Le notti insonni di Ernest Pogosjants, insegnante nelle “Case dei pionieri”
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(Riccardo M.)
L’universo degli scacchi è stato popolato di figure di rilievo che non si sono soltanto espresse nel gioco vivo ma in altri settori meno noti del nostro sport. Uno di questi settori è quello degli “studi”. Una di queste figure, da non dimenticare, è quella di Ernest Levonovic Pogosjants.
Di Ernest ricorrono in questi giorni venti anni dalla morte, avvenuta a Mosca il 16 agosto del 1990, all’età di 55 anni. Ernest (ma originariamente fu Erik) era nato a Kuguev, nella provincia di Harvoh, in Ucraina, il 5 giugno del 1935, da una famiglia con radici armene ed ebraiche.
Di lui si è occupata la nostra Italia Scacchistica almeno un paio di volte: la prima nell’agosto 1970, quando fu pubblicato un articolo del suo connazionale ucraino, e studista, F.S. Bondarenko, la seconda nel novembre 1991 con un articolo del nostro Enrico Paoli.
Paoli ricordava queste parole di Pogosjants: “Gli studi è necessario scriverli a chiare tinte! Certamente sono desiderabili la semplicità, l’estetica della posizione iniziale, l’originalità dell’idea! Ma, come di sovente accade, ciò è difficile da attuare sulla scacchiera”.
Alcuni commentatori hanno accostato la figura di Ernest Pogosjants a quella di un altro grande compositore, il francese Henri Rinck. Di sicuro l’aspetto che più lo avvicina a Rinck (come pure a Troitsky e a Prokes) è quello della prolificità: a partire dal 1959 (non più giovanissimo, quindi) abbiamo da lui avuto oltre 4.000 studi (secondo alcune fonti 5.000) e qualche centinaio di problemi. Altrove si parla addirittura di circa 6.500 fra studi e problemi, dei quali 4.500 pubblicati. Tra il 1962 ed il 1981 fu 8 volte finalista dei Campionati dell’URSS e 4 volte medagliato. Fu 6 volte campione di Mosca. Fu premiato 230 volte e in 70 casi ebbe il primo premio.
Pogosjants, come scrive Paoli, aveva un convincimento basilare: soltanto una posizione iniziale non astrusa può invitare il principiante a cimentarsi nella soluzione; pertanto lui cercava sempre di esprimere il massimo dei contenuti utilizzando il minimo dei pezzi. Io, che apprezzo quelle semplici posizioni che ricordano dei finali di partita che possono tutti i giorni capitare a tutti, mi sono sempre fermato con piacere ad osservare e (tentare di) risolvere alcuni studi di Ernest Pogosjants.
Eccone, ad esempio, uno, che neppure sembra uno studio e che dovrebbe essere conosciuto da tutti dal momento che si configura un semplice finale di Torre+pedone vs Torre.
E.L.Pogosjants
“Molodoi Leninets” (Kurgan) 1985
3^ menzione onorevole

Parrebbe che il Nero abbia la vittoria in pugno. Invece Pogosjants ci dimostra che non è così e che il Bianco riesce a strappare la patta:
1.Te3+ Tg3 2.Te2 Tf3 3.Rg5 Rg3 4.Tc2 Te3 5.Rf5 Rf3 6.Th2! Td3 7.Re5 Re3 8.Tc2 e patta.
Ernest Pogosjants si trasferì da giovane a Mosca dalla natìa Ucraina. Studiò e si diplomò all’Istituto Pedagogico Lenin. Per 12 anni insegnò matematica e successivamente per tanti anni fu incaricato di insegnare ai bambini la composizione scacchistica presso le “Case dei Pionieri”.
Per i bambini della Unione Sovietica in quegli anni ’60 – ’80 le Case dei Pionieri (organizzazioni create nel lontano 1922) corrispondevano un po’ a quello che in Occidente era il movimento “scoutistico”. I divertimenti dei piccoli nel tempo libero erano rappresentati dalle lunghe escursioni a piedi in campagna alla ricerca di minerali o di impronte di animali, dalla cura degli alberi, dalla collezione di figurine, di francobolli, monete, automobiline, dall’intaglio del legno, dai canti. E, non ultimo, dagli scacchi, pur essendo gli scacchi già materia di insegnamento. Il riconoscimento ad un bambino del titolo di “Pioniere” poteva già avvenire alla fine della terza classe elementare e la nomina era seguita dalla consegna di una bandana rossa, che veniva portata al collo e rappresentava un po’ il venir considerati come giovani membri del PCUS, il partito comunista sovietico.

