Uno Scacchista

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Kristofer e “Chess Terminator”: disavventura o dramma sfiorato?

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Immagine dalla pagina Instagram della Federazione degli Scacchi di Mosca

(Uberto D.)
La notizia del robot-scacchista che ha rotto un dito a Kristofer, un bambino di 7 anni, durante una partita dimostrativa a Mosca ha fatto, giustamente, il giro del mondo. Certo, dispiace notare come la risonanza di questo spiacevole evento sia stata maggiore di quella riservata alla rinuncia di Carlsen alla difesa del titolo mondiale o all’imminente inizio delle Olimpiadi scacchistiche, ma a quanto pare le regole dei media questo prevedono…

La particolarità di questa notizia è che è stata accompagnata da un video, invero di bassa qualità, diffuso prima via Telegram da “Baza” (una social russo) e poi ripreso dai principali media a livello mondiale, che mostra quello che è successo nella zona dimostrativa del robot “Chess Terminator” negli spazi di contorno del tradizionale Open di Mosca che si è svolto dal 14 al 20 luglio.

Quello che è accaduto è drammaticamente semplice nella sua dinamica e l’effetto è il dolore inflitto ad un bambino di 7 anni, che ha avuto un dito fratturato (o solo “schiacciato” come dicono altre fonti) dal robot contro il quale stava giocando. L’interpretazione del fatto e la sua narrazione sono però state da subito improntate a una sorta di atavica “sindrome di Frankenstein” o più moderna “robofobia”: si è scritto di “robot impazzito“, di “robot che afferra e spezza il dito di un bambino“, di “disperati tentativi” di rimuovere il dito dalla “morsa della macchina”.

Un po’ per cercare di rassenare gli animi (ho letto discussioni furibonde tra persone che neanche hanno guardato il video), proverò a dare qualche informazione di contesto e a descrivere quello che si capisce dall’analisi del video.

Il robot di Konstantin Kosteniuk

Se il nome dell’inventore del robot vi suona familiare, avete ragione: si tratta del padre di Alexandra Kosteniuk. Sono ormai 15 anni che le sue creature robotico-scacchistiche sono in circolazione e, oltre a vincere match con simili macchine, vengono mostrate in vari eventi per intrattenere il pubblico e dimostrare non tanto le loro capacità scacchistiche (per quello i robot non servono), quanto per mostrare l’abilità e la precisione dei movimenti e delle sequenze di movimenti, giocando in simultanea contro tre avversari.

Trattandosi di una macchina, “Chess Terminator” si muove molto velocemente e fa effettivamente impressione, ma è inevitabilmente “macchinoso” (se mi permettete il gioco di parole). Alcune mosse, infatti, sono difficili da compiere “con una mano sola”, in particolare la cattura dei pezzi avversari e la promozione dei pedoni.

Per il robot, la sequenza della mossa è normalmente

  1. prendo il mio pezzo
  2. lo sposto dove deve andare
  3. lascio il mio pezzo
  4. schiaccio l’orologio (altro elemento ad impatto visivo, perché lo schiaccia molto delicatamente e con precisione)

Quando deve essere mangiato un pezzo, la sequenza è ovviamente più complicata e richiede due “step” preliminari:

  1. prendo il pezzo avversario
  2. lo metto in un cestino fuori dalla scacchiera
  3. prendo il mio pezzo
  4. lo sposto dove deve andare
  5. lascio il mio pezzo
  6. schiaccio l’orologio

Solo dopo aver completato la sequenza la mossa “passa all’umano”. Il video qui sotto, girato a Skolkovo durante la tappa del Grand Prix femminile del 2019, mostra chiaramente la procedura.

A dispetto del nome dato alla macchina dal suo inventore (Chess Terminator), il braccio meccanico deve spostare pezzi di scacchi del peso di solo qualche decina di grammi, quindi non ha bisogno di esercitare molta forza. Come si vede bene, la “mano” del robot è costituita da quattro colonnine di metallo che si stringono attorno al pezzo e, grazie anche a una sorta di elastico nella parte finale, permettono di sollevarlo e spostarlo. Teniamolo a mente ripensando al “robot che afferra il dito”.

Quello che è successo

Nel video di Mosca, si vede il robot che intende giocare la mossa Ag4xDd1. Il braccio meccanico prende quindi la Donna e la depone nel cestino. A questo punto, il bambino, impaziente, muove subito la sua Torre da a1 a d1, anticipando la ricattura dell’alfiere che sarebbe andato in d1 senza aspettare che il robot completi effettivamente la procedura e schiacci l’orologio. Questo modo di muovere è scorretto anche in una partita regolare ma… Kristofer è un bambino di 7 anni e, come dice l’amico Lucio Ragonese “nella partite tra bambini di quella età si vedono cose altrimenti inimmaginabili!

