Mikhail Gurevich e il tormentato destino degli ucraini
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(Riccardo Moneta)
Avrete certo sentito parlare del Grande Maestro Mikhail Gurevich (o Mihail Gurevic), in passato giocatore sovietico, nel 1991 emigrato in Belgio e poi in Turchia. E’ anche lui un nomade degli scacchi, com’è sempre stato (e purtroppo è tuttora) il destino di tanta gente, sportivi e non solo, del tormentato Paese ucraino.
Gurevich è nato il 22 febbraio del 1959 a Kharkiv, nell’Ucraina orientale, un nome ai nostri giorni divenuto tristemente famoso, una delle città più duramente colpite dall’attuale guerra.
Ebbi occasione di guardare parecchie sue partite fra il 1985 e il 1986, perché in quegli anni avevo iniziato a giocare qualche ‘festival’ e cercavo di preparare qualcosa di buono consultando alcuni volumi de “L’informatore scacchistico”. Ricordo come lui fosse particolarmente esperto ed abile nel trattamento delle difese Indiana di Donna e Indiana Nimzowitsch e della difesa Francese, e come le sue partite non fossero mai banali ma sempre ricche di spunti e di idee originali.
Gurevich è stato campione ucraino nel 1984, mentre nel 1985 è giunto primo, a pari merito con Viktor Gavrikov e Alexander Chernin, nella finale del 53° campionato sovietico. Tutte in parità si conclusero le successive sei partite di spareggio, cosicché il titolo venne assegnato in comproprietà ai tre giocatori.
E’ stato questo uno dei campionati di Unione Sovietica più forti e più equilibrati di tutti i tempi; basti pensare che i primi tre (che chiusero con 11 punti su 18 partite) e gli ultimi due (Kupreichik e Gurgenidze con 7,5 punti) restarono divisi alla fine da appena tre punti e mezzo. Tra i nomi più noti di quel campionato ricordo quelli dei G.M. Balashov, Psakhis, Gulko, Sveshnikov, Tukmakov, Geller e soprattutto quello del numero 1, lo sfortunato asso uzbeko Georgij Agzamov.
Il campionato era pure valido come torneo zonale, e dava diritto a tre posti per l’Interzonale successivo. Con meraviglia mi accorsi qualche tempo dopo che i tre “qualificati” all’Interzonale erano invece Gavrikov, Chernin e Andrei Sokolov, il quale era giunto soltanto al quarto posto in quel Campionato. Pensai ingenuamente ad un problema di salute di Gurevich. Ma non era così: alla Federazione sovietica non troppo “piaceva” l’ucraino Mikhail Gurevich, che non ebbe pertanto il permesso di uscire dal Paese. Fu un grande peccato, perché quelli erano gli anni migliori di Mikhail, il quale nel 1986 ne aveva 27 e poteva essere vicino all’apice di una grande e insperata carriera.
Fu un’ingiustizia, e non fu facile per lui superare la delusione di quel maledetto stop. Mikhail seppe dimostrare lo stesso grandi qualità vincendo nel 1987 a Tallinn (9/13) il Memorial Keres (precedendo Malaniuk, Gavrikov, Psakhis, Romanishin e Uhlmann) e poi primeggiando a Mosca (8,5/13) davanti a Romanishin e Dolmatov. Fu secondo invece lo stesso anno a Leningrado alle spalle di un irresistibile Vaganian. Ricordo di quest’ultimo torneo una sua bellissima partita contro Valery Salov. Nel 1989 vinse l’Open di Tel Aviv (con 9 punti su 9!), restando per circa 2 o 3 anni fra i primi 10 giocatori della classifica mondiale con un punteggio Elo oscillante intorno ai 2700 punti.
Come già detto, sul finire del 1990 Gurevich decise di lasciare l’Unione Sovietica, poco prima della sua dissoluzione. Andò in Belgio e per parecchi anni giocò sotto la bandiera belga. Fra il 2005 e il 2015 giocò per la federazione turca, quindi si stabilì di nuovo a Bruxelles, dove tuttora vive. Non mancò anche in questo secolo di lasciarci partite eccellenti, come quella del 2005 a Khanty Mansijsk giocata (di Nero, una Francese) contro Alexey Shirov.
