Una partita col Maestro Alfred Rubinstein
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Il testo originale della partita scritto sul taccuino
(Mario Spadaro)
Alfred Rubinstein nato a Chemnitz in Germania nel settembre del 1911, fu allievo di Nimzowitsch, forte giocatore fin da giovane, divenne maestro a 17 anni.
A pagina 108 nel numero di Aprile della rivista Wiener Schachzeitung del 1933, è citato come vincitore del campionato cittadino di Chemnitz.
Dopo la vittoria dei Nazionalsocialisti nelle elezioni del Marzo 1933 che avrebbe portato ad una discriminazione e poi alla persecuzione dei cittadini tedeschi di religione e cultura ebraica, si trasferì a Milano in Italia.
La famiglia fu sterminata nei campi di concentramento durante la guerra, lui era in Italia per motivi di studio (era Ingegnere tessile) ed era riuscito ad avere documenti falsi da cui risultava essere Alfredo Mamolino nato a Sorrento.
Riuscì a salvarsi per buona sorte e si sposò nel 1946 a Milano; fondò una piccola fabbrica di calze da donna (collant) che purtroppo dopo pochi anni fallì.
Successivamente costituì una ditta di import-export con il nome di MARO (Marco e Roberto, i figli), che gli diede da vivere decorosamente.
Era un giocatore blitz fortissimo; partecipò con successo a molti tornei, incontri a squadre e festival e continuò a giocare anche quando divenne anziano.
Vinse i campionati italiani seniores 1983, 1985, 1986 e 1987, ma non gli venne attribuito il titolo perché non era cittadino italiano.
All’età di ottantasei anni (era il decano della manifestazione) ottenne un dignitoso piazzamento nel 6° Offenen Weltmeisterschaft der Seniorinnen und Senioren del 1966 di Stadt Bad Liebenzell (vinto da Suetin, davanti a Lein, Klovans, Uhlmann, Schestoperow, Gruzmann, Baumgartner, Taimanow, Kudinov, Wasjukov, Krogius etc.).
Morì a Milano il 2 marzo 2000, fu sepolto nel Riparto Ebraico del Cimitero Maggiore di Milano, tomba n. 85; trascorso il periodo decennale, come vuole la prassi i suoi resti vennero trasferiti nell’ossario dello stesso riparto del Cimitero Monumentale.
Nel mese di agosto del 1970 mi recai a Bari per partecipare ai quarti di finale del campionato italiano (9 turni) che si sarebbero svolti nelle fresche sale del Castello Svevo.
Poiché era stato organizzato anche un importante torneo internazionale (15 turni) che iniziava prima, ed avevo intenzione di vederlo (almeno in parte) senza l’assillo delle mie partite, anticipai l’arrivo di una settimana, durante la quale avrei potuto anche visitare la città.
Fui cordialmente accolto da quel gran signore che era Manlio Bozzo, il quale mi presentò ai frequentatori del circolo di Bari.
Qui conobbi Storov Paparella (problemista ed accademico della Crusca), che anni prima aveva vissuto per un certo periodo a Catania, e gli portai i saluti dell’Ing. Clementi Landolina (che era divenuto suo amico durante il tempo trascorso in Sicilia).
Al circolo, ubicato in un appartamento, incontrai anche il maestro milanese Alfredo Rubinstein, il quale era venuto a Bari convinto di poter prendere parte al torneo internazionale (che invece non era un torneo a partecipazione libera ma ad inviti diramati in precedenza).

Foto di proprietà di Fabio Finocchiaro
Nella foto si riconoscono da sinistra dall’alto, in piedi su due file: ?? – Clementi Landolina – Fabio Finocchiaro – Trezza – ?? – Cecaro – Altobelli – ?? – ?? – ?? -?? – ?? – Rubinstein ; i 5 in piedi sulla destra: Del Pezzo – sig.ra Viscardi – Fricker – ?? – Menna; seduti: Del Vecchio – Asmundo – Castiglioni – Anastasi – Contedini – Ferrantes – Milanesi; accosciati: Franco – D’Ippolito – Porreca – ?? – ?? – ??
Gli parlai di Fabio Finocchiaro, con il quale aveva giocato nel 1957 al Festival Partenopeo e nonostante il caldo opprimente (lui non si tolse mai la giacca), gli proposi di giocare una partita amichevole che trascrissi su un taccuino, sul quale alla fine appose la sua firma indicando anche l’indirizzo della sua abitazione (Via Filippo Corridoni 22) nel caso in cui mi fossi recato a Milano.
Lui era nato nel 1911 (stesso anno di mio padre e per questo ero molto rispettoso nei suoi riguardi) e mentre discutevamo scoprimmo di avere diversi punti di intesa.
Ci siamo rivisti l’indomani (venne a prendermi in albergo di buon mattino) per fare una gradevole passeggiata sul lungomare, durante la quale abbiamo conversato su tanti argomenti, che spaziavano dagli scacchi alla religione.
Lui era fiero ed orgoglioso di essere ebreo e ad un certo punto mi disse: «Sai in Israele come si distingue la parte di confine ebraica dall’altra? Nella nostra vi sono verdi e rigogliose coltivazioni, nella loro c’é il deserto!».
Poi da buoni amici ci salutammo perché non potendo partecipare al torneo internazionale ritornava a Milano e non lo rividi più.
Questa fu la partita:
Mario Spadaro – Alfred Rubinstein
Circolo Scacchistico di Bari, Agosto 1970
Commenti di Mario Spadaro
E’ stata una partita amichevole ma molto combattuta!
Ho attaccato con veemenza il lato di Re e per due volte ho avuto l’occasione di vincere, poi la complessità della posizione e la stanchezza causata dal caldo afoso mi stavano facendo perdere, ma per fortuna anche i maestri a volte sbagliano.
Non sapevo dell’esistenza di quest’altro Rubinstein. A questo punto musica e scacchi pareggiano 2-2, e curiosamente tutti e quattro hanno il nome che inizia per A: Anton e Arthur musicisti, Akiba e Alfred scacchisti…
Prima dici al Maggiore, poi al Monumentale! È al Campo 11 del Cimitero Ebraico del Maggiore, il numero 85 è corretto. Inoltre per gli ebrei non si parla di campo decennale, quindi potrebbe rimanere lì.