Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

La più bella partita del… 1893 !

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(Topatsius)
In un afoso pomeriggio dello scorso agosto mi era venuta l’idea di mettermi alla ricerca delle più belle partite e combinazioni della storia degli scacchi: una ogni anno a partire dal 1851, ovvero dalla famosissima Anderssen-Kieseritzky.
La partita più bella del 1893 appartiene con ogni probabilità a colui che, per ironia della sorte, venne chiamato “il maestro della patta”: Carl Schlechter, denominato pure da qualcuno “L’Eisenhower degli scacchi“.

Del campione viennese abbiamo già parlato in altri nostri articoli: “Nel centenario di Carl Schlechter” e “120 anni fa con Schlechter“.

Ed ecco la sua gemma del 1893, chiusa con una di quelle combinazioni di Schlechter che Richard Reti definiva “… non rose artificiali ma fiori umili e nascosti nella foresta”, una partita che forse non è solo la più bella di quell’anno ma di quell’intero decennio.

Non a caso questa partita fu chiamata anche “L’immortale di Schlechter” e fu scelta per essere rappresentata nella “partita a scacchi vivente” di Piazza Castello in Marostica nel 1954 in occasione della ricorrenza dei 500 anni della leggendaria sfida fra Rinaldo D’Angarano e Vieri da Vallonara.

Bernàt Fleissig – Carl Schlechter
Vienna 1893

Nella posizione finale vediamo la presenza di sole due Figure nere (Donna e Cavallo), mentre il Bianco ha ancora, ma inutilmente, tutte le sue tranne una (il Cavallo di Donna).

Carl Schlechter, 1874 – 1918

Non è da escludere che 999 su 1.000 nostri lettori conoscessero già “l’immortale di Schlechter”, ma senza dubbio è così bella che meritava di essere portata a conoscenza anche dell’unico nostro appassionato amico che non l’avesse finora mai veduta. Ovviamente il gioco del conduttore dei bianchi, Bernàt (o Bernhard) Fleissig (1853-1931), un maestro austriaco di origini ungheresi, non è stato irreprensibile, ma questo nulla toglie al fascino della partita e, anzi, qui risiede la bellezza degli scacchi.

Così continuava Reti: “… nelle partite di Schlechter ci si perde perché in esse sono riflesse l’immensità e la semplicità della natura e ciò che di aereo vi è nell’arte e nella musica viennese”.

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