Il Mephisto di nome Gunsberg
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(Riccardo M.)
Il 3 marzo del 2017 vi avevamo parlato del match mondiale Steinitz-Gunsberg. Oggi torno a parlarvi di quest’ultimo validissimo giocatore, ungherese di nascita (2.11.1854, Budapest), ma domiciliatosi dal 1863 a Londra, dove la sua famiglia (il padre era un mercante ebreo) si era trasferita, dove egli studiò e poi lavorò come giornalista.
Isidor Arthur Gunsberg dimostrò presto una grande attitudine verso gli scacchi. Nel 1867, appena tredicenne, suo padre lo portò a Parigi in visita alla Grande Esposizione di quell’anno. Approfittando dell’occasione, gli fece conoscere quello che era il famoso ritrovo di ogni scacchista parigino, il Café de la Regence. Qui lo presentò a Rosenthal, che era il campione di Francia del momento. E Rosenthal si mise a giocare col ragazzino. Nel primo incontro il maestro diede al novellino il vantaggio della Donna, ma presto capì di aver preso una notevole gaffe. Rosenthal preferì dargli, dalla seconda partita, niente di più che pedone e tratto.
Anche Londra però era allora un forte centro scacchistico, anzi numericamente era certo superiore a Parigi, e lì Gunsberg trovò veramente l’ambiente che gli consentì di crescere e arrivare al successo. A quei tempi, tuttavia, per i giovani non era facile farsi largo e così fu costretto ad attendere il 1883, quando venne ammesso al torneo minore che era affiancato al grande Torneo Internazionale. Lui fu buon quarto su ben 26 concorrenti, subito alle spalle di Von Bardeleben, Fisher e Mac Donnell, maestri già di buona fama.
Quando nel 1885 si costituì la British Chess Federation, Gunsberg ottenne subito l’ammissione al primo grande torneo organizzato dalla stessa e si piazzò primo, senza perdere nessun partita. Nel successivo torneo del 1886 sarebbe stato terzo ed in quello del 1887 nuovamente primo, ma ex aequo con Burn.
Era ormai lanciato nell’agone internazionale, dove disputò in tutto una ventina di tornei. I risultati arrivarono convincenti, dal momento che almeno una metà di tali tornei lo videro vincitore o nelle primissime posizioni. I suoi maggiori successi furono quelli di Amburgo nel 1885 (dove fu primo davanti a Blackburne, Mason, Weiss, English, Tarrasch e altri 12), di Bradford 1888 (ancora primo davanti a Mackenzie, Von Bardeleben, Burn e altri 4). Notevoli il 3° posto di Nottingham 1886 e di New York 1889.
Sappiamo quanto allora fossero di moda le sfide individuali, e Gunsberg non si tirò indietro. Sconfisse Lee, Mortimer e due volte Bird (a Londra nel 1886 e 1889). A Bradford nel 1887 si prese la rivincita su Blackburne (che lo aveva battuto a Londra nel 1881 per 7 a 4 con 3 patte), superandolo nettamente per 5 a 2 con 6 patte. Celebre il suo match con Chigorin a l’Avana nel 1890, conclusosi in parità dopo 24 partite (9 a 9 con 6 patte). Era matura una sfida con Steinitz valevole per il titolo mondiale, e questa fu organizzata a New York a cavallo fra il 1890 e 1891. Ve ne abbiamo già parlato su questo Blog, come si diceva. Steinitz prevalse dopo dura lotta per 6 a 4 con 9 patte, e qui potrete trovare tutto su questo match mondiale.
Al Horowitz nel suo “The World Chess Championship” (1973) scrisse che Isidor Gunsberg “era un giocatore decisamente poco vivace ma molto continuo, il quale, nonostante certe osservazioni della stampa inglese, meritò l’opportunità di competere per il titolo mondiale più di chiunque altro in quel periodo”.
Nel 1911, quando già aveva 57 anni, fu 6° a Sanremo. In sostanza la carriera agonistica di Gunsberg, come visto, fu molto breve ad alto livello, quasi concentrata nel quinquennio 1885-1890/91, ovvero fino al match perduto con Steinitz.
Occorre ora accennare ad un’altra curiosità alla quale è legato indissolubilmente il nome di Gunsberg, forse più ancora della sfida mondiale che non ebbe quel grande interesse internazionale che invece avrebbe meritato.
Nel 1878 un meccanico amante di scacchi, un certo Charles Godfrey Gümpel, tedesco ma che viveva a Londra, costruì un automa. Era di sicuro migliore di quello creato nel 1769 dall’austriaco Kempelen (“il Turco”), perché assolutamente verificabile in ogni sua parte, potendosi quindi escludere la presenza di qualcuno al suo interno. E per lo stesso motivo era migliore di “Ajeeb” (che significa “inspiegabile” in lingua urdu), l’automa creato negli USA nel 1868 da un certo Hooper.
Gumpel nominò la sua creatura “Mephisto”. Si esibì per qualche mese e poi nel 1880 Gumpel si accordò affinché a guidarlo fosse Gunsberg, la qual cosa il maestro ex-ungherese fece per circa un paio d’anni, fino al 1882. L’automa vinceva quasi sempre e il pubblico rimaneva abbagliato. Mephisto/Gunsberg restò addirittura per lungo tempo imbattuto, sollevando molto interesse se non proprio clamore.
Diversamente dai due precedenti casi, ovvero “il Turco” e “Ajeeb”, l’operatore qui non era nascosto dentro l’automa, ma in una stanza attigua, mentre le mosse venivano trasmesse con un procedimento elettro-meccanico. Gumpel, che era un fabbricante di gambe artificiali e protesi chirurgiche, fu molto abile. Dopo Gunsberg, Mephisto ebbe altri operatori/giocatori di una certa forza, e l’ultimo fu il polacco Taubenhaus che lo guidò in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi nel 1889.
Detto del Gunsberg/giocatore e del Gunsberg/Mephisto, non resta che parlare del Gunsberg/scrittore. Egli fu redattore scacchistico di due giornali londinesi, il “Daily Telegraph” e il “Morning Post”, attività che si protrasse per circa 30 anni. Ma scrisse molti articoli, bozzetti e novelle per diversi periodici. Un articolo che fece un certo scalpore fu sulle “donne scacchiste”, pubblicato sulla “Nuova Rivista” nel 1884, nel quale Isidor sostenne che la fama di alcune, più che al loro valore, fosse dovuta al cavallerescamente favorevole trattamento da parte dei giornalisti! Bisogna però aggiungere che lo stesso Gunsberg non era certo insensibile al fascino femminile, al punto che (come già ricordai nel precedente articolo) si fece battere da tutte le donne nel corso di una tournéé con Mephisto.
Scrisse varie opere: un trattato sulle aperture (“The Chess Openings”, Londra 1895), che ebbe varie edizioni, un resoconto sul match Lasker-Tarrasch del 1908 che uscì come supplemento alla rivista “The Chess Amateur”, un libro sul congresso di Marienbad 1925.
La “Nuova Rivista degli Scacchi” pubblicò quasi tutte le partite del match Gunsberg-Chigorin di L’Avana 1890.
Isidor Gunsberg morì a Londra, a 76 anni, il 2 maggio del 1930.