Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Isabella e Caterina due campionesse?

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(Riccardo M.)
…. Non lo sappiamo. E nemmeno si potrà mai vederle davanti alla scacchiera contro Daniela (Movileanu) o Desirée (Di Benedetto) o Marina (Brunello). Già, perché Isabella e Caterina giocavano nel Cinquecento, e neppure tra di loro. Sappiamo soltanto che erano forti, parecchio forti. Forse, ci fosse stato all’epoca un campionato mondiale, potevano essere valide aspiranti al titolo. Infatti nel XVI secolo Paesi migliori del nostro, grazie a Leonardo da Cutro (1542-1597) e a Paolo Boi (1528-1598), non ce n’erano mica tanti in giro nel gioco degli scacchi, a parte la Spagna di Ruy Lopez e Alfonso Ceron.

[Nell’immagine di apertura, la bellissima Isabella d’Este]

Ma chi erano queste due donne? La prima era nientedimeno che Isabella d’Este Gonzaga, Marchesa di Mantova (1474-1539).

Scriveva Adriano Chicco che Isabella “era valentissima nel gioco degli scacchi e se ne vantava pubblicamente”. In realtà la sua fama era forse più dovuta alle sue ricchezze e alla sua grande passione per gli scacchi che alle qualità tecniche. In ogni modo lei volle invitare a Mantova tutti i migliori giocatori dell’epoca e scritturò perfino il celebre matematico Luca Pacioli, frate francescano, al quale chiese di dedicarle un trattatello. Nessuno poteva dire di no ad una donna che era così potente e che eccelleva in ogni campo, dalla politica alla moda, e che era riuscita a far diventare di Mantova il centro letterario ed artistico del ‘500 italiano. Il Pacioli, che si trovava a Mantova insieme a Leonardo da Vinci, scrisse quindi per lei il “De ludo scachorum”, un manoscritto di 127 pagine del 1500 circa, che, creduto per secoli smarrito, nel 2006 venne ritrovato da Duilio Contin presso la Biblioteca “Coronini Cronberg” di Gorizia. Secondo alcuni, i disegni dei pezzi dell’opera del Pacioli potrebbero anche appartenere al suo amico Leonardo. Dei 114 ‘partiti’ ivi riportati, una buona parte sono con le nuove rivoluzionarie tecniche, in primis il movimento della Regina “a la rabiosa”, cioè quello di quante si voglia case in ogni direzione, tecniche che paiono essere nate in Spagna col manoscritto “Scachcs d’amor” (pubblicato a Valencia nel 1475 e ritrovato da un gesuita solo nel 1905).

Ma torniamo a Isabella, la cui fama scacchistica giunse anche a Roma, dal Cardinale e letterato veneziano Pietro Bembo, che nel 1522 le scriveva una lettera (A.Chicco, I.S. 2/1939) nella quale scherzosamente le ricordava “… il resto dirà a bocca messer Angiolo del Bufalo, il quale si vanta qui per tutta Roma di vincere Vostra Eccellenza a scacchi e dice che darebbe ancora vantaggio”.

Isabella era amica di personaggi importanti quali Ariosto, Tiziano, Mantegna, Correggio e Leonardo da Vinci, il quale non riuscì purtroppo a terminare il ritratto della duchessa prima che ella venisse a mancare.

Caterina de’ Medici intorno al 1560

La seconda “giocatrice” del ‘500 era addirittura Caterina de’ Medici (1519-1589), la quale divenne Regina di Francia dopo la morte del marito Enrico II d’Orleans (1559) e del figlio primogenito Francesco II (1560). Donna di grandi capacità e cultura, resta però famosa per aver praticamente inventato i tacchi a spillo, aver introdotto in tavola l’uso della forchetta, introdotto in Italia la coltivazione delle carote e nell’abbigliamento l’uso delle mutande.

Le sue qualità negli scacchi? Beh, un nostro amico sostiene che Caterina abbia una somiglianza impressionante con la campionessa svedese Pia Cramling: però lui intende di viso, non nel gioco! Comunque Caterina de’ Medici conobbe e quasi certamente giocò con un vero campione: Paolo Boi detto “il Siracusano”, colui che si guadagnò la libertà battendo a scacchi i turchi.

Le doti scacchistiche di Caterina vennero confermate negli scritti di Pietro Carrera (“Il gioco degli scacchi”, 1617, cap.I). Una curiosità: Caterina fu anche chiamata “La Regina Nera”. Ciò però non ha niente a che fare con gli scacchi, bensì con un’ombra che rimase per sempre sul capo della Regina, il massacro di migliaia di Ugonotti nella triste “notte di San Bartolomeo”, 24-25 agosto 1572.

Siccome “non c’è due senza tre”, sul finire del XVI secolo si ha notizia di un’altra Isabella giocatrice di scacchi. Costei era donna Isabella Pallavicini Lupi (1563-1636), marchesa di Soragna. Così scriveva il Chicco (id.): “A lei fu dedicato da Gregorio Ducchi, bresciano, un poemetto scritto ad imitazione del Vida, con queste parole “M’ho voluto eleggere il suo favore, e lo scudo del suo chiarissimo nome …. per le rare qualità, che nel bellissimo animo e corpo suo risplendono, e perché Ella si compiace molto (per quanto intesi dal gentilissimo sig. Cav. Buralli Parmegiano) del gioco di essi scacchi””.

In conclusione, guardando il ‘500 della penisola italica, debbo annotare un particolare: si avevano bravi giocatori al Sud (Leonardo da Cutro e Paolo Boi) e brave giocatrici al Nord (le due Isabella e Caterina). Tuttavia appena cinque nomi in un secolo non possono dare nessuna particolare indicazione. Chissà di quanti altri non si è mai saputo nulla!

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