A 100 anni dalla scomparsa di Alberto Batori
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(Riccardo Moneta)
Domani, 5 novembre 2023, saranno trascorsi 100 anni dalla scomparsa di colui che è stato uno dei pionieri del movimento scacchistico del nostro Paese: Alberto Batori (nato a Viareggio il 26.2.1884, in alto al centro qui nella foto sotto il titolo), fondatore del periodico “L’Italia Scacchistica”.
A lui dedichiamo questa giornata. Ed io lo faccio riprendendo in larga parte il contenuto di un mio scritto già apparso su queste pagine in due puntate, fra l’8 e il 9 novembre del 2017, col titolo “Cronache scacchistiche torinesi e italiche: il 1923 da Alekhine a Batori”.
Non deve meravigliare l’accostamento di un personaggio famosissimo degli scacchi del Novecento come Alexander Alekhine con quello di un assai meno conosciuto scacchista, problemista e navigatore (nato in una famiglia di navigatori) italiano; non deve meravigliare perché i grandi nomi possono esistere soltanto quando esista, dietro di loro, un oscuro quanto fondamentale e massiccio lavoro di propaganda, di semina e di organizzazione. Ciò ovviamente era ancor più valido 100 anni fa di oggi, perché l’assenza di strumenti quali TV ed internet rendeva indispensabile l’opera incessante, cartacea e in presenza, di divulgatori ed organizzatori.
Lascio per ora la parola a me stesso e a quell’articolo del 2017:
“Una iniziativa interessante e meritevole di plauso si ebbe nella seconda metà dell’anno 1923 in sede del terzo Congresso della Federazione Scacchistica Italiana (F.S.I.), tenutosi a Milano il 25 novembre: il nuovo Consiglio stabilì e iniziò la pubblicazione di un Bollettino Ufficiale mensile che sarebbe stato distribuito gratuitamente a tutti gli iscritti!
Purtroppo pochi giorni prima, il 5 di novembre, era arrivata una triste e grave notizia: si spegneva a Viareggio, all’età di appena 39 anni, il bravissimo e infaticabile co-fondatore (1911), direttore e conduttore de “L’Italia Scacchistica”, Alberto Batori, altresì ottimo problemista e buon giocatore, uno di quei personaggi che tanto avrebbero potuto ancora offrire all’intero movimento scacchistico in Italia.
Su Batori leggiamo anzitutto le parole di Adriano Chicco in “Dizionario Enciclopedico degli Scacchi” (Chicco/Porreca 1971): “Giocatore e problemista italiano. Figlio di navigatore, fece da giovanetto esperienze marinare, che però abbandonò ben presto. Si dedicò dapprima ai problemi, e vinse vari premi in concorsi internazionali; fu uno dei primi compositori italiani interessato alle analisi retrograde.
Come giocatore esordì nel 1911, partecipando al torneo nazionale di Roma, sezione dilettanti, dove si classificò 4°. In quello stesso anno fondò, con Stefano Rosselli del Turco, la rivista “L’Italia Scacchistica”, assumendo la direzione della “sezione problemi”. Nel 1912 prese parte al torneo magistrale di Viareggio, e lo vinse, davanti a Rosselli e Cenni. Nel 1913, nel torneo nazionale di Bologna si classificò 4°, a pari punti con Matteucci; giunse poi 5° al torneo Crespi di Milano 1916 e 6° in quello del 1919. Nel torneo di Viareggio del 1921 si classificò terzultimo”.
Lo storico Chicco in verità ci descrive qui soltanto il Batori problemista e giocatore, e questo terz’ultimo posto fu dovuto soprattutto al fatto che ormai nel dopoguerra l’interesse di Alberto si era venuto concentrando da un lato sul periodico “L’Italia Scacchistica” e dall’altro sull’azione di propaganda e diffusione del gioco, da lui portata avanti instancabilmente insieme alla gagliarda F.S.I. di Giuseppe Orlandi. Nel pieno della sua attività di giocatore, nel 1912, Alberto Batori aveva mostrato di non temere nessuno, con la vittoria a Viareggio e uno splendido 5 su 6 di fronte a giocatori quali Rosselli, Cenni, Bonanno, Giuseppe Benini e Matteucci.
