Uno Scacchista

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Candidati 2020 – NON si riprende il 1° novembre

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(Uberto D.)
Niente da fare, la FIDE ha dovuto prendere atto della impossibilità di far svolgere la seconda parte del Torneo dei Candidati 2020 a partire dal 1° novembre e, con un comunicato stampa ufficiale, informa che la ripresa del torneo è ora prevista per la primavera del 2021. Quanto questa sia una previsione o un auspicio è questione di fiducia nella capacità di fermare la pandemia, e soprattutto farlo a livello mondiale, in pochi mesi. Personalmente, ci credo poco.

Più che sulla volontà dei giocatori, la questione principale ruota attorno alla reale possibilità dei partecipanti di raggiungere la sede di gioco, qualunque essa sia. Si è parlato di Ekaterinburg e di Tbilisi, ma la FIDE non ha mai fatto mistero di essere pronta a valutare qualunque sede fosse accettata dai giocatori e in grado di garantire condizioni di sicurezza. Oltre ad una polemica con la città di Ekaterinburg che ha dichiarato di non riconoscere nessuna ragione ostativa ad ospitare il torneo (anche se gli ultimi numeri non sembrano darle ragione), la riluttanza di alcuni giocatori ad accettare qualunque sede è stata evidente.

Il caso più concreto è quello dei due giocatori cinesi, che non sono in grado di ottenere il visto per viaggiare in Paesi in cui ci siano evidenti focolai (in pratica in tutto il mondo). A parte ciò, le condizioni altamente mutevoli in termini di diffusione del COVID-19, di procedure di accettazione dei viaggiatori, di regolarità dei voli e di protocolli sanitari rendono l’organizzazione di qualunque manifestazione pressoché impossibile. Wang Hao si è spinto a dichiarare, dopo un’improvvida uscita di Dvorkovich, di non sentirsi sicuro al di fuori dalla Cina fino a quando non verrà messo a punto e distribuito un vaccino efficace. Una condizione impossibile da garantire da parte di nessuno, onestamente.

Tutti i giocatori hanno riconosciuto che non esistevano le condizioni per la ripresa del torneo e che, in questa situazione globalmente molto preoccupante, “… non si può scendere a compromessi sulla garanzia di sicurezza per tutti.” (Caruana).

Il recente torneo Altibox Norway Chess è stato giocato in condizioni assolutamente uniche: tutti i giocatori (e i loro entourage) sono arrivati a Stavanger 14 giorni prima dell’inizio del torneo, sono stati periodicamente sottoposti a tamponi e hanno vissuto quarantena e torneo in una sorta di “bolla” isolata dal mondo esterno. Tralasciando i costi per gli organizzatori e l’impatto psicologico sui giocatori, la cosa è stata fatta. Quindi, per definizione, è fattibile. Kjell Madland, il fondatore del torneo norvegese, ha dichiarato che la FIDE li ha contattati proponendo di giocare il Torneo dei Candidati con lo stesso approccio, ma anche che hanno declinato l’invito.

Aggiornamento del 19 Ottobre 2020, 16:00
Anche Grischuk ha detto la sua in un’intervista rilasciata a Ria News:”La FIDE sta cercando di mediare le richieste di tutti i giocatori, ma ciò è impossibile. Ad esempio ci sono richieste relativa alla sicurezza personale, ai rischi legati al Coronavirus e ad eventuali compensazioni finanziarie, ma io la penso diversamente. Io ho un atteggiamento molto rilassato, non ho bisogno di alberghi di lusso e sono disposto a giocare ovunque, in un garage, una cantina, una stazione ferroviaria o allo zoo, ma non sono disposto a giocare con mascherina e guanti o restare chiuso in una “bolla” per un tempo così lungo. Come è possibile conciliare le richieste degli altri giocatori con le mie che sono diametralmente opposte?” (libera traduzione dal russo dell’Autore del post)

Siamo quindi di nuovo fermi con il Torneo e, inevitabilmente, anche il match mondiale si allontana. In molti si chiedono quale valore potrà avere un torneo giocato in due parti così lontane nel tempo, tra giocatori che saranno ovviamente in condizioni psicologiche e sportive diversissime. C’è chi, provocatoriamente, suggerisce di annullare il Torneo e ripianificarlo ex-novo includendo tra i partecipanti anche Radjabov (che, ricorderete, si era ritirato dal torneo proprio a causa dei rischi connessi al COVID-19) e c’è Aronian che, scherzando, suggerisce di cancellare del tutto il Torneo dei Candidati di questo ciclo e di far direttamente giocare a lui il match con Carlsen.

Al netto degli scherzi e dell’emotività, è chiaro che l’orizzonte temporale del ciclo mondiale 2019-2020 si sposta in avanti come minimo di un anno, così come le manifestazioni agonistiche in generale diventeranno irregolari. Sono stati anche posticipati (cancellati?) i Campionati Rapid e Blitz che tradizionalmente si svolgono a fine anno, così come è stato cancellato il London Chess Classic 2020.

Ci dovremo abituare sempre più ai tornei online, come il Magnus Carlsen Chess Tour, che da un lato potranno farci divertire e dare continuità agonistica ai Top Players, ma che difficilmente potranno garantire l’attività della maggior parte dei giocatori titolati e offrire ai milioni di appassionati un modo per godere di tutto ciò che da sempre ruota attorno al nostro gioco: socialità, sfida e divertimento a qualunque livello.

Non è certo colpa della FIDE se il Torneo dei Candidati non riparte. Io però non posso non tornare indietro con la memoria ai giorni in cui, a Berlino nel 2018, stringevo la mani a vari Caruana, Ding Liren, Aronian e Kramnik e mi lamentavo dell’organizzazione non perfetta del Torneo. Non diamo nulla per garantito nella vita…

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