Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

50 anni dal match Spassky-Fischer – UnoScacchista in Islanda

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(Foto di Massimo Cristaldi)

(Uberto D.)
Bobby Fischer in Islanda, esattamente 50 anni fa. Tutti gli appassionati di scacchi sanno cosa successe nel luglio del 1972 e si stanno susseguendo iniziative di vario genere per commemorare uno degli eventi scacchistici che più hanno fatto la storia e hanno contribuito a creare una memoria collettiva che tutt’oggi è molto viva.


50 anni dopo i giorni che videro Fischer arrivare a Reykjavik dopo una lunga ed estenuante negoziazione dei termini del match e, l’11 luglio, iniziasse finalmente la tanto attesa sfida, sono arrivato in Islanda per un breve periodo di vacanza. E’ ovvio che ho voluto programmare una visita a Selfoss al Bobby Fischer Center e a Laugardælir dove riposa l’11° Campione del Mondo.

Arrivo a Selfoss dopo circa un’ora di guida da Reykjavik. La cittadina non sembra offrire molto agli occhi di un turista italiano, abituati come siamo a chiese e palazzi storici. In effetti, come ovunque in Islanda, tutto sta nel contesto e nelle bellezze naturali, che questo periodo estivo di giornate infinite consente di godere appieno.

Potrei raccontarvi a lungo di vulcani, geyser, sole di mezzanotte, cascate, faglie e placche tettoniche, colonne basaltiche, ghiacciai… ma finirei per scrivere tutto un altro genere di post, quindi… torniamo a Selfoss e al Bobby Fischer Center.

UnoScacchista al Bobby Fischer Center (Foto di Massimo Cristaldi)

Salendo le scale della villetta dove, al secondo piano, è ospitato il piccolo museo non posso non provare una certa emozione. Quante parole ho letto, quante volte ho rivisto le partite di quel match, quante volte ho visto fotografie e video…

UnoScacchista a Selfoss (Foto di Uberto Delprato)

Senzo aggiungere parole alle emozioni, ecco un breve video che ho girato dopo il tuffo nel passato che vedere così tante immagini, oggetti storici (formulari, biglietti per assistere al match, addirittura i risultati degli esami radiografici richiesti dai sovietici dopo la 17ª partita) e articoli di giornale ha scatenato.

Al centro della stanza troneggia (è il caso di dirlo) una ricostruzione del tavolo di gioco del match del 1972. So bene che si tratta di una replica, ma l’emozione di sedersi al tavolo dalla parte del Bianco e giocare 1.e4 (“best by test“) è comunque reale.

La replica del tavolo dove giocarono Spassky e Fischer (Foto di Uberto Delprato)

Scorrere le notizie dell’epoca, anche se in norvegese, non può che trasmettere ancora quella sensazione di potenza e di dirompente novità che la vittoria di Fischer causò nel mondo scacchistico e no.

Le news in Islanda alla fine del match (Foto di Uberto Delprato)

Dopo quasi due ore di visita, di domande alla cortese signorina che coordina il museo nel giorno della mia visita e di sguardi sorridenti con i molti visitatori (per la maggior parte statunitensi), lascio un messaggio sul libro dei visitatori e mi avvio verso la tappa successiva: il cimitero di Laugardælir, a circa due chilometro dal museo, dove fu sepolto Fischer.

Il libro degli ospiti (Foto di Uberto Delprato): “Grazie per mantenere viva la memoria di Bobby FIscher. Veramente una visita ricca di emozioni

Un ultimo sguardo alla sala del museo e alle foto di Fischer che si dispera dopo l’errore nella prima partita del match ed eccomi fuori.

Avvicinandosi al cimitero, quello che colpisce è la modestia del luogo. Poche case in mezzo a una campagna coltivata, senza particolari indicazioni o percorsi segnalati. Se questo è quello che voleva FIscher, essere lasciato in pace, la scelta è stata sicuramente giusta.

Il cimitero di Laugardælir (Foto di Uberto Delprato)

Come prima, lascio che sia un breve video che ho girato per voi, a guidarvi verso la tomba di Fischer.

Le emozioni sono contrastanti: da un lato il sentirsi vicino a ciò che resta di una persona che, in un senso o nell’altro, ha lasciato un’impronta indelebile e duratura nella storia del gioco che amo, dall’altro un senso di inutilità: a cosa serve venire a rendere omaggio a qualcuno che non voleva essere omaggiato, che aveva scelto di “scomparire?

UnoScacchista vicino alla tomba di Bobby Fischer (Foto di Massimo Cristaldi)

La risposta è semplice: serve eccome. Serve a mantenere viva la sua memoria, come ho scritto sul libro degli ospiti del museo. Serve a rinverdire i ricordi personali e a trasferirli agli altri, alle nuove generazioni, che probabilmente vedono Fischer come un grande del passato, mentre le sue gesta e le innovazioni portate al gioco sono ancora attualissime.

Serve a permettermi di raccontare del match del 1972 a tre ragazzini che sono venuti a Selfoss assieme a me e ai loro genitori; serve a piantare un semino nelle loro giovani menti, a fargli capire che c’è molto di più dello schermo di un computer dietro a 32 pezzi sulla scacchiera e che gli scacchi sono un gioco con personaggi interessanti, con eventi di grande risonanza e con un passato importante, di cui ognuno, nel proprio piccolo, può far parte e può godere.

Un abbraccio scacchistico a tutti dall’Islanda.

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