Uno Scacchista

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Est-Indiana: Tante ricette per il bianco

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Storia della ”filosofia indiana degli scacchi” (seconda e ultima parte)

(del MF Pierluigi Passerotti)
Eravamo rimasti a “Potremmo pensare che per vincere con il Nero contro 1. d4 basti giocare l’Estindiana”, ovviamente non è vero. Ci sono vari impianti che il Bianco ha sperimentato per non permettere l’attacco Iugoslavo dell’Estindiana, per ora restiamo alla variante classica che ha dato tante vittorie al Nero.

Ci sono dei masochisti che, con complesse manovre, soffrono in silenzio, non prendono matto, sfondano a Ovest e accettano sacrifici sull’arrocco per dire poi al Nero: “Hai esagerato e io ti ho punito!”. Se gli va bene… Ma spesso, anche quando si azzeccano tutte le mosse fino alla penultima, finisce male perché si commette l’errore all’ultima. Come nella seguente partita:

Una vittoria mancata!

A chi si cimenta nell’Estindiana bisogna proprio augurare: Che la Forza sia con te, di Nero e di Bianco.


Esistono dei modi meno raccapriccianti, meno masochistici, per il Bianco di affrontare l’Est-indiana. Anzitutto il Bianco può aprire un bel fianchetto di Re ponendo grande argine preventivo all’attacco nero e sperando di agire poi sul centro. Ovviamente il Nero non si è dato per vinto, ci sono state partite storiche come quella del match mondiale del 1960 dove Botvinnik Bianco subisce dal Nero Tal un sacrificio celeberrimo: Tal disse che il suo sacrificio era buono perché ogni altra mossa era sbagliata. Ma, alla luce di approfondite analisi successive, era sbagliato!


Si torna al concetto che bisogna soffrire come pazzi col Bianco. Kasparov col Nero diede una batosta a Korchnoj nel 1982 alle Olimpiadi di Lucerna, ma proprio Garry, nei panni del Bianco, ha vinto diverse partite. Gligoric e tanti altri hanno saputo condurre il Nero contro il Bianco che fianchetta a Est, come Kavalek che ha dato nome a una manovra di Donna da d8 in a5 mirando sia ad h5 con fantasie di attacco al Re bianco, sia a b4 con pressione sul lato di Donna. Poi c’è il sistema Saemisch dove il Bianco arrocca lungo e sin dall’inizio mette un Pedone in f3 programmando g2-g4, h2-h4-h5 e sfianchettamente in h6 dell’Alfiere nero che difende l’arrocco.

Poi ancora ci sono sistemi propugnati da Petrosjan, Averbakh proprio nella variante classica. C’è una variante detta Attacco alla Baionetta del Bianco a Ovest.

C’è anche un’idea davvero magnifica ma pericolosa: il Bianco avanza per primo il Pedone g2 in g4 pur avendo arroccato corto. Mentre abbiamo visto il Nero avanzare a Est per attaccare il Re nemico, schiacciandone l’arrocco, il Bianco avanza a Est per il motivo opposto, per difendersi dando ossigeno al suo Re che rischia di restare soffocato, quasi come nel noto “matto affogato”.


La filosofia indiana (scacchistica, beninteso) ha avuto un’ultima conseguenza: ha dato alimento al trasformismo moderno degli schemi di gioco. Infatti il Bianco può cercare di adottare la strategia d’attacco del sistema estindiano, l’apertura che ne scaturisce si chiama “Attacco Estindiano” che avviene con le mosse 1. Cf3 seguita da g3, Ag2, 0-0, d3, Cc3 (o Cbd2) contro qualsiasi cosa faccia il Nero, soprattutto contro la Difesa Francese, la Difesa Caro Kann e la Difesa Siciliana.


Sì, lo confesso, questa NON è la vera storia dell’Estindiana ma ogni riferimento a persone e concetti NON è puramente casuale. È una fantasia con forzature e falsità. A parte qualche imprecisione temporale relativamente importante (Lasker si può meglio collocare poco prima di Khan) due sono i fatti storicamente da puntualizzare.

Sir Umar Hyat Khan con Sultan Khan (The Times of India, 16 January 1934 – HT Olimpiu G. Urcan, via Edward Winter)

La risposta a 1. d4 che dà origine a tutte le varie Difese Indiane, 1… Cf6, era giocata anche prima della comparsa in Europa di Sultan Khan nel 1929. C’è sempre chi ha già avuto un’idea definita “nuova”. La Siciliana, si affermò secoli dopo Paolo Boi, il siciliano che la giocava nella seconda metà del 1500. Sultan Khan non era quel genio descritto da qualche autore e Capablanca ne esaltò il valore… per giustificare la sconfitta subita ad Hastings nel 1930, ma fece semplicemente una banale svista! Khan alternò ottimi risultati a piazzamenti medi, come accade ai giocatori di categoria magistrale. Nel suo paese era campione nella versione indiana degli scacchi, non gli fu quindi difficile imparare le differenze di alcune regole e cimentarsi con i maestri inglesi e nei tornei internazionali cui prese parte tra il 1929 e il 1933, anno in cui il suo “padrone” Nawab Umar Khan, pachistano, colonnello nell’esercito britannico, tornò in India. Non per due soldi Sultan seguiva Nawab. Probabilmente oltre che per la paga anche per riverenza nei confronti di un ricco e potente mecenate degli scacchi indiani, Sir Umar Hayat Khan, che gli regalò una fattoria.

Che stranezza: Nawab, Umar e Sultan tutti Khan, forse erano parenti?

Che storie nelle storie: l’imperialismo ha le stesse caratteristiche nei secoli. I Romani usarono Visigoti e altri “barbari” come soldati, così come gli inglesi usarono nepalesi, bengalesi e altri negli eserciti coloniali.

Quali rapporti tra dominatori e dominati? Mi piace ricordare l’episodio della cena offerta da Nawab ai maestri americani durante le Olimpiadi di Folkestone del 1933.

Scrisse Reuben Fine: “Eravamo in una situazione ben strana: un grande maestro di scacchi era il nostro cameriere!”

Harry Golombek lo definì poco educato, pigro e con un senso dell’umorismo infantile… come poteva un inglese, maestro dello humor raffinato, non avere opinioni di questo tipo su un indiano sottoposto al “civilissimo” Impero britannico. Difficilmente c’è simpatia in chi è sottoposto a un padrone e Sultan non stimava gli inglesi, per quanto intuisco dalle note biografiche consultabili sul web.

[2 – fine]


MF Pierluigi Passerotti, classe 1954, vita a scacchi per 55 anni. Romano (ma anche milanese, torinese e ora toscano), due volte nelle squadre olimpiche, campione seniores nel 2019 e più volte nelle squadre campioni d’Italia (Banco di Roma, Montecatini). Responsabile settore giovanile FSI ai tempi delle presidenze Mariotti e Zichichi, editore con Prisma prima e Torre & Cavallo poi, scrittore di scacchi..

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2 thoughts on “Est-Indiana: Tante ricette per il bianco

  1. Ehm, nella partita Botvinnik-Smyslov del 1954, che viene citata come variante nel corso dell’analisi della Botvinnik-Tal del 1960, viene riportata la mossa 10… b6!
    In realtà si tratta ovviamente di 10… Db6, perché ovviamente la mossa riportata nel testo (e nel diagramma…) avrebbe semplicemente lasciato in presa la Donna!

    1. Hai ovviamente ragione Piercarlo. Grazie per la segnalazione, abbiamo corretto la nota alla partita.

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