Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

A scacchi la giustizia trionfa (quasi) sempre, ma in Crimea?

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(Riccardo M.)
La storia che sto per raccontarvi fece, sul finire degli anni ’50, il giro dei circoli europei e delle riviste specializzate: fu pubblicata ad esempio nella bulgara “Sachmatna Mysal”, poi nella ceca “Ceskolovensky Sach”, poi anche nella “Italia Scacchistica”.

E non è affatto inventata. Osservate questa posizione:

Chalomeyev-Gurin, Simferopol 1958

Siamo a Sinferopoli, o Simferopol, “la città dei filobus”, la “capitale perduta della Crimea”, la città di Sergei Karyakin e di Alexandr Onischuk. Corre l’anno 1958. E’ in pieno svolgimento il Campionato di Crimea. Un finale estenuante ed incerto stanno giocando Chalomeyev e Gurin. Ma ad un certo punto pare che il Nero possa avere la meglio. Si giunge alla posizione del diagramma dopo il 96° tratto del Bianco.

Cosa giochereste al posto del Nero? Gurin spinge il suo pedone sulla casa “g1” e guarda il suo avversario, il quale, per nulla turbato, anziché abbandonare gli chiede quale pezzo deve considerare in g1 in luogo del pedone. “Naturalmente Donna”, replica l’altro senza pensarci un secondo. Chalomeyev annuisce e, dopo 96…g1=D, gioca 97.Dd1+!, forzando la replica …. Dxd1 con patta per stallo!

Ma il buon Chalomeyev ha fatto i conti senza l’oste, che qui si materializza nella persona dell’arbitro, il quale non poteva non aver seguito le ultime fasi della partita, dal momento che era l’unica ancora in corso.

L’arbitro, decisamente una persona cavillosa, fa rimettere il pedone nero in g1 e concede al Nero l’opportunità di effettuare una mossa diversa, in base alla regola che vuole la mossa eseguita definitivamente solo nel momento in cui il giocatore sostituisce il pedone con un altro suo pezzo. E ciò Gurin non aveva fatto ancora, limitandosi a parlare di Donna col suo opponente. Peccato!

Gurin, sorridendo e con un sospiro profondo per lo scampato pericolo, toglie il pedone da g1 e vi poggia una Torre nera: 96…g1=T. Ma sappiamo che “ride bene chi ride ultimo”, e l’ultimo nel nostro caso è Chalomeyev, che solleva nuovamente la sua Donna e stavolta gioca 97.Db5+! Eh, già, anche qui la risposta … Dxb5 è forzata ed è un altro stallo! La partita è patta, ma un vincitore c’è e si chiama “Giustizia”!

Sergei Karyakin gioca con dei bambini a Sinferopoli, luglio 2018 (foto di Anastasia Medyntseva)

Due curiosità. In Crimea vivono ancor oggi circa 500 italiani, quasi tutti nella città di Kerch, tutti discendenti delle famiglie emigrate, in prevalenza pescatori della Puglia, all’inizio dell’800. E in Crimea, precisamente a Yalta, vinse nel 2008 uno dei suoi primi tornei, a 17 anni, il campione del mondo Magnus Carlsen.

Se Giustizia sarà fino in fondo, e non solo in quella lontana partita del 1958 fra Chalomeyev e Gurin, allora ci auguriamo che la Repubblica di Crimea, che è stata annessa alla Federazione Russa in seguito ad un controverso referendum del 2014, possa un giorno tornare all’Ucraina perché, come ha dichiarato anche il G.M. moscovita Daniil Dubov in un’intervista del dicembre 2018 a “ChessNews”, la Crimea “è” Ucraina e la sua annessione “mi sembra una vergogna … io amo il mio Paese, ma sulla questione-Crimea sono nettamente dalla parte dell’Ucraina”.

Daniil Dubov è nato a Mosca nel 1996

Un’affermazione, quella di Dubov, che ha ovviamente sollevato piuttosto clamore, sia in Ucraina sia in Russia.

Com’è strano il mondo! L’ucraino Karyakin non ha mai accennato alla questione politica della Crimea, pur essendo la sua patria; anzi, in una intervista del 22 ottobre scorso a “MatchTV” asseriva di aver personalmente “…. avuto una situazione difficile, perché vivevo in Crimea, quando la Crimea era ancora Ucraina, e non avevo supporto. Dovevo pagare io i miei allenatori e pagare io i viaggi per recarmi ai tornei …

Il russo Dubov, viceversa, non ha esitato a farlo, pur dicendo che “per me gli scacchi sono più importanti della politica”.

In Russia non hanno perso tempo per reagire. Un funzionario della Duma, tal Vadim Manukyan, ha affermato che “le parole di Dubov sono molto pericolose … deve chiarire bene la sua posizione .… di cosa si vergogna? lui è un campione russo o ucraino?”, definendo esplicitamente il comportamento di Daniil Dubov come un caso di “sindrome di Kasparov”.

Chi ha invertito i colori dei pezzi a Karjakin e a Dubov? E come finirà questa loro “strana” partita a distanza? Chi dei due si troverà di fronte un improvviso stallo? Così scriveva, a proposito di “giustizia”, il giudice inglese Charles Christopher Bowen (1835-1894): “Piove sul giusto e piove anche sull’ingiusto; ma sul giusto piove di più, perché l’ingiusto gli ruba l’ombrello”.

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