Quando Stockfish era solo uno stoccafisso (1)
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Cartolina per le partite di scacchi per corrispondenza (BLithiumFlash, CC BY-SA 4.0]
(di Salvatore Tramacere)
Quando Stockfish era solo uno stoccafisso, Komodo un’isola indonesiana, Fritz l’amico in un’opera di Mascagni, Houdini un famoso illusionista… In quei tempi non troppo lontani, il gioco per corrispondenza era strettamente imparentato con quello a tavolino.
Distingueva le due specialità solo il tempo a disposizione per muovere, con la possibilità di consultare archivi di partite e libri di teoria e di analizzare in profondità la posizione. Poi i computer divennero sempre più piccoli, fino a poter entrare nelle nostre case, e i programmi scacchistici, insieme a tutti i programmi di giochi, conobbero un’esplosione la cui onda d’urto si espande ancora ai giorni nostri.
L’influenza dell’informatica sugli scacchi ha prodotto effetti evidenti: per corrispondenza è diventato difficilissimo vincere una partita; ma anche a tavolino, ad alti livelli, è cambiato lo stile di gioco prevalente, diventato più posizionale. Qui, però, esistono ancora giocatori d’attacco che non rinunciano a esprimere la loro fantasia e sono disposti a rischiare continuazioni aleatorie, contando sull’umana fallibilità dei loro contendenti e regalandoci partite tese e spesso brillanti; per corrispondenza, invece, rischiare è, in effetti, più… rischioso (!), perché, se l’algoritmo del motore dell’avversario ti azzanna il polpaccio, difficilmente lo mollerà.
Detto questo, vediamo una partita giocata nel 1° Campionato del mondo postale, quando il computer UNIVAC occupava un paio di pareti di una grande stanza. Il torneo fu preceduto da 11 preliminari, iniziati nel 1947, ai quali parteciparono 78 giocatori da 22 Paesi; cominciò il 1° maggio 1950, quando l’ICCF si chiamava ancora ICCA (Association anziché Federation): era nata a Berlino nel 1928 come IFSB (Internationaler FernSchachBund), divenne ICCA nel 1945 e ICCF International Correspondence Chess Federation nel 1951.

Al termine del torneo, il 31 marzo 1953, si laureò Campione l’Australiano Cecil John Seddon Purdy con 10,5/13 (+9=3-1); com’è noto, il nostro Mario Napolitano realizzò 10 punti (10 vittorie!), classificandosi al terzo posto dietro lo Svedese Harald Valdemar Malmgren solo per spareggio tecnico. Curiosamente, Napolitano al giorno d’oggi sarebbe stato secondo, perché il primo criterio di spareggio dell’ICCF, nel tentativo di scoraggiare le troppe patte, è diventato proprio il numero di vittorie!
Due parole sui due avversari: Edmund Adam (Sonneberg 18 maggio 1894 – Frankfurt am Main 18 gennaio 1958), medico, fu il presidente della BdF (Bund deutscher Fernschachfreunde, la federazione tedesca) fin dalla sua fondazione. Avendo vinto l’ultimo campionato federale IFSB prima della guerra, nel 1939, ricevette un invito per partecipare alla finale del Campionato del mondo. Si classificò settimo con 6/13 (+5=2-6). Insieme a Purdy e Malmgren, fu nel terzetto di coloro che inflissero una sconfitta a Napolitano.
Di Leopold Watzl ho reperito scarne notizie, sebbene sia stato uno degli esponenti più in vista dello scacchismo austriaco del dopoguerra, anche a tavolino. Ho trovato la data (9 novembre 1911) ma non il luogo di nascita e solo l’anno (1999) della sua morte. Partecipò alla finale avendo vinto il suo girone preliminare. Si classificò sesto con 6,5/13 (+5=3-5). L’ICCF lo insignì del titolo di IM nel 1959.
[Revisione dell’articolo pubblicato in Newsletter ASIAS n. 52 – aprile 2019]
Salvatore Tramacere – Classe 1953, pugliese per nascita e sentimento, romano per adozione lavorativa, ho appreso gli scacchi a 11 anni. Per varie ragioni ho giocato con discontinuità a tavolino (sono una passabile 2N); ho ripiegato sul gioco per corrispondenza, conquistando il titolo di Maestro. Amo spulciare tra vecchie carte, spesso virtuali (il web è una miniera). Ho auto pubblicato “Immortali e Sempreverdi”, raccolta di gemme ottocentesche corredate dai commenti dei contemporanei. Mi onoro di far parte del “Gruppo Romano di Studi e Ricerca Storica sul Gioco degli Scacchi”, fondato da Arnaldo Monosilio e Bruno Arigoni.