Keres e Ovidi, lo scherzo del Caffè Breccia
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Cartolina postale spedita da Antonio Sacconi a Romolo Ovidi nel 1935 (lato indirizzo) Cortesia di Marino Serrajotto
(Roberto Cassano e Marino Serrajotto)
Tre anni fa abbiamo presentato lo scacchista romano Antonio Sacconi e più recentemente una sua partita vinta che lui stesso trascrisse in una vecchia cartolina del 1935 durante il torneo di Tata Tovaros (Ungheria) e spedì a Roma ad un certo Romolo Ovidi; poche le righe su di lui riportate nel Dizionario Enciclopedico del 1971 di Chicco e Porreca:
“Conquistò il titolo di Maestro nel torneo di Foligno 1924, dove si classificò 1° con punti 8 su 9. Escluso dai tornei di campionato durante il periodo fascista perché non tesserato, preferì non partecipare ad alcun torneo. Soggiornò a lungo nell’America del Sud, dove si batté onorevolmente contro i più forti giocatori locali”.
A Foligno, Ovidi rimase imbattuto (+7 =2), vinse con un punto e mezzo di vantaggio sul secondo classificato, questa la classifica del Torneo Principale:

Il Torneo Magistrale fu vinto da Rosselli (7 su 9), davanti al terzetto Hellmann, Monticelli e Sacconi (6,5).

Nella foto di gruppo i venti partecipanti ai due tornei; Ovidi, l’unico col cappello e il sigaro in bocca, è tra la signora Gonzales e Sacconi.
Sull’Ovidi, soprattutto tra i giocatori romani dantan, si conosce bene “Lo scherzo del caffè Breccia”: un paio di mesi fa ce lo ricordava molto divertito il novantaseienne Maestro romano Mario Boschetti (classe 1927) essendo stato tra l’altro molto amico dell’ing. Alberto Pane. Tale aneddoto venne riportato da Mario Leoncini in Aneddoti di scacchi (Messaggerie Scacchistiche, Brescia 2003, p.5), con queste parole:
Lo scherzo del caffè Breccia
“Il maestro Romolo Ovidi (1875-1952) durante il fascismo era emigrato in Argentina e al termine della guerra fece ritorno in Italia. Installò il suo quartier generale a Roma, presso il caffè Breccia in via XX Settembre.
Lì predisponeva scacchi e scacchiera e rimaneva in attesa.
Quando capitava qualcuno che non lo conosceva giocava un paio di partite con in posta un caffè e faceva in modo di perdere.
Alla terza partita, con la scusa che troppi caffè fanno male, proponeva di giocare di soldi.
Se l’avversario accettava tornava ad essere il maestro di sempre e bastonava ben bene il malcapitato.
Un giorno, alla fine degli anni ‘40, l’ambasciatore sovietico chiese ad Alberto Pane, socio dell’Accademia romana ed ottimo conoscitore della lingua russa, di fare da cicerone ad un grande maestro sovietico in visita a Roma: Paul Keres, all’epoca tra i due o tre giocatori più forti del mondo.
Da buontemponi quali erano gli scacchisti romani non si lasciarono sfuggire l’occasione di giocare uno scherzo all’Ovidi. Si presentarono al caffè Breccia col vice campione del mondo e lo misero di fronte al maestro italiano. La prima partita fu una vera saga degli errori perché entrambi si impegnarono a giocare male. Alla fine Keres riuscì “a vincere” quella partita. Gongolante, sicuro di avere il pollo cotto al punto giusto, l’Ovidi passò alla seconda parte del piano e propose una sfida con posta in denaro, sfida che il sovietico prontamente accettò. Le cronache raccontano che l’Ovidi tornò a giocare da maestro, ma Keres tornò a giocare da vice campione del mondo. L’Ovidi non tardò a scoprire di che pasta fosse fatto il suo avversario e, capendo il raggiro, a metà partita fece saltare per aria e pezzi e scacchiera.”
Quindi nell’estate del 1935, Ovidi era ancora in Italia; probabilmente emigrò in Argentina in seguito…
Ma cosa c’era all’indirizzo di spedizione della cartolina?

Cortesia di Marino Serrajotto
C’era il “Caffè della Breccia” all’epoca in via XX Settembre a Roma, di fronte al Ministero delle Finanze, dove nel 1925 nacque il Circolo Scacchistico omonimo e come ricordato dal nostro Riccardo in “Prendiamo un caffè al Bar del Fico” ne parlò lo scrittore Mario Soldati nel suo “Storie di spettri” (1962):
“da parecchi anni è diventato un bar qualunque, dove i giocatori non sono più ammessi”, scriveva Soldati. Alle sue vivaci proteste, il padrone del locale replicò: “E che li tenevo a ‘ffà? Se prendeveno tutto il posto, staveno tutto il giorno, e nun consumaveno gnente!”
Il “Caffè della Breccia” si trovava a poche centinaia di metri da Porta Pia, luogo nel quale il 20 settembre 1870 fu aperta a colpi di cannonate la famosa ‘breccia’ (un’apertura, un varco per il passaggio dei Bersaglieri).

20 settembre 1870
Questo storico evento bellico ha un collegamento con gli scacchi perché Gioacchino Altobelli (Terni, 1814-1879), all’epoca il miglior fotografo di Roma, si recò sul posto con la propria attrezzatura fotografica per documentare l’accaduto, è lo stesso che realizzò la fotografia di gruppo del Primo Torneo Nazionale dei giuocatori di scacchi di Roma 1875.

“Associazione Nazionale de’ Giuocatori di Scacchi. Primo Torneo tenuto in l’anno Roma 1875”
Per approfondimenti “Dubois, Gioacchino Altobelli e la breccia di Porta Pia“.
Marino Serrajotto nato nel 1959 a Torino, vivo in Valle d’Aosta. Sposato con Paola da 31 anni, ho due figlie Alessandra e Anna. Inizio a giocare nel 1972 (ricordo ancora la mia prima scacchiera di plastica e il primo libro di scacchi del Padulli), sono 1a Nazionale a tavolino e Maestro per corrispondenza. Funzionario di Banca in pensione, mi dedico ai miei passatempi preferiti: scacchi, sciare, leggere ed ascoltare musica e, recentemente, al trail running, che mi permette di vivere molto di più a contatto con la natura e con la montagna.