Lo sconosciuto Alexei, fratello di …
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Alexander Alexandrovich Alekhine, 1924 (?) [George Grantham Bain Collection (Library of Congress) - PD-US]
(Mario Spadaro)
Non ho la pretesa di essere uno storico o un biografo di storia degli scacchi; i personaggi più importanti sono trattati da specialisti che possiedono una competenza maggiore della mia.
Pertanto ho preferito dedicarmi ai giocatori meno famosi, infatti anche per loro a volte vi sono delle storie, episodi ed aneddoti interessanti da raccontare.
Il personaggio di questa volta è talmente poco noto che non sono riuscito a trovare neanche una foto di lui da adulto, è il classico individuo che ogni volta viene chiamato «il fratello di» poiché lui è rimasto una persona nella norma, uno dei tanti, che si è mantenuto nell’ ombra essendo oscurato dalla gigantesca fama raggiunta dal fratello; si, si tratta del fratello maggiore di Alexander Alekhine, il quarto campione del mondo, considerato uno dei migliori giocatori di scacchi di tutti i tempi.
Scrivere su Alexei è una buona occasione per far conoscere anche la sua famiglia, almeno quel poco che ho reperito da qualche sparuta notizia o dai necrologi e genealogie.

Alexander Ivanovich Alekhin (1856-1917), marito di Anisya Ivanovna Alekhina [Prokhorova] (05 aprile 1861 – Basilea, Svizzera 28 dicembre 1915), e padre di Anna Alekhina (1886-1890); Alexey Alekhin (1888-1939); Varvara Alekhina (1889-1944) ed Alexander Alekhine (Mosca 31 ottobre 1892 – Lisbona, Portogallo 24 marzo 1946).


Ivan Yakovlevich Prokhorov (1833-23 Ottobre 1881), nonno materno dei fratelli Alekine, apparteneva ad una dinastia di industriali la cui fabbrica per la tessitura di cotone fu fondata nel luglio 1799 da Vasily Ivanovich Prokhorov e Fyodor Ivanovich Rezanov.

Fu proprio la madre ad insegnare a giocare a scacchi ai suoi figli, e per alcuni anni Alexei ed Alexander, giocarono tra loro moltissime partite, poi dal 1902 Alexey Alekhin (che era di quattro anni più grande di Alexander) prese parte ai tornei per corrispondenza gestiti dalla rivista Shakhmatnoye Obozren’ye.
Alexei Alekhine – Sergey Vasilievich Antushev
Shakhmatnoye Obozren’ye Tournament (1903)
Per corrispondenza
Il giovane Alexander analizzava appassionatamente le partite di Alexey e si entusiasmò così tanto che poco dopo anche lui partecipò ad un torneo postale.
Alexei partecipò all’esibizione di una simultanea alla cieca tenuta dal maestro americano Harry Nelson Pillsbury a Mosca nel 1902.
I due fratelli presero parte al torneo autunnale del Club di scacchi di Mosca nel 1907, nel quale Alexey si classificò al quarto posto mentre Alexander all’undicesimo.
Al torneo per corrispondenza della “Schweizerische Schachzeitung” (1908-1909), Alexey conseguì l’eccellente risultato di +16 =8 -0.
Alexei Alekhine – Andreas Duhm
Schweizerische Schachzeitung Tournament (1909)
Per corrispondenza
Alexey finì terzo nel torneo di Mosca del 1913 (vinto da Oldřich Duras), e si classificò ancora una volta terzo nel torneo di Mosca del 1915; dal 1913 al 1916 fu editore della rivista di scacchi Shakhmatny Vyestnik .
Della vita privata di Alexey, si conosce pochissimo; da una lettera di Victor Charushin a Tomasz Lissowski, si apprende che lui studiò all’Università di Varsavia (era il periodo in cui la Polonia era divisa in tre blocchi tra Russia, Austria e Prussia) e che lì si sposò.
L’ ultima volta in cui i due fratelli parteciparono insieme a tornei, fu alle Olimpiadi di scacchi panrusse a Mosca 1920, che in realtà fu il primo campionato di scacchi sovietico.
Alexander, che nel frattempo era divenuto uno dei più forti maestri russi, prevalse nel gruppo master mentre Alexey vinse il torneo eliminatorio del terzo gruppo e si classificò al terzo posto nel torneo per dilettanti.
Questo il dettaglio delle tre classifiche:



Successivamente, le strade dei due fratelli si divisero; Alexander ebbe la fortuna di incontrare la svizzera Annelise Rüegg, che allora era in visita in Russia ed il suo legame con questa donna gli diede la possibilità di lasciare il paese in cui era nato.
Alexey vinse il campionato di Kharkov in Ucraina nel 1922, dove si era trasferito, col punteggio di 8 su 10, si classificò terzo a San Pietroburgo nel 1923, fu 12° a Mosca nel 1924 e 4°/5° nel secondo campionato di scacchi ucraino disputato a Kharkov nel 1925 e vinto da Yakov Vilner.
Fu 11° nel terzo campionato ucraino disputato ad Odessa nel 1926 e vinto da Boris Verlinsky e Mykhailo Marski, e terminò 8° nel campionato del 1927 svolto a Poltava e vinto da Alexey Selezniev e Vsevolod Rauzer, questa la classifica:

