Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Gli scacchi irriverenti degli anni d’oro di Mariotti e del “Branco” (parte 1)

9 min read

(del MF Pierluigi Passerotti)
A Montecatini dal 10 all’11 dicembre non c’è stata la festa per Mariotti bensì la Festa Mariotti: ossia la festa degli scacchi più divertenti, irriverenti e perciò entusiasmanti.
La sera di venerdì 10 dicembre una quindicina di appassionati hanno applaudito Sergio Mariotti, la mattina dopo erano almeno il doppio e di più il pomeriggio per il torneo Rapid vinto dal GM Efimov.

La sera del 10 ho rievocato aneddoti e partite di Sergio con noi italiani, di solito vittime dei suoi colpi di genio e di sberleffi goliardici. Mentre aprivo la conferenza Sergio, ancora oggi, si è divertito a fare battute salaci all’amico Antonio Martorelli di Salerno. Nella mia introduzione ho raccontato la nascita della squadra del Banco di Roma inventata dal funzionario di quell’Istituto di Credito, il MI Alvise Zichichi che suggerì l’assunzione di Mariotti e di Pino Valenti, Olivier Tassi e me. Vincemmo vari campionati italiani a squadre. Con l’arrivo del fiorentino Mariotti lo scacchismo romano, già il più forte in Italia con i MI Tatai, Zichichi, Giustolisi, Nestler e i giovani Gargiulo, Sibilio, Coppini, Valenti io e il piccolo D’Amore, divenne ineguagliabile per circa vent’anni.

Sergio, futuro primo Grande Maestro italiano, aveva imparato gli scacchi non da giovanissimo eppure in pochi anni era cresciuto poderosamente grazie a un enorme talento e la guida di un principe russo esperto di scacchi, il MI Castaldi e un fiorente ambiente scacchistico del capoluogo toscano.

Racconti, fatti e misfatti degli anni ’70/’80

La sera di venerdì 11, prima della cena, abbiamo rievocato fatti e misfatti degli anni ’70/’80, non solo di Sergio ma anche di altri per definire lo spirito giocoso, spesso sfrontato, che ci animava. Ad esempio il Trab (Franco Trabattoni, oggi professore di filosofia ma non guarito dal gusto per le prese in giro) che in una lampo ci deliziò con una mossa di Torre in ottava dando scacco ma nel lasciarla col mignolo la spostava in settima… così mangiò il Re nemico scappato giustamente in settima!

(Foto di Uberto Delprato)

Altro episodio in uno dei forti tornei FIDE del Banco di Roma: Coppini, sbarbatello maestro, continuò a proporre patta tanto da far esplodere il sanguigno Sergio che diede uno scappellotto al giovane. Coppini andò a lamentarsi con l’arbitro, il vecchio Tiberti. Ricevette una risposta da film “Amici Miei” (chi lo ricorda capirà…): «Stattesitto! che sennò te ne dò uno pur’iooo». Ehhh non ci sono più gli arbitri di una volta, che peccato. Uno che si chiamava Volta andò ad ammucchiare i pezzi tra due che picchiavano forte l’orologio gridando «Qui non si gioca lampo!» ma erano… due in grave zeitnot in partita di torneo. Il vero signore degli arbitri era Gino Piccinin, con moglie e cane bassotto sempre con lui, sembravano usciti da un film francese della belle epoque.

In una Coppa dei Campioni alle Canarie noi del “Branco” (come ci aveva soprannominato Trabattoni) avevamo pareggiato la prima giornata del match su due turni e nel secondo io ero ancora lì a soffrire mentre gli altri avevano pattato (si giocava su 8 scacchiere e avevamo Tatai come rinforzo più Coppini, mi pare D’Amore, Ermanno Pernisco, un CM varesino già dipendente del Banco di Roma prima della nascita della squadra). Avevo 5 minuti e il mio avversario spagnolo 7. Mi ero salvato da attacchi tremendi in una Siciliana dove col Bianco avevo arroccato lungo e mi ero ritrovato col solo Pedone b a fare scudo al mio povero Re, ma… cambiati tanti pezzi sentivo di essermela cavata. Mi alzai per chiedere a Sergio se potevo proporre la patta. «Ma che? Proprio ora che stai meglio!» tuonò con voce baritonale il nostro capitano e prima scacchiera. Mi sedetti guardando la posizione cercando di rallegrarmi della fiducia indotta mentre invece il mio avversario, capito benissimo cosa aveva gridato Sergio, si sprofondava in 5 minuti di riflessione. Poi si accorse che gli erano rimasti solo 2 minuti per 5-7 mosse e … propose la patta! Una manona di Sergio bloccò immediatamente l’orologio mentre l’altra acchiappava i formulari ordinando di firmare subito. Gli altri spagnoli si avvicinarono e, increduli, accompagnarono il mio avversario in una stanza delle torture per punirlo duramente: il primo giorno avevamo vinto l’incontro di andata e il pareggio di squadra nel secondo incontro era sufficiente a passare il turno di coppa campioni. Meraviglioso. Tutto da ridere.

