Scacchi fra arte e nobiltà
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(Riccardo M.)
Gli scacchi sono sempre stati uno dei pochi sport o passatempi alla portata di tutti, re e clochard. E’ evidente e comprensibile, però, come vari artisti (per solito commissionati) abbiano particolarmente insistito, nelle loro opere, a raffigurare regnanti e nobili nell’atto di dilettarsi davanti ad una scacchiera.
Quello che vedete qui sopra è un quadro (olio su tela, 46×70 cm.) di José Garcìa Ramos (Siviglia, 1852-1912), datato 1912 e conservato nella Dusseldorfer Auktionshaus.
Non di rado gli scacchi venivano utilizzati per rappresentare una schermaglia amorosa. Qui appresso, su un “Libro delle ore” (anno 1320) custodito nella Universitatbibliotek di Heidelberg, è ritratto Re Ottone IV di Brandeburgo mentre gioca a scacchi con una donzella su una curiosa scacchiera di sole 35 caselle.
Di seguito vediamo invece un celebre dipinto tutto al femminile. L’autrice è infatti Sofonisba Anguissola (1532-1625), straordinaria ritrattista proveniente da una nobile famiglia di Cremona. L’opera, del 1555 e conservata a Poznan nel museo Narodowe, ritrae le sorelle della pittrice, Lucia e Minerva, che giocano davanti ad una divertita Europa, la sorellina più piccola. La casella nera a destra è purtroppo un errore più che frequente nella pittura.
Quello che segue è invece “The Chess Players” (lo avreste mai immaginato?), un dipinto di Thomas Eakins (Filadelfia 1844-1916), datato 1876 e conservato al Metropolitan Museum di New York.
Ebbene, sì, anche il più grande maestro del realismo dell’arte americana della fine dell’Ottocento fu inesorabilmente attratto dagli scacchi!
I giocatori, impegnati e molto seri, sono Bertrand Gardel sulla sinistra e George Holmes sulla destra, rispettivamente insegnante di arte e di francese dell’autore; i due attirano l’attenzione di Benjamin Eakins (in piedi al centro), il padre del pittore, ma naturalmente non quella del gatto in basso a destra.
Il rosso del mantello cardinalizio deve aver affascinato diversi artisti. Dopo Garcia Ramos, rieccolo in un’opera di Giulio Rosati (Roma, 1858-1917), non a caso allievo di un altro spagnolo, Alvarez Catala.
In questo suo “i giocatori di scacchi”, di ambientazione settecentesca, le due leggiadre e fragili signore non paiono poter impensierire troppo il gioco del tranquillo cardinale (dal quale, forse, stavano solo prendendo lezioni); in realtà sono in linea con le consuete algide figure femminili del piuttosto slavato paesaggista romano.
Infine, chiudiamo questa piccola rassegna su “scacchi fra arte e nobiltà” con una fotografia, forse del 1950 (o forse 1951): “Gli scacchi alla corte del Lussemburgo”. Ancora la nobiltà, quindi, con l’intera famiglia reale lussemburghese, non sappiamo se veramente interessata al gioco o soltanto in posa per il fotografo. Da sinistra a destra: la principessa Maria Gabriella, la principessa Maria Adelaide, il principe ereditario Giovanni, Sua Altezza Reale la granduchessa Carlotta (1896-1985), la principessa Elisabetta, il principe consorte Felice di Borbone-Parma.

Nobili immagini, sì, ma un giorno o l’altro dovremo per forza mettere in cantiere un articolo da dedicare ad “arte e scacchi fra il popolo”. A presto!