Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Come doveva essere bello!

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Come potrebbe sembrarci il nostro presente se visto dai noi stessi del futuro?

(Uberto D.)
Philip, il germano-1 di Kay, era sempre stato strano. Intendiamoci, rispettoso delle regole, isolato nella giusta misura e socialmediamente interattivo come ci si deve aspettare da un bravo ragazzo, ma con una malcelata passione per le cose antiche. Qualcosa che lo portava spesso a vagare per i clazaar [1] dei bassifondi informatici in cerca di quelle che a Kay sembravano reliquie, ma che per Philip erano oggetti vivi, quasi più vivi dei b-chip [2] con i quali si tenevano in contatto.

Fino a quando, quella sera di un anonimo 4 Luglio 2076, Philip aveva postato sul suo vog [3] un entusiasta “Finalmente! Una vera scacchiera con tutti i pezzi di legno”.

Kay non aveva saputo resistere, si era fatta coraggio e, contro ogni consuetudine, aveva percorso i pochi metri che separavano la sua p-room [4] da quella di Philip per vedere e toccare con mano questa ipotetica meraviglia. La scacchiera non l’aveva impressionata tanto, a dire la verità. Era un banale quadrato di legno dall’aspetto non molto diverso da quello della sua vc-board [5] sulla quale giocava tutti i giorni. I “pezzi” invece erano tutta un’altra cosa: solidi e piacevoli al tatto, altro che i Rholo [6] con i quali Kay era abituata a giocare, anche se con questi non distingueva bene il Regnante-1 dal Regnante-2. Avevano però la fastidiosa caratteristica di pesare e di cadere in continuazione. In più, non si sistemavano da soli al centro delle case ed era chiaro che a fine partita sarebbe stato necessario riposizionarli a mano nella scatola o nelle posizioni di partenza per un’altra partita. Nel complesso, comunque, erano belli e le ricordavano molto i racconti del suo BisAvo-1 sulle mitiche sfide dei grandi K’s.

“Scusa, Philip, ma come si fa a studiare con questi cosi se li devi spostare tu e poi li devi rimettere a posto alla fine di ogni variante?”

“Hai ragione, Kay, non è facile usarli, ma non vedi come le combinazioni sono più visibili così? Che eleganza ha un arrocco? Come si capisce bene che l’alfiere è un pezzo veloce e il cavallo uno lento?”

Kay odiava da sempre il cavallo. Gli scacchi erano una delle materie obbligatorie per la formazione prescolastica (“ideale combinazione di logica, competizione, memoria e pianificazione”, dicevano) ed era già da due anni che tutti i santi giorni si sorbiva le lezioni del suo XM [7] su geometrie, combinazioni, aperture, strutture pedonali, finali e quant’altro a quel coso cibernetico venisse in mente (ammesso che ne avesse una). Ultimamente aveva avuto problemi sempre crescenti con i finali di Cavalli e pedoni, fino a sviluppare una vera propria fobia per quegli studi. Genitore-1 si era alla fine deciso a chiedere l’intervento di un TEK [8] per verificare per quale motivo Kay avesse così tanti problemi. Il TEK aveva svolto un completo test “2-ring” e aveva sentenziato, con un plastico sorriso virtuale, che era stato solamente un problema di matrici di apprendimento male applicate: in pratica a Kay erano stati proposti studi e posizioni ben al di sopra del suo attuale stadio di conoscenza e, anzi, aveva dimostrato un ottimo grado di inventiva e perseveranza. Nonostante ciò e gli immediati ottimi voti ottenuti una volta riprogrammato l’XM, a Kay il Cavallo era sempre rimasto molto antipatico.

“Sì, però non capisco come sia possibile giocare in questo modo. Sembra che entrambi i giocatori debbano essere fisicamente e contemporaneamente vicini alla scacchiera. Assurdo!”

“Kay, tu non capisci proprio. Certo che i giocatori dovevano stare nella stessa stanza. Non ti ricordi i racconti di BisAvo-1 sui circoli di scacchi?”

“Va bene, ma allora come facevano a imparare? Giocavano tutti la stessa posizione con gli XM?”

“No, non con gli XM, ma con i Maestri, di diversi livelli a seconda della bravura. E poi, ognuno giocava la sua partita, mica uguale per tutti.”

“Maestri? Umani? Ma non è possibile! Nessun umano può essere un Maestro, figuriamoci diventare un XM”.

“No, non un XM, ma un GM sì. E poi, scusa, se ti fai tanti problemi, ragazzina, lascia perdere questa scacchiera e torna nella tua p-room”.