Zichichi contro Fernandez nell’incontro di Las Palmas del 1978

Che bei tempi… il giorno prima Valenti si era ustionato al sole in spiaggia. Era stato due ore in prossimità a una donna che, a suo dire, lo aveva guardato uscire dal mare Atlantico con evidente messaggio sensuale. La cosa più buffa è che, sicuro di fare conquiste femminili alle Canarie, aveva voluto pagare una stanza singola lasciandomi l’intera stanza pagata dal Banco di Roma… con la pelle rossa e la febbre non ne usufruì!

Sergio, mi pare in un’Olimpiade, fremeva guardando Bela Toth (un forte IM ungherese che visse in Italia alcuni anni e fu con Tatai e Zichichi al vertice nel nostro paese vincendo almeno un campionato assoluto) che aveva la mano sollevata sul Re sotto scacco; poteva andare in una sola casa. Zeitnot da 4 minuti e mano sospesa a mezz’aria per uno, due minuti. «E MUOVI!!». Fu la vociona di Sergio a farlo finalmente muovere. Scoppiò un putiferio.

Prima di mostrare alcune delle partite con i grandi GM che Mariotti vinse non posso non riportare un altro episodio scandaloso, oggetto di condanna sulla stampa del moralista Maestro Adolivio Capece difensore della correttezza signorile del “nobil gioco”. Mi pare fosse uno dei grandi tornei a inviti di Venezia. Mariotti e Cosulich erano amici sinceri e irriverenti come sono i giovani. Cosulich aveva la classe per contendere a Mariotti il primato tra la nuova generazione che tallonava Tatai e Zichichi. Cosulich era un intelligente studente di Fisica ma stava diventando un hippy e ciò si sposava bene con la propensione di Mariotti all’irriverenza (se pure dettata solo dalla mentalità toscana più che da contestazione con profondità sociologica).

Mariotti – Cosulich


NdR: In merito a questa partita, Adolivio Capece ci ha inviato un commento che si trova a fine articolo.


Confesso che io avevo grande simpatia sia per Sergio che Cosulich e poca per Tatai e meno per Capece. Emulo dello stile mariottesco giocai poco tempo dopo, mi pare con il mio caro amico Giacomo Vallifuoco, quanto segue. Avevo il bianco, animato da spirito geometrico astratto rispetto al concreto pensiero preventivo di Cosulich sperimentai

Passerotti – Giacomo Vallifuoco


Capece non mi pare abbia tuonato anche contro di noi, mica eravamo Mariotti, ma certamente avere proseliti era una ragione in più per un benpensante nel pretendere sanzioni e reprimende all’istigatore di simili peccati mortali.

La serata della conferenza l’ho chiusa raccontando dell’unica partita in cui uscii bene dall’apertura contro Mariotti in uno dei tornei a inviti del Banco di Roma. Accadde che, alzatomi per parlottare con amici del pubblico (allora si faceva con sommo gusto senza incorrere in denunce arbitrali). Venni avvicinato da Zichichi, nostro “capo” e organizzatore. «Non vorrai mica rovinare il torneo al nostro Sergio che se arrivasse primo farebbe il bene dello scacchismo e della nostra banca…» pressappoco questo mi disse. Il senso di colpa, sposato al complesso di inferiorità per il grande Mariotti, mi logorò per tre ore tanto che persi un finale di Alfieri contrari imperdibile. Non lo feci apposta. Non ho mai scordato Zichichi per questo, pur essendone amico e estimatore per bravura come giocatore e organizzatore. In fondo aveva ragione, se pure avessi pattato non avrei fatto nulla in classifica per me e danneggiato il nostro idolo.


Una serie di partite memorabili

La prima partita ad essere mostrata la mattina di sabato è la famosa vittoria con il più grande scacchista iugoslavo che guadagnò a Sergio il soprannome “Italian Fury” dalla stampa internazionale.

Mariotti – Gligoric
Zonale di Praia da Rocha, 22/10/1969


L’attacco al fianchetto era una specialità di Sergio, come ho spiegato prima nella breve patta di… fondamentale importanza teorica (!!) Mariotti – Cosulich.

Hartston – Mariotti
Olympiade di Skopje – Finale B, 27/9/1972


Ribadisco la perizia in finale di Sergio e la sua propensione a sacrificare la qualità (emulo di Petrosian?) con la seguente prestazione:

Mariotti – Saborido
Zonale di Praia da Rocha, 2/11/1969


Contro i “mostri sacri”

Gligoric si ritrova davanti l’irriverente “italian fury” due anni dopo.

