa. Fra il pubblico, ad assistere, c’era sempre un bel gruppetto di anziani e poi c’erano numerosi giovani, della mia età di allora o assai meno. Guardate invece cosa avviene in questi anni, pensate a quanto mi è successo, ad esempio, durante un turno del campionato italiano di Roma 2016: con me erano presenti in sala appena 4 spettatori, ed erano 4 degli stessi (incredibilmente gli stessi!) ex-giovani di 40 anni fa,  nessun altro. Di ragazzi, ora, neppure l’ombra.

In Italia quarant’anni fa c’era, se non erro, soltanto un Grande Maestro, Sergio Mariotti. Oggi ce ne sono un folto gruppetto. Ma questo gruppetto porta abbastanza acqua al mulino dello scacchismo italico? Non credo.

No, non è questa la strada che il “nobil giuoco” si può permettere di compiere nel nostro Paese, questo non rappresenta altro che il suo misero destino, un “Viale del tramonto”. Non basterà il contatto virtuale con i campioni, cioè quello che offre Internet, a salvare gli scacchi italiani. In definitiva, bisogna di nuovo portare gli scacchi fra la gente, perché la gente non va (se non c’è un motivo ben preciso) verso gli scacchi.

Intendiamoci bene:  non mi sento un “laudator temporis acti”. Sono stato tra i primi, nello scorso secolo, ad utilizzare prima un video terminale e poi un computer. La tecnologia e l’informatica hanno cambiato e semplificato la nostra vita. E’ stata una rivoluzione enorme e meravigliosa, ancora non del tutto percepita ed assorbita dall’uomo.

Ma bisogna anche saper individuare alcune distorsioni e problematiche che questa rivoluzione sta provocando, ad esempio le troppe “fake news” o “bufale” che girano su Facebook e altrove e il cui fuorviante messaggio condiziona un pubblico non sempre abbastanza pronto e preparato.

Invero il compito dell’umanità non è soltanto quello di guardare al futuro e al progresso, ma anche quello (altrettanto difficile) di salvaguardare le esperienze e i successi del passato e saperli trasferire, adattati, integri e arricchiti, in questo solleticante futuro. Bisogna saper rispettare la cultura e coltivare la competenza, non metterle da parte con supponenza.

Qualche tentativo invero si scorge sulla carta stampata: da qualche tempo una nuova rubrica di scacchi appare su un foglio cartaceo, e precisamente sull’inserto “Enigmistica24” che esce il sabato ogni due settimane in allegato a “Il Sole 24 ORE” (con appena 0,50 cent. in più), ricco di altre rubriche interessanti. Non avrà ancora tanti lettori, ma speriamo che rappresenti l’inizio di un’inversione di tendenza e che sia durevole.

E qui a Roma (affiancando lo storico impegno in provincia del nostro Alessandro Pompa e di altri) un ottimo segnale arriva in questi ultimi anni dalle iniziative della Scuola Popolare Scacchi di Massimo Carconi, Ivano Pedrinzani, Paolo Pellegrini e Paolo Andreozzi, attraverso i corsi in alcune scuole della Capitale tenuti da appassionati istruttori come Domenico Bonavena,  autore pochi giorni fa di un bell’articolo pubblicato sul sito dell’Associazione e del quale mi piace citare alcune significative parole: Ci sono bambini che ti dicono “io l’anno prossimo finirò questa scuola, ma voglio continuare a fare scacchi con te”. Niente male!

A salvare gli scacchi, quindi, si fa ancora in tempo, sì, basta volerlo. Ma lo si vuole dappertutto? Lo vogliono tutti (a partire dagli “addetti ai lavori”)? Ne dubito. Voi lo volete? Sì? E allora fate leggere questo modesto articolo ai vostri amici che non conoscono o conoscono poco gli scacchi, e insegnate il gioco a loro e ai loro figli, ai loro amici e ai figli dei loro amici, magari in un parco pubblico o sulla spiaggia o in treno, oltre che, ovviamente, nelle scuole. Speriamo che troviate chi vi possa vincere e poi imitare. E non temiate di perdere, non temiate mai di perdere. Cosa c’è di più bello che il sorriso di un bambino che si accorgerà di saper vincere o che, comunque, vi potrà dire: “voglio continuare a fare scacchi con te“?

Iniziamo così. Perché solo così potremo ancora ribaltare la storia del “nobil giuoco” ed evitargli un triste “Viale del tramonto”.

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6 thoughts on “Viale del tramonto?

  1. Verissimo ciò che dici. Abbiamo imboccato il viale del tramonto purtroppo. E non solo nel campo degli scacchi! Ma la correzione di rotta è possibile….

  2. Giusto.
    Qualche settimana fa parlavo con Alessandro Pompa di un’iniziativa che ho intenzione di porre in atto a partire dalla primavera: col permesso del Comune, mettere un tavolino e una scacchiera in piazza ad Aprilia. E vediamo un po’…

    1. Benone!
      Speriamo che il sindaco sia abbastanza lungimirante.
      Un sogno sarebbe se in un fine settimana di questa primavera partissero contemporaneamente, con un’analoga iniziativa, 100 o 200 comuni italiani ….
      Uno spot enorme per il nostro gioco!

  3. Alcuni anni dopo frequentavo l’Università a Perugia e frequentavo anche il locale CSP (Circolo Scacchistico Perugino), e venni a sapere del Torneo di Campionato Italiano che si era lì tenuto nel 1960. L’entusiasmo per quella manifestazione, pienamente riuscita, era ancora alle stelle e un plauso di ringraziamento si levava ancora nei riguardi dell’allora Presidente del CSP, il Dr. Valentino Ricci, promotore della manifestazione e squisito organizzatore. Vi ringrazio per avermi riportato alla memoria quegli eventi e di aver potuto ricordare una persona che tanto ha fatto per gli Scacchi. Ciao dott. Ricci e grazie ancora!!

    1. Giuseppe, ti ringraziamo molto per questo tuo commento, che è una rara testimonianza dettata dal cuore.

  4. L’articolo è molto interessante, ma devo dire di non essere molto convinto riguardo alla relazione fra nuovi media e declino degli scacchi.

    Social network e altre diavolerie internettiane sono diffuse in tutto il mondo, eppure a livello globale gli scacchi mantengono intatto il loro prestigio. Anche se non siamo ai livelli del tempo di Fischer e Spassky, è significativo che le tre superpotenze mondiali dedichino risorse relativamente ampie a questo gioco (gli Stati Uniti comprando campioni a peso d’oro, la Cina fabbricandoseli in casa, la Russia compiangendo i tempi andati e cercando almeno di mantenere il predominio sul lato politico).

    La possibilità di giocare e di vedere le partite su Internet ha senza dubbio indebolito le società locali, ma d’altro canto ha fatto avvicinare al gioco persone che altrimenti non se sarebbero interessate. Io ha provato alcune volte da profano ad andare in un circolo o ad un evento dal vivo, ma la scintilla non è scattata. Quando anni più tardi ho fatto una partitella su FICS sono stato invece contagiato dalla passione.

    Naturalmente può darsi che il mio sia un caso particolare, ed essendo fuori dal mondo scacchistico italiano non posso fare considerazioni più ad ampio spettro. Spero comunque che, qualsiasi sia la causa, gli scacchi possano tornare anche in Italia ad occupare il ruolo di prestigio che la loro storia merita!

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