Nel presentare il numero di gennaio 1923 della “sua” amata Rivista, così si era espresso il direttore Batori: “Proprio noi, mentre stiamo attraversano una nuova crisi del male, che da nove mesi ci tormenta, iniziamo imperturbabilmente la nuova annata con tutta lena …. Iniziamo l’anno con entusiasmo, animati da quel meraviglioso risveglio scacchistico nazionale, che noi stessi animammo nei trascorsi anni, e vi poniamo ferma fede, sia per la sempre più spontanea e interessante compilazione della Rivista, quanto per il sostegno finanziario di essa. …. Noi abbiamo compiuto estremisacrifici per non venir meno al compito prefissatoci e condurlo alla meta … Nessuno scacchista manchi al proprio dovere e, come la Federazione, anche le associazioni federate non trascurino di svolgere la loro efficace propaganda!”
A firma di Raffaello Landini si leggevano queste parole sul numero di novembre 1923 del periodico stesso: “Dal principio dell’infermità, egli dedicò tutta intiera l’energia che gli era consentita alla pubblicazione della “Rivista”, per l’avvenire della Federazione e del gioco degli scacchi in Italia. Nato da navigatori …. aveva appreso il dovere del capitano di restare al posto di comando, al timone della Sua nave fino all’ultimo anelito della sua esistenza; come tale si comportò verso “L’Italia Scacchistica”.
La perdita di Alberto mise in un primo momento a serio rischio la stessa prosecuzione dell’attività della rivista, che fortunatamente seppe subito reagire (vedi nota 1).
Per ricordare al meglio il viareggino Batori, i due circoli di Viareggio, l’Accademia Scacchistica e l’Unione Scacchistica, decisero di fondersi assumendo l’unica denominazione di “Accademia Scacchistica Alberto Batori di Viareggio”.
Tuttavia, come scriveva Claudio Sericano alcuni anni fa, “con la improvvisa morte del Batori gli scacchi a Viareggio caddero rapidamente nel dimenticatoio, e siamo ancora in attesa di una nuova rinascita”. Eh, già, quando manca il “trascinatore”, purtroppo di solito accade questo.
Alberto Batori è stata la persona che negli anni fra il 1911 e il 1923 (trasfigurati dai lutti della prima guerra mondiale) più ha saputo offrire agli scacchi sul piano dell’attività propagandistica, in specie fra il 1920 e il 1923 quando ebbe un considerevole appoggio dal Segretario della FSI Giuseppe Orlandi, alle cui impostazioni e visioni egli era sostanzialmente allineato.
Nella riunione dei Delegati Federali, che si tenne a Viareggio il 31 agosto del 1921, l’Orlandi aveva infatti ricordato con energia che “lo studio per una organica opera di propaganda costituiva uno dei capisaldi del programma della FSI, così come deciso nel Congresso di Varese del 1920”. Propaganda, quindi, come stella polare per la crescita.
Alberto Batori era la persona giusta. Lui non era soltanto uomo e scacchista da tavolino o scrivania: lui (che abitava a Viareggio, via di Mezzo n. 80) non lesinava, appena ne aveva l’occasione, di dare, con la sua presenza e il suo infaticabile attivismo, un personale e concreto contributo. E niente, per la propaganda, era meglio delle visite presso i Circoli. E delle partite in simultanea.
A dicembre del 1921 aveva completato quello che lui stesso definì “il salto del Cavallo”, ovverosia “un rapido succedersi di tappe nelle caselle della parte nord-orientale dello scacchiere italiano”. Insomma, in meno di due settimane, dal 7 al 17 dicembre, egli fu capace di visitare i Circoli, in ordine temporale, di: Bologna, Modena, Reggio Emilia, Mantova, Legnago, Trento (“vi giunsi il 10, andai in cerca di scacchisti, ma dovei ritornarmene, deluso, a ….”), Brescia, Verona, Padova, Trieste, Udine, Venezia, Ravenna e Ferrara. Egli parlava con i responsabili dei circoli, intratteneva i giovani, teneva simultanee; ovunque (Trento a parte, come visto, forse per un disguido) era accolto con entusiasmo. Dopo l’ultima tappa, quella di Ferrara, così scriveva: “soltanto a tarda sera la riunione si sciolse e presi finalmente la via del ritorno, pieno di lieti ricordi”.
Non tralasciamo, da ultimo, di accennare ai rapporti tra i due grandi toscani, Alberto Batori e Stefano Rosselli Del Turco, il fiorentino co-fondatore de “L’Italia Scacchistica”, di 7 anni meno giovane di lui e certamente dal carattere più pacato e riflessivo.