A Kay quell’aria di sfida che aveva assunto Philip non andò giù: anche se lui aveva già 9 anni, lei aveva “un ottimo grado di inventiva e perseveranza” e, soprattutto, aveva proprio voglia di giocare con quei pezzi.

“Perché, invece, non facciamo una partita?”

“Se ti va di perdere, va bene, germano-2”, disse Philip prendendo da un cassetto nascosto un orologio da scacchi.

“Hai anche un orologio? Uno vero, intendo?” esclamò sorpresa Kay. Aveva letto di questi aggeggi su un ebook di storia scacchistica, ma, in effetti, non aveva pensato che ne potessero esistere ancora, visto che ogni vc-board ne aveva ovviamente uno incorporato.

Il sorriso di Philip disse molto più di quello che andava detto: era o non era un raider dei peggiori clazaar?

I due ragazzi cominciarono la partita e, pur con qualche incertezza iniziale nel posizionamento dei pezzi, arrivarono rapidamente a una delle posizioni di “medio gioco” che entrambi conoscevano bene. A Kay piaceva molto il modo con cui poteva spostare i pezzi con la velocità e le traiettorie che voleva, e provò anche qualche volta a sbattere il pezzo mosso sulla scacchiera per apprezzarne il rumore. E poi, la coreografia del mangiare un pezzo avversario rimuovendolo fisicamente dalla scacchiera, e il suono dell’orologio … che bellezza!

“Kay, è ora di scuola” avvertì Genitore-2 con tono dolce ma perentorio. Ci teneva molto alla puntualità, specialmente per la scuola, e, come al solito, chiamava sempre sul più bello di qualunque cosa Kay stesse facendo.

“Arrivo, arrivo” sbuffò Kay. Anche Philip doveva andare a lezione e cominciò a mettere via i pezzi. Kay li guardò finire nella loro scatola con una certa nostalgia. Chissà quando avrebbe avuto un’altra occasione per giocare con loro.

In effetti, Kay doveva proprio fare in fretta. Era quasi ora della lezione di scacchi e si avviò velocemente verso la sua p-room per iniziare la sessione. Apparve subito il suo sorridente XM.

“Ciao Kay. Spero che tu abbia completato con successo gli esercizi che ti avevo dato alla fine della lezione scorsa.”

Con un gesto aggraziato ma annoiato, Kay inviò il multifile con i compiti all’XM.

“Oggi rivedremo insieme il ruolo dei Cavalli in e5 ed e4 nell’attacco di minoranza sul lato di Regnante-2.”

Ancora cavalli …

Kay preferiva pensare agli scacchisti dei tempi del BisAvo-1 e ai circoli di scacchi. Ci andavano (di persona!) i vari giocatori, si salutavano, giocavano, rivedevano le partite, commentavano insieme, ridevano di errori e di mosse sorprendenti.

“Come puoi vedere, la pressione esercitata dal Cavallo e5 sul pedone c6 può essere equilibrata da …”

Kay escluse l’XM dalla mente e si mise invece a pensare ai bambini della sua età, giovani scacchisti di quei tempi antichi, e a quanto gli dovesse piacere andare a giocare a scacchi al circolo, incontrare gli amici, giocare con i Maestri in persona, scambiarsi suggerimenti, giocare, scherzare e imparare insieme. “Come doveva essere bello!”, pensava.


– L’immagine di apertura è di “New York Chess & Games” (2013)
– La seconda immagine è una installazione di Purling (Londra)
– L’immagine di chiusura è Genrikh Kasparian al Palazzo dei Pionieri di Erevan, nel 1973.


Questo mio racconto, molto, ma molto, ispirato da “The Fun They Had!” di Isaac Asimov – The Magazine of Fantasy and S.F., 1954 (edito in Italia come “Chissà come si divertivano!” in “Il meglio di Asimov”, Mondadori, 1992) è stato pubblicato senza immagini su “57 storie di scacchi – il meglio in cinque anni di SoloScacchi”, edito da. Messaggerie Scacchistiche nel 2014.


  • [1] Cloud-bazaar [mercato su rete informatica immateriale]
  • [2] Biological chip [circuito stampato biologico]
  • [3] Virtual log [diario personale virtuale]
  • [4] Personal room [stanza privata]
  • [5] Virtual Chessboard [Scacchiera virtuale]
  • [6] Realistic Holograms [Ologrammi realistici]
  • [7] eXtra Master [Extra Maestro]
  • [8] Technician with Extensive Knowledge [Tecnico super qualificato]

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