Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

The chess Kings: Kofman, Kubbel, Kaminer

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(Riccardo M.)
L’ingegner Rafael Moiseevic Kofman (1908-1988) è stato un “maestro internazionale per la composizione” sovietico, autore di circa 400 tra studi e problemi e vincitore di ben 42 premi. Fu anche un discreto giocatore a tavolino, tanto che di lui si ricorda una vittoria in sole 23 mosse in occasione di una simultanea tenuta a Mosca da Capablanca nel 1935.

Ma a Rafael Kofman dobbiamo anche alcuni scritti importanti. Tra questi ricordo “La vita e le opere di Sam Loyd”, edito anche in italiano da “Scacco” nel 1972, e “Studi scelti di S.Kaminer e M.Liburkin” (Mosca 1981).

Da quest’ultima pregevole raccolta è tratto il seguente celebre studio.

S.M.Kaminer, 1925
Il Bianco muove e vince

E qui entrano in gioco le due altre “K” del titolo di oggi, suoi connazionali; la prima è quella di un altro compositore altrettanto famoso quanto, se non di più, i precedenti citati: Leonid Ivanovic Kubbel (1891-1942). Si dice che Kubbel fosse di una velocità inaudita nel risolvere, e correttamente, qualsiasi studio. Una delle rare volte in cui si è trovato in imbarazzo è stata proprio questa, al circolo, quando la terza “K”, quella di  Sergey Mikhailovich Kaminer (1908-1938) mostrò ai presenti il suo ultimo lavoro e qualcuno del pubblico vide d’acchito la soluzione errata:

Subito Kubbel si mostrò perplesso, in quanto gli parve una soluzione troppo semplicistica, e si accorse che il Nero poteva replicare meglio al terzo tratto del Bianco con

Troppo facile infatti sarebbe stata quella soluzione, anche perché una regola fondamentale della composizione è che ogni pezzo ha un suo preciso scopo, e il pedone in g3 non poteva star lì per caso. Fu scritto che Leonid Kubbel (che forse quella sera aveva fretta di andare a casa), abbia addirittura chiesto a Kaminer di dargli lui la giusta soluzione.

Ma altri presenti restarono e si misero a cercare la corretta via, finché uno degli astanti, Piotr, individuò il seguito vincente (dopo 1.Rg7 Te8 2.Rf7 Th8) in

Permettete”, obiettò l’anziano Arvid, “ma il Re Nero mica è costretto a prendere il pedone g4 e così portarsi in una casa che gli risulterà fatale, no?”.

Beh, no, se non cattura il pedone è la stessa cosa”, disse il giovane Piotr, che mostrò questo altro seguito:

E dalli!” ribatté Arvid “io dico che il Nero deve evitare di prendere il pedone e, dopo 4.g5, giocare ad esempio Rf5 o Rg4”.

Piotr non si scompose e dimostrò all’amico del circolo come, dopo 4… Rf5 (oppure 4… Rg4), si vinceva ugualmente grazie a

Giusto”, ribatté Arvid, “ma … ehm … mi sono ora accorto che il Nero ha un’ultima e decisiva freccia al suo arco, ed è 4… h6!, dopo la quale sparisce ogni doppio di Cavallo e il Bianco non ha più mosse a disposizione per vincere”.

Arvid aveva ragione e tutta la variante vista come vincente cadde come una pera matura. Piotr ammutolì. Bisognava ricominciare da capo. La soluzione, che era sfuggita persino a Kubbel, alla fine fu trovata e consisteva semplicemente in un’inversione di mosse decisiva. Il Bianco non deve permettere al Nero di giocare … h6. Pertanto nella posizione del diagramma il tratto vincente è subito:

Se ora 1… Rxg4 il Re Nero va ad occupare la casa esiziale per quel doppio di Cavallo che abbiamo visto sopra; se invece non prende il pedone, il Bianco muove 2.g5 e, dopo 2… Rf5 (oppure Rg4), sarà sempre a tiro del doppio di Cavallo. Semplice, no?


Nel 1961 Abram Gurvich scriveva che Kaminer era un compositore “talentuoso e profondo”, e che tutti i suoi studi avevano “il senso dell’equilibrio, armonia e naturalezza”.

L’anno prima di questo lavoro, nel 1924, Kaminer aveva conosciuto ed allenato un giovanissimo (13 anni) Mikhail Botvinnik, del quale aveva 5 anni di più ed era ben più forte. Botvinnik ricorda di averlo incontrato al Petrograd Chess Club (su Vladimirsky Prospekt) e Kaminer, che già a 18 anni era un ottimo maestro della composizione, lo aveva invitato a casa sua, dove viveva con la madre e la sorella, a giocare qualche partita di allenamento. Fu un 3 a 0 per Kaminer, ed ecco la chiusura di una di quelle tre partite:

Botvinnik-Kaminer, 1924
Mossa al Bianco

Normale che rimase in Kaminer la sensazione che Botvinnik non potesse essere un gran giocatore, al punto che un paio d’anni dopo, nel 1926 nella semifinale del campionato di Leningrado, quando Mikhail vinse addirittura col 100% dei punti, Sergey si rivolse a lui scherzosamente così: “ma come hanno fatto tutti quanti a perdere con te?”.

Sergey Mikhailovich Kaminer (1906-1938) era un ingegnere, come Kofman, un ingegnere chimico. Botvinnik gli restò sempre amico, e avrebbe poi scritto che l’abilità di Kaminer era alla pari con quella di luminari come Troitsky, i fratelli Platov e L. Kubbel.

Un giorno, sul finire del 1937, Mikhail ricevette una telefonata di Sergey, il quale volle incontrarlo per consegnargli un manoscritto contenente tutti i suoi studi, alcuni ancora in bozza. Botvinnik avrebbe custodito a lungo quel quaderno, e lo rese pubblico (scrisse lui stesso) soltanto negli anni ’50. Sergey Kaminer aveva forse avuto qualcosa di più di un presentimento: infatti nell’agosto 1938 venne arrestato, il successivo 27 settembre fu condannato a morte dalla Corte Suprema dell’URSS e immediatamente ucciso.

Kaminer è stato una delle tante innocenti vittime del terrore staliniano e, come accadde per altri, nel 1956 fu dalla stessa Corte Suprema tardivamente riabilitato. Quel 27 settembre del 1938 il mondo della composizione scacchistica perse per sempre, e prematuramente, uno dei suoi più grandi geni.


(P.S.: i giocatori Arvid e Piotr sono personaggi d’invenzione, tutto il resto è realtà).

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