Rosselli è stato sempre vicino alla rivista e la diresse poi fino al 1943. E vi interveniva sovente anche negli anni di cui si parla qui, con articoli, spunti e riflessioni talora pure in contrasto con quelli dell’amico Batori.
Ad esempio fu simpatica e non lieve la diatriba tra i due apparsa nel numero di novembre 1922 intorno al sistema di punteggio adottato nel torneo di Londra. Scriveva Rosselli “…. mi dispiace di essere in questo dell’opinione perfettamente contraria a quella dell’amico Batori, ma il far valere tutti i punti era il solo sistema razionale e giusto ….”.
E replicava nella stessa pagina Batori “No, caro amico Rosselli: razionale è soltanto il tener conto dei soli punti ottenuti da ciascuno contro tutti i suoi competitori del gruppo finale ….”. Punti di vista diversi, sempre lodevolmente espressi “a cuore aperto”. Del resto Batori stimava molto Rosselli, tanto che l’anno precedente aveva scritto “noi vediamo in Rosselli il più forte e completo giocatore italiano: dal 1900 ha preso parte a 12 tornei, di cui due internazionali, rimanendo fuori dal premio solo in quello di Abbazia”.
Grande e dinamicissimo personaggio, Alberto Batori, come pochi altri nella storia del nostro gioco! Il movimento scacchistico italiano tutto e in particolare gli storici ed appassionati non dovranno mai dimenticarlo.
Debbo oggi aggiungere che ancora una volta resto deluso da una delle opere più note nella bibliografia scacchistica italiana, ovvero la “Storia degli scacchi in Italia” di A.Chicco e A.Rosino. L’opera cita oltre 2.000 nomi di scacchisti, cita una gran quantità di tornei, anche piccoli, cita una miriade di manifestazioni. Tuttavia un personaggio come Alberto Batori quasi sparisce, lo si trova solo in alcune classifiche di tornei disputati fra il 1912 e il 1921, appare poi come curatore della ristampa de “L’arte di costruire i problemi di scacchi” di G.B.Valle e infine tra i semplici “redattori” de “L’Italia Scacchistica”, alla pari di chiunque altro. Neanche un rigo sulla sua attività di fondatore e di direttore (per quasi 13 anni!) della più nota rivista di scacchi della nostra storia. Decisamente troppo poco, anzi nulla, per le ambizioni di un’opera voluminosa (oltre 600 pagine), per certi versi meritoria, ma che purtroppo ha usato in alcune parti viaggiare tra centinaia di rivoli minoritari perdendo di vista aspetti, personaggi e momenti essenziali del movimento italiano.
nota (1) :
Quanto 100 anni fa fosse determinante l’opera di una sola persona in un determinato ambito, lo dimostrano le stesse parole che troviamo nei fascicoli di novembre e di dicembre 1923 della “Italia Scacchistica”.
In quello di novembre, subito dopo la scomparsa di Alberto Batori, ecco parte di quanto era riportato a firma della Accademia Scacchistica Viareggina:
“Questo numero esce per volontà della famiglia del defunto e degli amici scacchisti di Viareggio, perché la materia che contiene era già in precedenza parzialmente stata preparata ed elaborata dallo stesso Direttore…”.
E poi: “… Non ancora siamo in grado di riferire sui provvedimenti che la Federazione Scacchistia Italiana può concretare per la prosecuzione delle pubblicazioni di questo suo organo ufficiale … “.
Il numero di dicembre 1923 del periodico (un numero assai ridotto) esordiva così nell’articolo di presentazione a firma trina di Stefano Rosselli del Turco, Giovanni Cenni e Edgardo Gonzales:
“Coll’animo ancora turbato dalla perdita dell’amico carissimo, noi assumiamo il non lieve compito di continuare la pubblicazione di questa gloriosa scacchistica rivista. L’assumiamo nella convinzione di compiere un dovere verso la memoria di Colui che alla Italia Scacchistica dedicò sino all’ultimo giorno le sue energie migliori, un dovere anche verso coloro che l’Italia Scacchistica confortarono con la loro collaborazione e con la loro adesione costante”.
