Uno Scacchista

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Perché la sfida Fischer-Spassky fu giocata a Reykjavik

8 min read

(Adolivio Capece)
A distanza di 50 anni molti ancora si chiedono come mai il mondiale tra Bobby Fischer e Boris Spassky sia stato giocato a Reykjavik, in una nazione, l’Islanda, che non aveva particolari tradizioni scacchistiche.
E allora vediamo di scoprirlo insieme.

Sicuramente la decisione di giocare in Islanda arrivò dopo lunghe (ed estenuanti) trattative.
Fin da prima che fossero resi noti i nomi delle città che avevano presentato un’offerta per l’organizzazione del match, Spassky aveva affermato che per lui era più importante una scelta basata sulle condizioni climatiche che su quelle economiche, mentre Fischer aveva detto “Per me la prima e più importante cosa è il denaro, la mia scelta dipenderà dalla somma offerta”.

La prima notizia su quali nazioni avessero presentato una offerta per l’organizzazione del match fu data in via informale il 4 gennaio 1972 dall’International Herald Tribune: si trattava di Argentina, Brasile, Canada, Columbia, Francia, Grecia, Islanda, Olanda, Svizzera, Germania Federale (occidentale) e Jugoslavia (ricordiamo per i Lettori più giovani che all’epoca la Germania era divisa in due, mentre Slovenia, Serbia, Croazia, Macedonia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina costituivano un’unica nazione, appunto la Jugoslavia).
Anche se la notizia non aveva carattere di ufficialità, si notava l’assenza di offerte da USA e Urss, sebbene almeno formalmente in base al regolamento il mondiale avrebbe dovuto essere disputato metà in una nazione e metà nell’altra.

Vedremo meglio tra poco che l’Islanda, proponendo Reykjavik come sede del match, aveva fatto la terza offerta per valore economico mettendo sul piatto 125 mila dollari. Fu sicuramente una sorpresa.
L’Islanda? si chiesero un po’ tutti, Dove è l’Islanda? Come mai l’Islanda?
Non era certo una nazione con tradizioni scacchistiche …

Può essere divertente sapere che, forse consci del fatto di essere poco conosciuti, gli islandesi allegarono all’offerta un pacco del peso di 4 chilogrammi, contenente piantine della città di Reykjavik, prospetti turistici e materiale pubblicitario.
Solo nel seguito delle discussioni si seppe la ragione dell’interesse per il mondiale di scacchi: era per richiamare l’attenzione sulla battaglia che l’isola stava portando avanti per poter allargare il limite delle sue acque territoriali con i relativi diritti di pesca; una questione che coinvolgeva diversi Paesi ma che non aveva alcuna eco internazionale. Con l’organizzazione del match la questione ottenne invece grande risonanza e molta stampa la battezzò ‘la guerra del pesce’.

Diciamo subito che l’Islanda fu la prima scelta di Spassky poiché la capitale Reykjavik era quella che per il clima più si avvicinava alla sua città natale, Leningrado.

E finalmente arrivò la notizia ufficiale, data dal presidente della Fide, Max Euwe.
L’offerta più sostanziosa era di Belgrado (Jugoslavia) con 152.000 dollari. Poi Buenos Aires (Argentina) 150.000 dollari. Quindi Reykjavik (Islanda) 125.000 dollari. A seguire altre due città della Jugoslavia: Sarajevo, 120.000 dollari, e Bled, 100.000 dollari. Poi Dortmund (Germania Federale) 92.000 dollari; il Brasile 80.000 dollari; Amsterdam (Olanda) 80.000 dollari; Montreal (Canada) 75.000 dollari; quindi ancora un’altra offerta dalla Jugoslavia con Zagabria, 70.000 dollari; poi la Svizzera, 60.000 dollari; la Grecia, 52.000 dollari; Parigi (Francia) 50.000 dollari; e infine la Columbia, 40.000 dollari.
Dagli Stati Uniti arrivò anche un’offerta di Chicago (100.000 dollari), che non fu accettata perché non trasmessa tramite la Federazione. E successivamente anche una offerta di Las Vegas (175.000 dollari), che non fu considerata perché fuori tempo massimo.
Insomma una pioggia di denaro che cominciò a richiamare l’attenzione del mondo sul match e sul gioco degli scacchi in generale.