Mariotti – Gligoric
Venezia, 1971


Milano 1982 – Mariotti contro Petrosian, Karpov osserva

Chi conosceva bene Mariotti, come me, era colpito da quella che ai profani sembra una contraddizione: la perizia nei finali considerata la sua fama di giocatore d’attacco. La bravura tattica non contraddice la perizia strategica, anzi la comprensione posizionale è alla base di soluzioni tattiche ambigue, difficili, poco chiare… la tattica moderna! Vediamo come stritola uno che contendeva a Kasparov il primato giovanile in Unione Sovietica, non so se mi spiego…

Mariotti – Beliavsky
Leningrado, 06/07/1977


Uno dei capolavori posizionali di Sergio fu il pareggio con Karpov a Milano nel 1975. Torneo fortissimo dove Karpov fece fatica a qualificarsi per il girone finale, si trattava di una manifestazione su due tempi che esaltava la spettacolarità. Il merito di aver organizzato quell’evento fu dell’allora presidente FSI Nicola Palladino. Il simpatico “Palla”, come lo chiamavamo, era uno scaltro, instancabile e ambizioso milanese nativo della Puglia (!) che, da “terrone”, era più milanese dei milanesi. Ciononostante Sergio e io (meridionali meno di lui) siamo stati a cena a casa a ridere delle sue barzellette in dialetto lombardo.

Karpov – Mariotti
Milano, 01/09/1975


Domani continueremo a ripercorrere l’album dei ricordi e degli aneddoti di quegli anni meravigliosi.


NdR: Riceviamo da Adolivio Capece il 5 gennaio 2021 e pubblichiamo:

Se le offensive parole di Passerotti nel post odierno su ‘Uno Scacchista’ non mi toccano più di tanto, dato che sono evidentemente dettate da una atavica invidia – e comunque anch’io non ho mai avuto simpatia per lui – non posso però accettare gli errori che vi sono riportati, dovuti a totale superficialità e mancanza di un minimo di ricerca storica.

Non posso fare a meno di notare che la partita tra Mariotti e Cosulich, giocata nel Torneo di Venezia del novembre 1974, è riportata in modo completamente sbagliato, a partire dal fatto che era Mariotti ad avere il Bianco. La corretta sequenza di mosse, pubblicata anche sul Bollettino del torneo fu 1. h4, a5;  2. a4, h5; patta. E i commenti alle mosse riportati non furono certo i miei.

Infatti a proposito di questa partita su L’Italia Scacchistica del gennaio 1975 scrissi:

È  inammissibile che due giocatori pattino dopo due sole mosse con una sequenza che, riportata regolarmente dal Bollettino del torneo non aumenterà certo il prestigio del nostro scacchismo all’estero.”  Se questo è ‘essere difensore della correttezza signorile del nobil giuoco’ sono felice e onorato di essere difensore e anche moralista.

E poi nello stesso articolo aggiunsi “allo scopo quindi di riabilitare almeno all’occhio dei più maligni l’incontro diretto tra i nostri due ‘big’, vediamo di commentarlo anche se sommariamente.

Riporto le note che scrissi accorciandole in un paio di punti per non occupare troppo spazio.

1. h4 – Una nuova, ipermoderna idea: il Bianco approfitta del tratto di vantaggio per porre le basi ad un eventuale attacco sul lato di Re, come avviene ad esempio nell’attacco Antidragone della Siciliana. Tale mossa quindi non è contraria alla logica della apertura, ma anticipa varianti note, anche se di solito non viene giocata così prematuramente.

1… a5 – Attacco e contrattacco secondo i più moderni dettami della teoria. È infatti ovvio che se il Bianco ha intenzione di attaccare sul lato di Re tenderà all’arrocco lungo ed è quindi più che goisto che il Nero si prepari al contrattacco sul lato di Donna. /omissis/

2. a4 – Molto ben giocato! In questo modo si bloccano le velleità del Nero sul lato di Donna e si hanno le mani libere per proseguire l’attacco sul lato opposto.

2… h5 – Ma il Nero non si lascia sorprendere e coglie subito l’occasione per ristabilire la simmetria, lasciando ll’avversario il compito di scegliere la strategia di gioco.

3. PattaIl Bianco propone la patta conscio delle difficoltà della posizione ma anche memore di una sua precedente partita contro lo svedese Andersson nel torneo di Sombor 1971 /omissis; nell’articolo riportai quella partita in cui con qualche inversione dopo una dozzina di mosse si giunse alla posizione con i 4 pedoni spinti/.

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