Poi non dobbiamo dimenticare che nei primi anni dell’Italia Scacchistica il Paese fu attraversato dalla Prima Guerra mondiale (1915-18), che pure mise a rischio la sopravvivenza stessa della rivista. Nel 1916 infatti erano saltati i primi 6 numeri dell’anno e ciò fu ricordato dallo stesso direttore Batori nell’editoriale di luglio 2021. Ecco quanto vi si legge:
“Si compiono oggi cinque anni da quando “L’Italia Scacchistica”, dopo breve interruzione, riprese a pubblicarsi iniziando l’annata 1916 con un numero speciale in data di luglio. Ciò fu accolto da tutti con grande entusiasmo, perché si credeva ormai che la decisione dell’amico Stefano Rosselli del Turco avesse prevalso, e “L’Italia Scacchistica” non si pubblicasse più. Tale entusiasmo si manifestò in mille promesse che amici di redazione, collaboratori ed abbonati, vennero a farci, ma che in ben minima parte furon mantenute, un po’ per il grave periodo che si traversava, ma più specialmente per quell’apatia più o meno acuta che distingue gran parte dei nostri Scacchisti.
Se ciò talvolta ci sorprese, non però ci deluse. Nell’assumere il grave compito di continuar la pubblicazione, avevamo ben posto mente a tutti i sacrifici di tempo e di danaro che occorrevano, e ci eravamo preparati a sopportarli, senza farci illusioni…”
Batori pare quasi scusarsi con i lettori per quei mesi di vuoto, di ritardo, e così continua:
“Il pesante ritardo, malgrado i tenaci sforzi, poté solo essere attenuato causa le difficoltà tipografiche ed anche la scarsa cooperazione ricevuta; inconvenienti già gravi durante il periodo bellico, ma molto più nell’immediato dopoguerra, che per la nostra Rivista fu un periodo veramente critico. Solo oggi, dopo 5 anni, la regolarità di pubblicazione è definitivamente raggiunta, e sono superate le ultime difficoltà. E’ con un sospiro di sollievo che vediamo i nostri tenaci sforzi coronati da successo! Da questo lungo periodo di difficoltà innumerevoli, che fu fatale anche a riviste estere, L’Italia Scacchistica esce più vitale e più forte, col merito di essere stata costantemente all’avanguardia della vita scacchistica nazionale, e di avere anche all’estero riscosse simpatie e lusinghieri apprezzamenti …”.
E così il Direttore conclude:
“Tuttociò era equo porre in evidenza per l’avvenire de L’Italia Scacchistica, poiché non tutti giudicano serenamente su dati positivi, ma piuttosto su fugaci e saltuarie impressioni… Quanto di bene ha arrecato la nostra Rivista allo sviluppo degli Scacchi è largamente compensato dalla sua elezione ad organo della Federazione Scacchistica Italiana, la cui costituzione fu sempre il più ardente nostro desiderio… Ed ora grazie a tutti quanti ci coadiuvarono in questo arduo periodo. La loro cooperazione, se pur saltuaria, ci giunse sempre preziosa …”
Chi meglio di noi di UnoScacchista può condividere le parole di Alberto Batori? Qualunque iniziativa editoriale, cartacea oppure on line, dove esistano minimi guadagni o (come nel nostro caso) solo costi e sacrifici di tempo, resiste e va avanti quasi per miracolo anche ai giorni nostri, figuriamoci con gli scarsissimi mezzi di 100 anni fa.
I sacrifici e i rischi sono ancor più grandi per chi sceglie, come in Italia il bravissimo Roberto Messa col suo mirabile mensile “Torre & Cavallo – Scacco!”, di fare di questa attività una vera e propria scelta di lavoro e di vita.
Alla base di ogni difficoltà, professionale o meno, sta soprattutto quella che l’illuminato Alberto Batori con sincerità osava correttamente definire “quell’apatia più o meno acuta che distingue gran parte dei nostri Scacchisti”.
Disgraziatamente, dopo il 1923 quel fervore e quel dinamismo che accompagnarono il lavoro di Alberto Batori e i buoni propositi espressi nel fascicolo di novembre dalla triade Rosselli del Turco-Cenni-Gonzales andarono ad infrangersi su una nuova realtà sopravvenuta. Qui torno a citare quel mio articolo del 2017:
“Qualche tempo dopo, però, con il definitivo imporsi del fascismo, quanto seminato in quell’anno e nei precedenti andò lentamente disperdendosi: forse gli scacchi non rappresentavano bene quegli ideali di gioventù, virilità e atletismo che erano graditi al regime, forse lo spirito degli scacchi non poteva essere soffocato dentro categorie obbligate e manifestazioni quali i “littoriali della cultura e dello sport”; tanto meno gli scacchi potevano rispecchiare gli scopi di una subentrante cultura strettamente propagandistica e basata sul consenso. Forse un poco di tutto questo.