A questo punto la parola passava ai due protagonisti, che avrebbero potuto scegliere indipendentemente dalla entità dell’offerta. I russi avevano fatto sapere che avrebbero cercato di favorire la Jugoslavia, quindi sembrava cosa fatta per Belgrado.
Invece quando dai sovietici giunse il primo elenco di preferenze non figurava nessuna città Jugoslava! La preferenza di Spassky era nell’ordine per Reykjavik, Amsterdam, Dortmund, Parigi.
Poi arrivò l’elenco delle preferenze di Fischer, nell’ordine Belgrado, Sarajevo, Buenos Aires, Montreal.
Dunque nessuna città appariva contemporaneamente nelle due liste. Perciò le trattative ripresero convulse …

Intanto era nata una nuova questione relativa agli incassi dei servizi mondiali delle TV; il presidente Euwe aveva fatto sapere che, su proposta del vice-presidente Fide, il portoricano Mendes, quel denaro sarebbe stato diviso in 4 parti: una alla Fide, una agli organizzatori e una a testa ai due giocatori.
Questo fece insorgere gli organizzatori di Belgrado che pensavano di recuperare buona parte della ‘borsa’ con gli introiti televisivi e provocò un ‘rilancio’ da parte di alcune città, in primis Sarajevo, il che mise in rotta di collisione le due città jugoslave.
Anche Reykjavik rilanciò dicendosi disposta a lasciare ai giocatori tutti gli introiti televisivi, così alla fine sul campo rimasero in pratica soltanto l’offerta di Belgrado, base 152 mila dollari, e quella degli islandesi, base 125 mila.

Sarebbe troppo lungo e probabilmente noioso raccontare le vicissitudini delle lunghe trattative che seguirono e dei molti telegrammi tra la Fide, le Federazioni Urss e Usa e alla fine singolarmente Bobby Fischer che ad un certo punto non volle più farsi rappresentare dalla propria Federazione.

Sulla situazione ci fu una battuta di un Maestro italiano, rimasto anonimo, che disse: “Di questo passo il match sarà giocato dai nipoti di Spassky e dai nipoti di Fischer!”: sembra che la battuta abbia fatto il giro del mondo scacchistico.

Per farla breve, il 10 marzo fu annunciato finalmente un accordo: venne infatti emesso un comunicato ufficiale che informava che la prima metà del match sarebbe stata giocata a Belgrado, la seconda a Reykjavik, con inizio il 25 giugno.
Così, in base ai regolamenti dell’epoca, le altre città vennero messe automaticamente fuori dai giochi.
La ‘borsa’ di 138.500 dollari (somma della metà di ciascuna cifra offerta dalle due città) sarebbe stata divisa assegnando al vincitore il 72.5% e il 27.5% allo sconfitto.

Sembrava tutto a posto, ma ancora una volta Fischer mandò tutto all’aria un paio di settimane dopo con un telegramma in cui scrisse “Le offerte non sono sufficienti”.
In seguito si seppe che Bobby voleva che la ‘borsa’ fosse di almeno 177 mila dollari, ma nessuno fu in grado di spiegare come fosse arrivato a stabilire tale cifra.

A questo punto vale la pena di notare che quando nel 1969 Spassky era diventato Campione del Mondo la vittoria gli aveva fruttato 1.400 dollari, che costituivano i 5/8 della borsa complessiva …

La querelle si trascinò fino al 4 aprile, quando gli organizzatori di Belgrado dichiararono ufficialmente di non essere più disponibili a sopportare le bizze di Fischer e comunicarono quindi di rinunciare all’organizzazione del match, lasciando tutto in mano a Reykjavik, dove quindi sarebbe stato giocato tutto il match.
E a questo punto Euwe minacciò di squalificare Fischer e di far giocare il mondiale a Spassky contro Petrosjan o Larsen.
La minaccia a quanto pare ebbe il suo effetto e Fischer comunicò di essere disposto a giocare.
Così finalmente fu possibile stilare un calendario ufficiale: inaugurazione l’1 luglio e prima partita il 2.

E il primo luglio a Reykjavik la cerimonia di inaugurazione fu tenuta regolarmente: c’erano tutti … tranne Fischer!
Si seppe in seguito che Bobby era salito sull’aereo in partenza da New York a mezzogiorno del 30 giugno, ma poi qualcosa era andata storta e lui era sceso e non era partito. Così Euwe decise di posporre il sorteggio del colore di due giorni.