Nel 1988 Pogosjants fu nominato “Grande Maestro” della composizione.
Sapete però quale pare sia stata la vera ragione di tutta la prolificità del nostro bravo Ernest/Erik? Ebbene, ce la tramanda un altro suo collega, il compositore britannico Arthur John Roycroft (nato nel 1929, vivente), nei suoi diari, quando, alla voce “Pogosyants’ sleepless nights” (“Le notti insonni di Pogosjants”), scrive che Ernest era un personaggio semplice e assai ingenuo che, da giovane e idealista comunista, osò criticare Alexander Shelepin, il quale fu direttore del KGB (Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti, il Comitato per la sicurezza dello Stato) fra il 1958 e il 1961; pertanto Ernest venne arrestato, condannato e internato in un ospedale psichiatrico. Conseguenza delle sostanze che colà gli somministrarono sarebbe stata l’insonnia, che ebbe a tormentarlo per il resto della vita. All’insonnia dobbiamo quasi tutte le sue opere. In ogni modo, per la fortuna di noi scacchisti, non rinnegò mai il suo ideale comunista, e ciò gli consentì, una volta scontata la pena, di reinserirsi nell’universo degli scacchi sovietico.
Ecco un bellissimo studio del 1961, “parto” delle sue notti insonni:
E.L.Pogosjants
Shakhmatnaya, Moskva 1961

Il Bianco vince! E’ uno dei primi studi di Pogosyants, e forse uno dei suoi migliori. Il pedone passato nero deve essere fermato: 1.Af1 Ab5 2.Ag2 Af1; il Nero cerca lo stallo, che dopo la forzata 3.Axf1 g2 arriverebbe con 4.Bxg2?? Ma con 4.Cg3! il Bianco può ancora vincere. Dopo 4 … Rxg3 5.Axg2 o dopo 4 … gxf1=D, 5.Cxf1 il pedone f3 è decisivo, mentre dopo 4 … g1=D c’è 5.Cf5 matto.
La bellezza aggiuntiva di questo spettacolare studio è che per ben due volte (con 3.Axf1 e 4.Cg3) il Bianco gioca un pezzo su una casa appena lasciata libera da un pezzo avversario.
I sovietici seguitarono però a mantenersi circospetti e cauti nei confronti di Ernest Pogosjants, anche tanti anni dopo le sue dimissioni dall’ospedale/prigione. Non si spiega altrimenti il motivo che abbia indotto Genrich Kasparian (1910-1995, tra l’altro un armeno come Ernest) a pubblicare, nel suo lavoro “La forza dei pedoni” (Erevan 1980), appena tre studi di Pogosjants sui 1.338 contenuti in tutto nel suo sconfinato libro, mentre, ad esempio, Rink, Prokes e Troitzkij vi sono presenti con una settantina ciascuno.
E vediamo allora uno di questi tre.
E.L.Pogosjants
Shakhmaty v SSSR, 1964

1.d6!, e adesso il Nero ha varie scelte, ma nessuna risulta soddisfacente:
- a) ….. cxd6 Txe4!,Txe4 (se 2….Th7 3.c7,Th8 4.Tb4+ seguita da Tb8) 3.cxd7 e vince
- b) ….. Te6 Tg2+, Re muove 3.Td2,cxd6 4.cxd7 e vince
- c) ….. Te8 Txe4!,Tc8 3. Tb4+ Rc3 4.Tb8 Txb8 5.dxc7 e vince.
Un’ultima, rara, immagine del bravissimo Ernest (Erik) Pogosjants:

In un post pubblicato sul sito http://www.musicayajedrezdediez.com, si leggono invece queste parole sul Pogosjants giovane (parole che non traduco in quanto perfettamente comprensibili):
“ ….. escribió unos 4,000 poemas y aforismos, aunque esta estimación es ya más gratuita porque la mayoría quedaron sin publicar. Tal desmesurada fecundidad tiene una curiosa explicación. Pogosyants fue un hombre bastante ingenuo, comunista de corazón, que en su juventud cometió la tremenda torpeza de criticar a Aleksandr Shelepin, jefe del KGB entre 1958 y 1961. Como consecuencia fue arrestado, sentenciado e internado en un hospital psiquiátrico. Las sustancias que le administraron para que recuperara la “cordura” le provocaron, como efecto secundario, un severo insomnio que le acompañó el resto de su vida. Un drama en lo personal, una bendición para los aficionados al ajedrez, pues fue durante esas noches en vela cuando concibió muchas de sus más apreciadas composiciones”.
Ad una verifica con Sygyzy lo studio di E. L. Pogosjants “Molodoi Leninets” (Kurgan) 1985 3a menzione onorevole è demolito; il N. vince in diversi modi, quello più veloce con 2…Td3: 1.Te3+ Tg3 2.Te2 Td3 3.Tc2 Td5+ 4.Rg6 Tc5 5.Rf6 Rg3 6.Re6 Rf3 7.Rd6 Tc8 8.Rd7 Tc4 9.Rd6 Re4 10.Te2+ Rd3 11.Th2 c2 12.Th3+ Re2 ecc.