Cosa dovrebbe fare adesso il robot una volta che, sorprendentemente, i sensori gli dicono che la casa d1 è di nuovo occupata da un pezzo bianco? Qui entra in ballo l’algoritmo di gestione che invece di bloccare il braccio in attesa dell’intervento di un operatore per risolvere una evidente incongruenza, interpreta la cosa come se non fosse successa, si rimette in moto e inizia il movimento per posizionare l’Alfiere g4 in d1 e completare così la mossa. Questo è già un grave errore.

Il bambino in realtà non ha ancora tolto la mano dalla torre (è un po’ indeciso e il braccio robotico è veloce!), il braccio meccanico arriva con l’alfiere e la pinza spinge il pezzo verso il basso e, purtroppo, schiaccia il dito del bimbo. A questo punto il braccio si blocca e nulla mostra che abbia fatto tentativi di muovere ulteriormente. I sensori avranno rilevato che c’era qualcosa di anomalo oppure gli operatori lo hanno fermato, ma nel bloccarsi ha mantenuto la presisone sul dito del bimbo e sul pezzo. Questo è un secondo errore.

Tutto ciò non doveva succedere, ma non si può pretendere che un bambino rispetti tutte le regole (se per questo neanche gli adulti sono affidabili al 100%). Avendo deciso di far giocare un bambino contro un braccio meccanico senza la supervisione di un adulto (anche questa una decisione dubbia), il robot doveva essere progettato per “bloccarsi, aprire la mano e portare il braccio in una posizione di riposo” in caso di situazione imprevista, e non di bloccarsi così come stava.

E’ anche possibile che uno degli operatori (che nel video si vede smanettare furiosamente su quello che sembra un tablet) abbia “spento” il robot, lasciando così il braccio bloccato. Se così fosse, si tratterebbe di un altro errore. Sono sicuro che esiste un pulsante di “reset” (che non possono non aver previsto), che avrebbe effettuato la procedura di cui parlavo: aprire la pinza e tornare in posizione di riposo.

A questo punto (mia ipotesi) il bambino si è comprensibilmente spaventato e prima che potesse intervenire un inserviente ha cercato di sfilare via il dito. Non riuscendoci, sono intervenuti anche due adulti ed è molto probabile che, forzando, il ditino si sia fratturato. Su ChessTech viene riportato che il dito non sia stato in realtà fratturato, ma solo “schiacciato”. Non ho modo di sapere le conseguenze esatte sul bambino causate dalla poco amichevole “stretta di mano” del robot, ma di certo quello che è successo non doveva succedere. Punto.

Conseguenze reali e paure irrazionali

Le cronache da Mosca ci dicono che Kristofer, descritto come uno dei giocatori più bravi di Mosca nella sua categoria “under 8”, abbia continuato a giocare il torneo C dell’Open di Mosca (che concluderà con 5 punti su 9) con il ditino ingessato, ma anche che i genitori hanno intenzione di adire alle vie legali contro i produttori del robot.

Premesso che mi spiace terribilmente per il bambino e che nulla vale l’incolumità di una creatura di 7 anni, sono rimasto però molto sorpreso dagli attacchi al robot “impazzito”. E’ chiaro che qualcosa è andato storto, ma è anche evidente che il robot non ha compiuto manovre fuori controllo, così come è evidente che la procedura per afferrare il pezzo è molto gentile, tanto che chi è andato in soccorso del bambino ha potuto sfilare il dito senza neanche avere bisogno di utensili: credete sarebbe stato possibile se il robot avesse esercitato la pressione che sicuramente avrebbe potuto applicare?

Immagine dalla pagina Instagram della Federazione degli Scacchi di Mosca

Quel che non ha funzionato è da un lato la procedura di gestione di una incongruenza (la ricomparsa di un pezzo nella casa da dove è stato appena rimosso un pezzo) e dall’altro la pessima gestione dell’evento di interazione incontrollata con il giocatore umano (che comprende la gestione algoritmica e la gestione umana da parte degli assistenti allo “show”).

Da qui, però, a lanciare accuse a robot fuori controllo o immaginare crudeli ingegneri e spietati industriali che non si curano dell’incolumità dei bambini ce ne corre.

Adesso il “Chess Terminator” dovrà essere temporaneamente bloccato e quello che è successo analizzato in tutti gli aspetti tecnici e procedurali, ma mi auguro che questo “turco moderno” sarà presto di nuovo in circolazione. Più sicuro e meglio supervisionato, ma sempre in grado di mostrare, in maniera giocosa, cosa la meccatronica di precisione è in grado di fare e fa per noi tutti i giorni in tutti i processi industriali.

Kristofer avrà bisogno di essere accompagnato per superare il trauma psicologico, più che quello fisico, e confido davvero che la sua passione per gli scacchi lo aiuterà. Forza, piccolo.

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