Un buon maestro dunque, ma che non riuscì ad eccellere di quel tanto che gli avrebbe permesso di partecipare a tornei internazionali.
Divenne membro del consiglio esecutivo della Federazione degli scacchi dell’URSS; fu anche il segretario della Federazione ucraina di scacchi e l’editore del primo annuario di scacchi sovietico, pubblicato nel 1927.
Il fatto che si abbiano notizie certe su di lui fino al 1927, smentisce le affermazioni contenute nel saggio di Hans Kmoch dal titolo “Alexander Alekhine”, nel quale scrisse: «Suo fratello, che ho incontrato a Mosca durante il torneo del 1925, è stato assassinato poco dopo a causa di una relazione amorosa, secondo quanto riportato dai giornali fuori dalla Russia».
In tutti questi anni i rapporti col fratello continuarono ad essere affettuosi, come lo erano stati nel periodo giovanile, ma incombevano fattori politici che avrebbero distrutto i legami familiari.
Infatti Alexander Alekhine dopo aver lasciato la Russia, per molto tempo aveva mantenuto relazioni neutrali con le autorità di Mosca, interessandosi solo di scacchi e quindi i leader dello sport sovietico non avevano motivo per ritenerlo tra i nemici della rivoluzione.
Le cose cambiarono dopo che Alekhine, alla fine del 1927 tornò da Buenos Aires vittorioso su Capablanca, come scritto nel libro di A. Kotov “Alexander Alekhine”, Mosca 1973.
Il nuovo campione del mondo fu ospite d’onore ad un incontro organizzato dallo Emigrant Russian Club di Parigi, dove nel suo discorso e secondo la stampa russa degli emigranti, inorgoglito dall’euforia della vittoria e non riflettendo alle conseguenze che avrebbe potuto causare ad Alexey, rimasto in patria, espresse il suo pensiero:
«Lascia che il mito dell’invincibile bolscevismo venga spazzato via, proprio come lo è stato il mito di un invincibile Capablanca».

L’immediata e tagliente risposta di Mosca, avvenne per opera dello spietato Nikolay Krylenko (una delle sue citazioni più famose era “Non dobbiamo solo giustiziare i colpevoli. L’esecuzione degli innocenti impressionerà ancora di più la massa”), leader di alto livello del Partito nonché presidente della Federazione Scacchistica Sovietica, che sarebbe divenuto Commissario del popolo per la giustizia dell’URSS, il quale pubblicò la seguente nota ufficiale:
«Dopo il suo discorso nel club russo abbiamo chiuso con il cittadino Alekhine. È un nostro nemico e d’ora in poi lo tratteremo esclusivamente come un nemico».
La stampa scacchistica sovietica interruppe tutti i contatti con il campione del mondo, mentre i giornali dell’URSS pubblicarono una lettera firmata da Alexey Alekhine con il seguente testo: «Respingo ogni pronunciamento antisovietico, a prescindere da chi provenga, anche se, come in questo caso, l’oratore è mio fratello, figuriamoci chiunque altro. Ho chiuso per sempre con Alexander Alekhine».
Una tale esternazione nei confronti di un fratello con il quale si è sempre vissuto in perfetto accordo e senza contrasti di alcun genere, può essere capita solo se si considera il terribile periodo storico in cui questo è avvenuto, cioè quando vigeva uno dei regimi dittatoriali più feroci e sanguinari della storia dell’umanità.
Già Alexey era malvisto perché discendeva da famiglia nobile e di proprietari, e questo era considerato contrario ai princìpi del regime; si aggiungeva il fatto di avere un membro della famiglia in Occidente (fatto che spesso era un motivo per essere condannato come spia, stessa cosa per la ricezione di una singola lettera dall’estero), che suo fratello aveva cambiato il nome francesizzandolo, e per giunta si era permesso di criticare in pubblico il bolscevismo augurandogli una rapida fine.
Ecco perché non avendo altra scelta, la rinuncia a un fratello “compromesso” era per Alexey l’unica possibilità di evitare una immediata repressione violenta, diretta contro di lui, la sua famiglia ed i suoi amici.
Forse fu forzato ad effettuare la pubblicazione di questa dichiarazione di condanna nei confronti del fratello, prendendo le distanze da lui e dalle sue idee, e ciò bastò quanto meno a salvargli la vita, ma probabilmente non fu sufficiente per altre ripercussioni (o persecuzioni), stante che da questo momento si è persa ogni traccia di lui, sia dal punto di vista scacchistico che privato e lavorativo («damnatio memoriae? »). Morì prematuramente a 51 anni nel 1939.