Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Fu un arrocco col fantasma…

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(Riccardo M.)
… Fu un arrocco col fantasma quello che un giorno ebbe a raccontare Alfred Wornum Mongredien al Club di Liverpool e in un numero di “Chess Amateur”. E il fantasma era quello di una Torre bianca di Donna.

[Nell’immagine di apertura, Torre Cavallara (dimora di Lucifero)]

Ma, prima di tutto, chi era Mongredien? Ci soccorre naturalmente lo storico Adriano Chicco, che nel “Dizionario” suo e di Porreca scrive: “Alfred W. Mongredien, compositore inglese (Londra 1877-1954), nipote di Augustus, teorico della scuola logica, e compositore di problemi logici. A lui si deve, in collaborazione con F.Palatz, la fondamentale trattazione sulle antiforme, apparsa nella serie natalizia di White: Antiform (Berlino, 1929; testo in tedesco e inglese). Forte giocatore, fu campione del Liverpool Chess Club nel 1945 e 1946”.

Delle “antiforme”, come del “problema cilindrico” di Alfred Wornum Mongredien, non ne so nulla, lo debbo ammettere, e speriamo che ce ne parli qui qualche esperto problemista.

Io posso sottolineare che non lo si deve confondere con il ben più noto Augustus Mongredien (1807-1888), che fu suo nonno e fu anche fra gli scacchisti più importanti dell’Ottocento britannico, un grande organizzatore e animatore, ma giocatore non indimenticabile visti i quasi cappotti da lui subiti contro Morphy e Harrwitz e il cappotto subìto (0-7) da Steinitz.

Ai nostri tempi i circoli hanno ricevuto un colpo quasi mortale dall’esplosione di internet, ma fino a quasi tutto lo scorso secolo i circoli rappresentavano non soltanto l’unica occasione alternativa al gioco per corrispondenza, ma anche un punto d’incontro per uno scambio culturale, per incontrarsi, raccontare, per parlare. Soprattutto per parlare (e non solo di scacchi), una pratica che oggi è in via di pericoloso esaurimento.

Tutto questo lungo cappello è solo per raccontare a mia volta, e con un pizzico di fantasia, un aneddoto certamente raccontato nella sede del Liverpool Chess Club dal nostro Alfred W.Mongredien, riportato nel “Chess Amateur” e qualche anno dopo su un numero de “L’Italia Scacchistica”. Eccolo.

Il Liverpool Chess Club, fondato nel 1837, era nel 1892 il più importante al mondo con i suoi 150 soci. In questa raffigurazione, tratta dal loro sito, appaiono alcuni dei suoi migliori rappresentanti; quello in primo piano a destra è il grande John Blackburne, mentre in piedi al centro, con gli occhiali, è il Rev.J.Owen

In un Caffè stavano giocando a scacchi due amici di livello molto diseguale, tanto che uno dei due, Lionel, che aveva i colori bianchi, dava all’altro, Horatio, il vantaggio della Torre di Donna. Ad un certo momento della partita Lionel giocò Re1-c1 (King e1-c1). “Ehi!” –si affrettò ad osservare Horatio- “il Re si può spostare solo di una casa per volta!”. E Lionel replicò: “Come? Non sapete che chi dà il vantaggio della Torre di Donna non perde per ciò il diritto di arroccare?”.

Horatio, abbastanza ignorante di regole, oltre che di tecnica di gioco, tacque e la partita proseguì concludendosi con la sua sconfitta. Però Horatio chiese immediatamente la rivincita, non senza riprendere nel contempo a discutere su quell’episodio che non lo aveva per nulla convinto.

Vede” –disse Lionel- “Se io non ho la Torre, devo giocare come se l’avessi, e se non arrocco lungo spostando la Torre, dovete far conto che io arrocchi col suo fantasma!”.

E iniziò un’altra partita fra Lionel e Horatio, col primo sempre senza la sua Torre di Donna. Dopo una serie di mosse fantasiose e complicate, che gli costarono molti tempi persi e anche la perdita di materiale, Horatio riuscì, pur senza giocare il fianchetto, a liberare la grande diagonale nera e ad appostare il suo alfiere di Re in g7. Dopo di che giocò Ag7-a1! Alla mossa successiva ritirò di nuovo quell’alfiere da “a1” nella casa g7, con aria soddisfatta e (come sottolineava Mongredien) “non ostentando di farlo notare agli astanti”.

Alfred Mongredien non poté fare a meno di interrompere la partita e di chiedere ad Horatio spiegazioni circa quello strano modo di giocare. Ed Horatio, prontamente: “Adesso voglio proprio vedere, adesso che ho fatto le mosse che occorrevano per catturare il fantasma della sua Torre, se Lei, Lionel, penserà di avere ancora il diritto di arroccare da quella parte!”.

La partita proseguì, il Nero perdette anche quella partita e Mongredien concluse che il fantasma della Torre doveva avere effettivamente un certo valore, se non tecnico ed offensivo, almeno psicologico …..

Il simpatico episodio, veritiero o meno che fosse, non fa che ricordarci quelle che sono state nei due secoli ultimi scorsi l’atmosfera e le caratteristiche, umane e insostituibili, dei vecchi storici e affollati di personaggi di ogni tipo, Circoli, Caffé o Club. CCC, come (guarda un po’!) Carlsen, Caruana e … Capablanca! Luoghi indimenticabili. Ne abbiamo già parlato (e ne riparleremo), ad esempio qui.

Ma ogni tempo ha i suoi costumi e occorre accettarli, purché il gioco degli scacchi continui a sopravvivere.

 

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