E parecchie cose in Italia così mutarono. La FSI nel 1928 divenne ASI (Associazione Scacchistica Italiana). Organo dell’ASI divenne “Il Littoriale”, rivista sportiva del partito fascista. Più tardi, nel 1934, l’ASI fu trasferita sotto la OND (Opera Nazionale Dopolavoro). I circoli di scacchi, insomma, dovevano rientrare, volenti o nolenti, nell’ambito del circuito dopolavoristico: un brutto colpo. La stessa Società Scacchistica Torinese fu temporaneamente sciolta. Spesso i nuovi dirigenti dei circoli erano più uomini di partito che scacchisti o sportivi. I singoli mecenati e appassionati si allontanavano. Giorni bui si stavano approssimando, e non solo per il nostro gioco”.
Batori è stato un grande degli scacchi italiani del primo Novecento. Le sue qualità trasparivano già nell’editoriale “Ai nostri lettori”, a firma “La Direzione”, del primo numero de “L’Italia Scacchistica”, laddove appariva chiaramente come lo scopo dei responsabili della rivista non fosse il successo e la visibilità personale e il successo della rivista, ma il successo degli scacchi in Italia.
Leggiamo alcune di quelle parole del gennaio 1911:
“Nostro scopo precipuo è di dare il massimo possibile sviluppo alla vita scacchistica nazionale, riportando tutte le notizie che riguardano gli scacchi nel nostro Paese, indicendo continuamente concorsi per problemi, premi per soluzioni, gare per corrispondenza, incoraggiando ed aiutando, sia con premi che con la pubblicità, ogni manifestazione scacchistica italiana … onde dare il nostro contributo per riportare l’Italia ad avere in questo nobile giuoco il posto che si merita e che prima occupava”.
Vorrei qui concludere con un’altra mia personale considerazione. Un appassionato di scacchi come me aveva mezzo secolo fa un sogno: quello di vedere esposto nelle edicole ogni numero mensile fresco di stampa della “Italia Scacchistica”. Capisco bene come nell’era delle comunicazioni, delle pubblicazioni e dei bollettini “on line” questo sia stato e sia ormai un povero sogno di altri tempi. Però oggi non solo l’Italia Scacchistica non è esposta nelle edicole, non solo le edicole non l’hanno mai posseduta e non sanno neppure cosa sia stata, ma l’Italia Scacchistica neppure esiste più, è scomparsa da anni.
A malincuore debbo notare che un tempo i pochi facevano molto, oggi i molti, me compreso, pur avendo più mezzi, a volte non riescono nemmeno a fare poco. Dev’essere però chiaro che questa mia è una considerazione generale, che prescinde dal mondo degli scacchi; mi dispiace solo constatare che troppo spesso le persone di successo sono nel secolo in corso ‘quelle che più hanno e non quelle che più danno’, dispiace cioè constatare che ci si sta allontanando sempre di più dall’apprezzare queste parole di Albert Einstein: “Il valore di una persona risiede in ciò che è capace di dare e non in ciò che è capace di prendere”. Alla luce di ciò mi appaiono ancor più degni di attenzione l’impegno e l’opera di Alberto Batori, un uomo che tanto è stato ‘capace di dare’ e che scomparve prematuramente il 5 novembre del 1923, quando ancora non aveva compiuto i 40 anni e quando ancora tanto avrebbe potuto dare agli scacchi italiani. Senz’altro si è pienamente meritato un intero – per quanto modesto – articolo a lui dedicato. E’ la F.S.I. che dovrebbe adesso, ancor meglio di noi, ricordare Batori, magari favorendo l’organizzazione nella sua Viareggio di una manifestazione a lui dedicata. Aspettiamo.
P.S.: Nella foto sotto il titolo si riconoscono, da sinistra a destra, seduti: Rosselli, Miliani, Orlandi, Marotti, in piedi: Matteucci, Bernheimer, Cancelliere, Singer, Sacconi, Batori, Belli, Foraboschi, Romih e Rastrelli.