Gli scacchi irriverenti degli anni d’oro di Mariotti e del “Branco” (parte 2)
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Cosulich, Kavalek, Mariotti, Westerinen a Venezia, Autunno 1971 (Foto da The Chess Player, n. 1, vi - xii 1971, p. 236)
(del MF Pierluigi Passerotti)
Il torneo di Venezia del 1971 (nella prima parte abbiamo visto la Mariotti – Gligoric, apertura Gambetto Evans) fu un successo esaltante per Mariotti che giunse secondo con mezzo punto di vantaggio su Tatai e Hort, inoltre realizzò la seconda norma di GM con mezzo punto più del necessario.
Venezia 1971
L’ultimo turno fu epico: a Mariotti bastava un pareggio per ottenere la seconda norma di Grande Maestro e credo che Radulov fosse certo che ci sarebbe stata una rapida patta. Sergio in conferenza ha chiarito che la sera prima il GM romeno gliel’aveva proposta e che lui… l’aveva rifiutata!
Mariotti – Radulov
Venezia, 1971
Ho già detto del particolare piacere di sopravanzare Tatai ma va ricordato un altro particolare. Il secondo posto di Mariotti fu anche merito di Zichichi che all’ultimo turno, mentre Sergio massacrava Radulov, infliggeva una sonora sconfitta a Hort, il favorito della vigilia per il primato che invece fu del giovane astro americano Browne. Mariotti e Browne avevano fatto amicizia e cercavano divertimenti post-partite insieme. Una sera io ero a giocare lampo dopo il torneo (che nel magistrale B mi diede la soddisfazione di battere il MI Paoli) con il “micko” Vujovic quando vedemmo entrare trafelati di corsa prima Browne poi Mariotti. Sembrava che scappassero da chissà quale marachella compiuta forse a delle giovani turiste. Questo è quello che pensai ma Mariotti ha risposto che non si ricorda quest’episodio…
La partita di Zichichi merita di essere ricordata.
Zichichi – Hort
Venezia, 1971
In quel di Venezia 1971 Mariotti ebbe anche il piacere di battere il suo avversario italiano più importante:
Mariotti – Tatai
Venezia, 1971
La fortuna aiuta gli audaci

Prima di vedere la famosa vittoria su Korchnoi va evidenziata la sfacciata fortuna di Sergio nelle posizioni complicate con un paio di partite incredibili, con Benko e Polugaievsky.
Mariotti – Polugaevsky
Budapest Tungsram, 02/04/1975
In Italia due istituti di credito si contesero il primato nella sponsorizzazione degli scacchi: il Banco di San Geminiano e San Prospero (molti della lunga serie di grandi tornei di Reggio Emilia, figli della passione del MI Paoli – GM ad honorem proprio per questo – dove gareggiarono tra gli altri Spassky, Karpov, Kasparov, Anand) e il Banco di Roma. Quest’ultimo non solo finanziò tornei a inviti di altissimo livello ma fece anche una cosa speciale: assunse tre scacchisti (Mariotti, Valenti ed io)! La nostra squadra, vincendo vari campionati nazionali, partecipò a varie Coppe dei Campioni. Le trasferte che rimangono nella nostra memoria furono soprattutto a Teesside (Scozia), Budapest e quella divertentissima alle Canarie di cui ho detto.
Il Torneo del Banco di Roma del 1982
Tra i grandi tornei che si svolsero nel bellissimo centro sportivo del Banco di Roma (sulla sponda del fiume Tevere appena fuori dal Raccordo Anulare) il più esaltante fu quello del 1982, uno degli ultimi, poi la politica della banca cambiò e iniziò il declino, Valenti prima, io e Tassi dopo, demmo le dimissioni. Io mi detti all’editoria scacchistica e Tassi all’informatica. La partita forse più famosa giocata da un italiano è la seguente, sia per l’importanza dell’avversario che per il risultato. Si potrebbe pensare anche alla vittoria di Zichichi su Spassky in un torneo di Reggio Emilia ma Spassky era un ex campione già ammorbidito mentre Korchnoi era un leone che puntava al titolo mondiale con grande energia e poi… Mariotti era il celebre “italian fury”! Mariotti era tutti noi era il Maradona italiano degli scacchi!
