La conoscenza e una finta partita
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(“La conoscenza rende liberi”, Albert Einstein)
(Riccardo M.)
“Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e conoscenza”
(Dante Alighieri, Inferno, canto XXVI)
La conoscenza è un’arma fondamentale in possesso dell’uomo. Altrettanto lo è l’umiltà della consapevolezza che la nostra conoscenza, pur crescendo di giorno in giorno, resterà per sempre limitatissima.
Parlando di scacchi, il giocatore con un minimo di esperienza non può non conoscere la differenza fra una difesa Siciliana e un’Indiana di re, oppure non può non vedere (in condizioni normali) un matto in due mosse. Ma una conoscenza sia pur minima del nostro gioco può essere, nella vita, utile a chiunque: a un falegname, a un commerciante, a un assistente sociale, a un pittore, perfino ad un finanziere.
Un finanziere? Eh, già! Quella che oggi vi racconto è una piccola storia che conobbi, da giovane, dalle parole del maestro Enrico Paoli, al quale a sua volta fu probabilmente narrata da un maestro ungherese.
Si era, se non ricordo male, nel 1937 o 1938, comunque qualche anno prima della seconda guerra. E si era alla frontiera fra Ungheria e Romania, su di un treno, carrozza di seconda classe. Due esponenti della guardia di finanza ungherese stavano compiendo le consuete ricognizioni e i consueti controlli giornalieri sui viaggiatori. In uno scompartimento intravidero due signori piuttosto giovani e ben vestiti che erano immersi profondamente in una partita a scacchi.
Un po’ insospettiti da alcuni particolari, si presentarono e rivolsero loro la solita frase di rito, cioè se avessero “nulla da dichiarare”. I due viaggiatori mostrarono le loro valigie aperte, che contenevano esclusivamente abiti ed effetti personali, ma continuarono a porsi indifferenti alla perquisizione e totalmente concentrati sulla partita in corso, appena disturbati dalle “mosse” dei finanzieri: “Dove siete diretti?” “Stiamo andando a Bucarest per partecipare ad un importante torneo europeo di scacchi”.
Il controllo pareva stesse per concludersi, e uno dei due finanzieri stava facendo il gesto di restituire i documenti ai “giocatori”, quando l’altro finanziere, con rapida “mossa”, sfilò la scacchiera con i pezzi da sotto il naso dei due viaggiatori.
Ebbene, quei pezzi erano particolarmente pesanti (non solo Donna e Torri)! E fu facile comprenderne presto la ragione: quasi tutti erano svitabili e al loro interno erano nascosti brillanti e gioielli in notevole quantità e valore.
I due tizi vennero immediatamente fermati e si mostrarono assai sorpresi dall’abilità di un semplice finanziere che li aveva scoperti. Quest’ultimo poi spiegò al suo comandante come era arrivato alla convinzione di trovarsi di fronte due malfattori: “ho guardato la scacchiera e mi sono accorto, conoscendo un pochino il gioco degli scacchi, che i pezzi erano piazzati in maniera disordinata, disposti quasi a caso, e che pertanto i due stavano semplicemente fingendo di giocare”.
Vedete? La conoscenza, che ai giorni nostri è non di rado vilipesa e disattesa, ci aiuta spesso nel nostro lavoro quotidiano. Il possesso della conoscenza e la ricerca della conoscenza sono strumenti indispensabili per arrivare alla verità, purché intendiamo la conoscenza come uno strumento della mente e non come il fine. Ricordiamoci, in proposito, dell’insegnamento di Plutarco: “la mente non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere“.