Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Serve sempre una freccia in più al proprio Arco

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Dal torneo di Arco di Trento, che si è svolto a fine dicembre 2021, vi propongo una partita nella quale al Bianco è sembrata sempre mancare... una freccia per vincere! Vedremo assieme quale sarebbe stata la manovra vincente in una posizione che può capitare nelle nostre partite.

Uno degli affreschi nell'omonima sala del Castello di Arco (Foto di Uberto Delprato)

(Uberto D.)
Arco di Trento è da molti anni uno dei “Luoghi degli Scacchi” per eccellenza, come più volte raccontato qui da Riccardo (“Il Maestro Werner Kunerth“), Roberto (“Il Maestro d’Arco del Castello di Trento“) e Antonio (“Ma gli scacchi rendono felici?“). Personalmente ci ho giocato alcuni tra i miei migliori tornei negli anni ’80, sia dal punto di vista dei risultati sia per le giornate trascorse in ottima compagnia e l’edizione 2021 del torneo “Scacchi d’Inverno” che si è svolta tra il 26 e il 30 dicembre ha confermato la tradizione: ottima compagnia, organizzazione impeccabile e qualche buona sensazione personale al rientro sulla scacchiera.

La sala di gioco (Foto di Claudio Lombardo)

Il Torneo A è stato vinto dal MF Alessio De Santis, uno degli aficionados di Arco, davanti ad Alex Dobboletta e a Marco Lezzerini, che ha superato per spareggio tecnico Alberto Mortola, Marco Caprino e Massimo Mora. Le varie mascherine obbligatorie non hanno impedito di passare bei momenti tra giocatori e con chi ha permesso il tutto, Cristina Pernici Rigo e gli arbitri Claudio Lombardo e Mirko Trasciatti.

Il podio del torneo A – da sinistra: l’arbitro Claudio Lombardo, Cristina Pernici Rigo, Marco Lazzerini, Alessio De Santis, Alex Dobboletta e Roberta De Nisi (foto di Gerhard Bertagnolli)

Ovviamente Arco di Trento ci ha messo del suo, con il suo clima mite e la gentilezza con la quale ci ha concesso giornate serene per belle passeggiate lungo il Sarca, verso il Castello o tra le tante offerte del tradizionale mercatino di Natale.

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(Le foto qui sopra sono tutte di Uberto Delprato)

Insomma” -vi starete chiedendo- “si parla o no di partite in questo post?“. Certamente, ma non tanto per far vedere le partite mie o dei vincitori, ma per mostrarvi una partita dell’ultimo turno che è stata giocata proprio accanto alla mia scacchiera e che quindi ho seguito, con la coda… della mente, mentre cercavo di chiudere il torneo con un risultato positivo.

Il motivo per il quale voglio mostrarvela con le mie analisi è che durante il suo svolgimento ero convinto che il Bianco avrebbe chiuso rapidamente l’attacco contro il Re avversario; invece il Nero ha adottato una difesa  coraggiosa (“prendo tutto quello che viene sacrificato“) e alla fine … ha vinto! Riguardando la partita dopo la fine del turno mi sono accorto come quello che mi sembrava un attacco da “pilota automatico” per il Bianco, in realtà non lo era affatto. Ho pensato quindi che potrebbe essere interessante vedere assieme come portare a conclusione un piano di attacco ben noto, anche quando tutti gli obiettivi strategici sono stati raggiunti.


Insomma, come dice il titolo che ho scelto, serve sempre qualcosa in più di quello che si crede di avere per vincere: una freccia in più al nostro Arco (il gioco di parole è evidente) per portare a casa quel punto che ci sembrava così facile da ottenere. Bravi Michele e Massimo per aver giocato una partita così interessante mentre attorno a noi si stavano già smontando scacchiere e divisori parafiato.

Cristina Pernici Rigo e la “Torta degli scacchisti” (Foto di Gerhard Bertagnolli)

Alla prossima, sempre ad Arco di Trento: che sia il torneo Open di ottobre o il torneo invernale di Dicembre, sarà sempre un piacere.

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