L’Ucraina -lo sappiamo- ha dato moltissimo agli scacchi mondiali. Lo dimostrano, oltre i risultati individuali di Grandi Maestri eccezionali quali Vassily Ivanchuk, anche i piazzamenti di squadra alle Olimpiadi: oro nel 2004 e 2010 (Calvià e Khanty Mansijsk, sempre con Ivanchuk in prima scacchiera), argento nel 2006 e 2016 (Erevan e Baku), bronzo nel 1998, 2000 e 2012 (Elista e due volte Istanbul). Le ragazze non sono state da meno: hanno vinto l’oro nel 2006 e 2022 (Torino e Chennai), l’argento nel 1992, 2008 e 2018 (Manila, Dresda e Batumi), il bronzo nel 2012, 2014 e 2016 (Istanbul, Tromso e Baku).
I titolo di questo post accenna però al tormentato destino degli ucraini, una terra ed un popolo per i quali l’emigrazione è stata spesso una via di fuga da qualcosa di terribile, come stiamo vedendo in questi anni, anni che richiamano alla mente quello che fu il non dimenticato “Holodomor”, ovvero il genocidio per fame deciso da Stalin e che fra il 1932 e il 1933 provocò lo sterminio di un numero imprecisato di ucraini, calcolabile fra i 4 e i 6 milioni di persone. Tale parola deriva dalla combinazione fra “holod” (fame) e “moryty” (uccidere). E’ soprattutto la memoria di quel crimine che oggi spiega la fortissima e forse inattesa resistenza del popolo ucraino al “nuovo impero russo” sognato da Mosca.
Il drammatico impatto che ha avuto l’attuale invasione russa sul destino dell’Ucraina è testimoniato dal numero delle persone costrette a cercare rifugio all’estero: l’UNHCR nello scorso maggio aveva parlato di circa 8 milioni dall’inizio dell’invasione, la più parte dei quali accolti in Polonia, Repubblica ceca, Ungheria, Romania e Moldavia. L’Unione Europea parla, in proposito, di “protezione temporanea”.
Apro qui una piccola parentesi italica per ricordare come sui rifugiati in generale l’Italia (fonte: dati UNHCR del 2019, da un articolo de “Il sole 24 ore” del 10.11.2022) è, contrariamente forse al comune pensare, tra i Paesi europei al di sotto della media con la presenza di appena 3 rifugiati ogni 1.000 abitanti.
Per non allontanarci troppo dagli scacchi, soffermiamoci un poco sull’opera dell’ex campione del mondo Ruslan Ponomariov ‘From Ukraine with love for chess’, edita nel 2022 e i cui proventi vanno interamente a sostegno di enti di beneficenza ucraini coordinati dalla medaglia d’oro olimpica Natalia Zhukova, che è rimasta a lavorare a Odessa.
In questo volume sono presenti contributi di diversi giocatori quali, tra gli altri, Andrei Volokitin (che oggi vive in Polonia), delle sorelle Anna e Mariya Muzychuk, di Ivanchuk, Romanishin, Tukmakov, Eljanov e Korobov. Si tratta di una raccolta di partite commentate dei migliori giocatori ucraini, in prevalenza tratte dalle vittorie olimpiche. C’è un capitolo di Oleg Romanishin che parla della sua amicizia con Mikhail Tal e dei suoi allenamenti con lui. L’ultimo capitolo, presentato da Jan Timman, è dedicato ai compositori di studi ucraini. C’è anche spazio per una intervista a Vladimir Tukmakov che nel 2004 era il capitano della squadra maschile che vinse il titolo olimpico: Ivanchuk, Ponomariov, Volokitin, Moiseenko, Eljanov e … Karjakin.