Ma ci fu un nuovo colpo di scena: Fischer dichiarò che il montepremi in palio era “troppo esiguo” e minacciò di mandare a monte il match.
Colpo di scena su colpo di scena: il banchiere inglese, James Slater, della Slater Walker Securities, grande fan di Fischer, annunciò che avrebbe messo in palio 125 mila sterline aggiuntive, raddoppiando in pratica la “borsa” del match.
E questa fu la molla che fece sì che Fischer si decidesse davvero a giocare.
Avvisò che sarebbe finalmente arrivato a Reykjavik, ma solo il 4 luglio.

Tutte queste attese e questi rinvii non furono certo graditi a Spassky: era lui il campione, perché tante attenzioni e tanti favoritismi per lo sfidante?
Quindi cominciò a protestare, ma si trovò di fronte ad un muro. Così in qualche modo si convinse ad aspettare.

Euwe decise che il sorteggio del colore sarebbe avvenuto improrogabilmente alle 8 del mattino del 6 luglio. E quella mattina Fischer si presentò, anche se con mezz’ora di ritardo. La prima cosa che fece fu scusarsi con Spassky, al quale poi rinnovò le scuse per scritto. Poi estese le sue scuse a tutti gli appassionati (!).
Finalmente fu effettuato il sorteggio che diede il Bianco nella prima partita a Spassky. Subito Fischer disse che voleva iniziare a giocare il prima possibile, ma a questo punto Boris decise di farsi sentire e pretese qualche giorno di pausa: così fu stabilito di iniziare il giorno 11.

E finalmente martedì 11 luglio 1972 Spassky e Fischer si sedettero l’uno di fronte all’altro, con in mezzo solo la scacchiera.

Come detto, il sorteggio aveva assegnato il Bianco nella prima partita a Spassky; l’incontro si svolse su un piano di parità, fino a che in un finale ormai pari (6 Pedoni e un Alfiere per parte) Fischer – più per la platea che per reale necessità – sacrificò l’Alfiere per due Pedoni, ma poi non trovò la continuazione che gli avrebbe garantito il pareggio e perse.
A questo punto Fischer pretese che venissero tolte le telecamere perché il ronzio lo infastidiva: altrimenti non avrebbe giocato.
La richiesta fu respinta, così nella seconda partita Fischer non si presentò e perse per “forfait”, caso unico nella storia del mondiale di scacchi.

Mondiale finito? No, la questione si risolse sia perché a quel punto Fischer ricevette una telefonata da Henry Kissinger, allora Segretario di Stato americano, che lo sollecitava a giocare, e sia perché fu accettata un’altra richiesta di Fischer, di giocare in una saletta riservata senza pubblico.
Anche Spassky al momento non fece obiezioni.
Fu un grande errore da parte mia, per me fu una partita giocata in condizioni surreali, non avrei mai dovuto accettare” dirà in seguito.
E così la terza partita fu giocata e Fischer vinse.

Poi tutto tornò alla normalità e come è noto da quel momento Fischer dilagò e vinse le partite n. 5, 6 (questa partita fu definita da Miguel Najdorf “una sinfonia mozartiana”), 8 e 10; Spassky vinse l’11a ma poi Bobby vinse la 13a e, dopo 7 pareggi, vinse anche la 21a, che fu l’ultima del match.
La 21a fu giocata il primo settembre e fu sospesa dopo 41 mosse. La mattina dopo Spassky non si presentò alla ripresa e comunicò il suo abbandono all’Arbitro per telefono.
Il Mondiale terminò così con la vittoria di Fischer per 7 partite vinte contro 3, e 11 partite pari.
Fischer fu proclamato ufficialmente campione del mondo. Era il 2 settembre 1972.

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3 thoughts on “Perché la sfida Fischer-Spassky fu giocata a Reykjavik

  1. Caso unico la vittoria a forfait nella seconda partita solo fino ad allora. Si ebbe una vittoria a forfait anche nel match mondiale tra Kramnik e Topalov.

  2. Vorrei solo far notare che la nazione “Columbia” non esiste, Spesso si fa l’errore di chiamare “Columbia” la nazione che in realtà si chiama Colombia, da Cristoforo Colombo.

  3. la PARTITA fu giocata fuori dalla scacchiera una sorta di richieste assurde x rendere SPASSKI nervoso ..ed il continuo rimandare.l’incontro una sorta di pretattica

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