Segni particolari: difficilissimo
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(UnoScacchista)
Questa storia mi è stata raccontata da un amico ricercatore che, vista la sua passione per scacchi e giochi di logica, venne invitato qualche anno fa come giudice di una competizione stile “MindGames”. Il mio amico, che per semplicità chiameremo Giorgio, immaginava di passare un paio di giornate tra quesiti intriganti e giovani impegnati nell’usare le proprie capacità logiche per risolverli, ma mai avrebbe immaginato che si sarebbe trovato in mezzo a un duello di logica nel quale avrebbe avuto tutto da perdere.
La competizione, organizzata nel Campus di una prestigiosa università, aveva attratto un numero sorprendentemente alto di ragazze e ragazzi da tutta la Nazione. Era sì un evento ormai tradizionale ma quell’anno il successo era stato anche superiore alle aspettative: era stato necessario predisporre molte sale con tavoli e volontari in grado di distribuire i formulari, verificare che tutto si svolgesse regolarmente, raccogliere le risposte e portarle al tavolo della giuria centrale, che Giorgio presiedeva.
Per ogni turno, costituito tematicamente da domande di cultura scientifica, prove di soluzione di problemi, sfide di logica, test di agilità mentale e così via, venivano assegnati dei punteggi e via via veniva effettuata la selezione, scremando la prima metà dei partecipanti. Dopo la prima giornata di sfide, erano rimasti 128 sfidanti che, come matematica insegna, avrebbero continuato la competizione nei successivi sei turni fino a ridursi a due finalisti. La prova finale, come annunciato da tempo, sarebbe stata la risoluzione di un quesito scacchistico; qualcosa di non particolarmente difficile (non era ovviamente richiesto ai partecipanti di essere degli esperti scacchisti), ma che avrebbe richiesto molta rapidità di analisi, perché il primo a consegnare la risposta corretta sarebbe stato proclamato vincitore.
Da quando gli sfidanti si erano ridotti a 32, le sfide di logica erano ospitate nell’aula magna del college, dove, su di un palcoscenico opportunamente attrezzato, le ragazze e i ragazzi rimanenti avevano lavorato sodo per superare le prove davanti ad un pubblico via via crescente.
Arrivati allo scontro finale, erano rimasti in lizza una ragazza, che chiameremo Bianca, e un ragazzo, al quale daremo il nome di Bruno. La scena era stata organizzata in modo da avere i tavoli con i due ragazzi ai lati, ognuno con una scacchiera davanti, e il tavolo del giudice, Giorgio, al centro, con un grande schermo alle spalle che avrebbe mostrato al pubblico la posizione oggetto della domanda. Il tutto era arricchito da due grandi orologi digitali che avrebbero scandito il tempo impiegato da ognuno per la soluzione del quesito.
In un silenzio percorso da pochi commenti bisbigliati da parte degli spettatori (non si era mai vista l’Aula Magna così piena), Giorgio depositò sui tavoli dei ragazzi le buste contenenti la posizione e tornò al suo tavolo con la terza busta, che avrebbe aperto per poi riportare la posizione sulla scacchiera murale. Al suo segnale, la sfida ebbe inizio e i ragazzi aprirono frettolosamente le buste.
Uno sguardo a quanto scritto sui fogli ed entrambi cominciarono a mettere i pezzi sulla propria scacchiera (non c’era nessun diagramma per non dare vantaggio a chi poteva essere in grado di analizzare a mente). Giorgio fece lo stesso e cominciò a riportare i pezzi sulla scacchiera del computer che avrebbe poi proiettato la posizione sullo schermo gigante. Ed ecco che cominciarono a comparire uno dopo l’altro pedoni, Torri, Alfieri, Cavalli, Donne, il Re Nero e … e … basta.
Sguardi perplessi tra gli spettatori e un brivido freddo nella schiena di Giorgio: il foglio tra le sue mani aveva uno strappo irregolare proprio in corrispondenza delle coordinate della posizione del Re Bianco, che erano illeggibili! Le buste erano state preparate personalmente da un noto Grande Maestro in tre soli esemplari per garantire la massima sicurezza ed evitare qualsiasi sospetto di combine in favore di uno dei finalisti. Giorgio alzò lo sguardo e, in un momento di terrore, incrociò lo sguardo di Bianca e Bruno, che lo stavano guardando perplessi. Capì subito: anche loro avevano un problema nel ricostruire la posizione sulla scacchiera.
Mentre iniziavano a sentirsi i primi commenti sussurrati in platea, Giorgio con un gesto chiamò a sé i due ragazzi, che gli si avvicinarono in un attimo.

Bianca: “Professore, il foglio ha un piccolo strappo e non riesco a leggere dove devo mettere il Re Bianco!“
Bruno: “Anche io ho lo stesso problema: posso leggere solamente la traversa dove deve stare, ma non la colonna“.
Giorgio era senza parole: lui non conosceva né l’una né l’altra! “Ragazzi, guardando la soluzione, io so solo che la mossa è al bianco e che il Re bianco non è sotto scacco.”
Bianca continuò freneticamente: “Cosa dobbiamo fare? Io conosco la colonna ma non la traversa! L’unica cosa di cui a questo punto sono certa è che Bruno non è in grado di stabilire la posizione del Re“.
Bruno, con uno sguardo penetrante guardò per un secondo Bianca e disse: “Bene! Adesso conosco la posizione del Re Bianco!!” e si avviò di corsa verso la sua scacchiera.
Giorgio sempre più incredulo, vide Bianca esitare un attimo a sua volta, dire “Adesso la so anche io!!” e scattare verso la sua scacchiera dall’altra parte del palcoscenico.
Giorgio rimase solo e interdetto al centro della scena. Non solo non aveva idea di quale fosse la posizione del Re Bianco, ma, dopo le affermazioni dei due ragazzi, tutti, ma proprio TUTTI, lo stavano guardando in attesa che disponesse l’ultimo pezzo sulla scacchiera. Dovette fare appello a tutto il suo sangue freddo e alle sue capacità analitiche per fare mente locale e cercare di capire la soluzione di quel problema apparentemente impossibile.
A questo punto della storia, Giorgio si fermò a guardarmi chiedendomi: “Visto che tu sei UnoScacchista, non dovresti avere problemi nello scoprire la posizione del Re, ma poi dovrai risolvere anche il quesito posto ai ragazzi!“.
E bravo il mio amico, eh? Ma io ho tutti voi che potete aiutarmi. Avete capito dove va messo il Re Bianco?