Scrive così il giornalista e blogger statunitense Chris Wainscott: “… di interesse storico è il fatto che Sergey Karjakin era in quella squadra ucraina nel 2004. Karjakin è infatti nato in Ucraina e rappresentò l’Ucraina fino al 2009, quando ha cambiato federazione. Da qualche parte lungo la strada ha anche perso la testa”.
Il volume, in inglese, è disponibile in Italia presso la casa editrice “Le Due Torri”.
Quanto a Sergei Karjakin, aperto sostenitore della cosiddetta “operazione militare speciale” di Mosca, è interessante conoscere su di lui il pensiero molto crudo dell’ex campionessa mondiale Alexandra Kosteniuk, trentanovenne russa (ma vive in Francia e ormai gioca per la Federazione svizzera), pensiero da lei espresso tramite “Twitter” e che qualche mese fa è stato riportato pure nel blog “The Insider” dal G.M. (russo anche lui ma ora tedesco) Igor Glek: “A volte è molto difficile non usare parolacce. Sergei, svegliati! Smetti di strisciare, gongolare … e calunniare. Abbiamo visto tutti che tipo di patriota sei. Faresti meglio a continuare a giocare a scacchi”.
Иногда очень сложно не перейти на мат🤬 https://t.co/HvDKbnihIo
Сереж @SergeyKaryakin, очнись! Хватит выслуживаться, злорадствовать, плясать на костях и кляузничать. Поняли уже все, какой ты патриот. Занимайся лучше шахматами.— Alexandra Kosteniuk (@chessqueen) July 6, 2022
La solidarietà fra giocatori di scacchi ha fatto sì che alcuni famosi G.M. abbiano offerto in questo periodo un loro supporto all’Ucraina. Fra questi c’è Hikaru Nakamura, che ha potuto raccogliere oltre 135.000 dollari in appena 12 ore in uno streaming di beneficenza. E c’è ovviamente la costante attività della “Kasparov Chess Foundation”.
Mikhail Gurevich, che ha 64 anni, intanto non ha dimenticato Kharkiv e le sofferenze dei suoi concittadini; nell’aprile 2022 ha organizzato una manifestazione davanti all’ambasciata russa a Bruxelles e tiene simultanee per raccogliere fondi per la sua città natale.

Oltre al sopra citato Volokitin, altri Grandi Maestri ucraini hanno dal febbraio 2022 lasciato la loro terra; fra questi Yuri Kuzubov (che vive in Spagna), Oleksandr Matlak (che vive in Inghilterra), Alexander Moiseenko (anche lui di Kharkiv e che è ora in Kazakistan), il giovane Evgeny Shtembuliak (negli Stati Uniti), Pavel Eljanov (provvisoriamente negli Emirati Arabi) e il ventenne Kirill Shevchenko (trasferitosi da pochi mesi in Romania).

Non per tutti coloro che sono rimasti in patria c’è stata salvezza. Purtroppo fra i lutti segnalati in questi ultimi mesi c’è anche quello che ha patito lo scorso 20 di luglio, proprio a Kharkhiv (la città natale di Gurevich ed Eljanov), la Maestra Internazionale Viktoria Kubata. Nella foto che vedete qui di seguito suo marito Vyacheslav tiene la mano del loro figlio tredicenne Dmytro, colpito a morte da un missile russo mentre attendeva l’autobus ad una fermata in compagnia della sorella quindicenne Ksenia, rimasta gravemente ferita.

… E la vita continua, nonostante le enormi sofferenze, nonostante una guerra scatenata da idioti, nonostante tutto. E così, mentre i Grandi Maestri Georgy Timoshenko e Igor Kovalenko e il maestro internazionale Evgenyi Odnorozhenko (anche quest’ultimo è di Kharkiv) stanno prestando servizio nell’esercito ucraino, la popolazione ucraina continua a giocare a scacchi nelle martoriate case e nei rifugi.
La foto sotto il titolo è di Caroline Winkler, dal torneo di Montpellier 1994