Mariotti – Korchnoj
Roma, 1982
Zichichi, da organizzatore doveva essere contento di un tale successo ma, racconta Sergio: «Per una volta non fu felice di un successo italiano», motivo? Quella volta l’abnegazione del funzionario di banca ebbe la meglio: Korchnoi per ingaggio aveva la cifra del primo premio (mi pare fossero due milioni… di lire, non di euro), se non arrivava primo, ma nulla nel caso fosse arrivato primo incassando appunto quella somma di denaro. La sconfitta con Sergio relegò Korchnoi al secondo posto per spareggio tecnico dietro al GM ungherese Pinter. «Manco fossero suoi quei denari!» (l’ho detto io, non Sergio).
Una notte, durante il torneo, Mariotti e Korchnoi giocarono lampo. Sergio ha raccontato che il “Terribile Viktor” all’inizio perdeva di un paio di partite e non voleva smettere, giocarono fino all’alba. «Non ne potevo più, quello aveva un’energia incredibile». Che fosse un grande lottatore lo si sa ma questa testimonianza è illuminante. Alla fine Sergio, dopo decine di partite, perse di un paio e finalmente poterono andare a dormire.
Capablanca: il giocatore forte è sempre fortunato
Ecco, per finire, la dimostrazione di questo aforisma.
Mariotti – Benko
Venezia, 1974
Quell’anno non fu un successo come tre anni prima ma qualche scalpo importante non mancò al nostro GM.
Non avevo esaminato questa partita prima di presentarla, ricordavo solo che Sergio aveva vinto. Avevo il motore d’analisi acceso per non sbagliare e nel mostrarla ho visto il computer giudicare scorretti almeno un paio dei sacrifici del Bianco. Sono rimasto interdetto. Inoltre il racconto di Trab sembrava la premessa di una grande prestazione creativa… che delusione constatare che Benko poteva vincere dopo la mossa 35. g6 grazie alla mossa 38… ? che non scrivo. Il bello è il stato il commento Sergio che ricordava ci fosse una difesa valida per Benko: «E chi se ne importa… Anzi meglio» ed è scoppiato a ridere!
Certo perdere con la mossa vincente a portata di mano dev’essere stato davvero umiliante per il presuntuoso GM Benko e divertente per noi che abbiamo applaudito alla dissacrante visione dei fatti del “fortunato” Sergio. Mi viene in mente Woody Allen nel film Match Point, dove tutto si risolve per un puro caso fortunato, come una palla da tennis che sbattendo alla rete resta per un istante sospesa tra cadere a destra o a sinistra o come la fede nuziale di una assassinata buttata via che urta una ringhiera e invece di cadere, con altra refurtiva nel fiume, cade sull’erba e, raccolta, produrrà una serie di eventi imprevedibili fortunati per uno e sfortunati per qualcun’altro. Poi dicono che negli scacchi non esiste la fortuna!
Scacchi: un gioco che se non è un gioco che gioco è?
Tre estati fa ho giocato un campionato seniores all’Isola d’Elba e l’ho perfino vinto. Mi ero portato una banana e per mangiarla uscii dal salone nel giardino, c’era aria pura e una bella veduta del mare che rallegrava lo spirito. Mi raggiunse l’arbitro con aria seria di rimprovero per essere uscito dall’area di gara. Sono tornato dentro masticando l’ultimo boccone di banana, rattristato, più che umiliato, sconfitto dal despota moderno: l’iperregolamentazione copiata dalle norme dei super professionisti tesi allo spasimo per un punto Elo, l’ingaggio maggiore e la paura di truffe e sotterfugi informatici.

Io vorrei solo giocare, vorrei che mi si lasciasse vivere il divertimento che provavo nei tempi che la Festa Mariotti mi ha dato l’occasione di raccontare.