Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Un pomeriggio con il GM Robert Hübner

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Robert Hübner a TIlburg nel 1983 (foto di Rob Bogaerts / Anefo)

(Mario Spadaro)
Nell’estate del 1980 ricevetti una visita inaspettata. Avevo abbandonato il gioco agonistico da quasi 10 anni, ma continuavano ad interessarmi le vicende scacchistiche relative agli alti livelli (tornei zonali, interzonale, candidati e campionato del mondo), come un tifoso che segue le nazionali di calcio.

Un giorno arrivò una telefonata da parte di Fabio Finocchiaro: «Ciao Mario. Oggi pomeriggio sei libero da impegni?». Alla mia risposta affermativa aggiunse: «Allora vengo a casa tua con Hübner».

Quando nel 1964 strinsi amicizia con Fabio, ero certo di avere incontrato una persona fuori dal comune (divenne il 25° Campione del Mondo per corrispondenza), che aveva un numero elevato di contatti e conoscenze, e questa fu una delle tante conferme.

Seppi dopo, che Hübner non era un giocatore di scacchi a tempo pieno, ma che di professione faceva il «papirologo», studiava ed interpretava i testi in scrittura geroglifica su papiri.

Era stato per un paio di giorni al Museo del Papiro di Siracusa (unica città in Europa dove ancor oggi la pianta del papiro cresce spontaneamente lungo il fiume Ciane) e adesso si trovava di passaggio a Catania prima di ritornare in Germania.

Era una persona longilinea, con barba curata, modi gentili e parlava benissimo l’italiano, una delle tante lingue che conosceva (una ventina tra lingue morte e correnti!).

Si era da poco conclusa la semifinale del Torneo dei candidati giocata ad Abano Terme, che lo aveva visto prevalere su Lajos Portisch con il punteggio di +2 =9 e quindi gli chiedemmo se poteva commentarci qualche partita del match.

Scelse una delle due vittorie (il ricordo è sfocato perché è passato molto tempo e non mi sovviene più di quale delle due si trattasse esattamente).

Con le sue dita affusolate muoveva i pezzi sulla scacchiera con la stessa abilità di come un musicista preme i tasti del pianoforte, andando avanti e indietro quando spiegava una variante, per poi riposizionare rapidamente i pezzi dal punto in cui era stata interrotta la partita principale.

Era talmente veloce nell’esposizione che facevo fatica a seguirlo, e ad un certo punto per rallentarlo un pò, gli chiesi un giudizio sulla posizione che in quel momento si era creata sulla scacchiera.

La sua risposta, seria e più mormorata che non detta, mi lasciò basito: «Credo che la mia partita sia irrimediabilmente perduta!».

Sorprendente! Mio padre era ancora abbonato a riviste italiane, francesi, tedesche, inglesi e spagnole e nessuno dei commentatori delle partite della semifinale aveva minimamente accennato al fatto che Hübner si fosse trovato con la partita compromessa, vincendo poi per gli errori di Portisch, anzi tutti avevano lodato il suo gioco impeccabile e senza sbavature!

Questo aneddoto serve a far capire come i cronisti ed i commentatori di una volta fossero tutt’altro che attendibili.

Robert Hübner, Vlastimil Hort, Rafael Vaganjan e Boris Gulko al Chess Coal Match di Marienbad 2011 (foto di Martin Chrz)

Hübner ci disse anche che per l’incontro con Portisch aveva ingaggiato come “secondo” il grande maestro cecoslovacco Vlastimil Hort (formidabile teorico), e questa é un’altra notizia che le riviste scacchistiche di quel periodo non pubblicarono.

Da allora sono trascorsi tanti anni, ed a volte ripensando a questo episodio, pian piano mi sono convinto che Hübner si riferiva alla nona partita del match, che io adesso ho fatto analizzare dal computer (Arena):

Le precedenti otto partite erano terminate in parità; cosa sarebbe accaduto se Portisch avesse vinto questa partita?

Oltre all’impatto psicologico per la vittoria, sarebbe passato in vantaggio di un punto con sole tre partite alla fine del match, nelle quali per giunta lui avrebbe giocato due volte con il bianco.

Concludo col ricordare che Hübner nella finale dei candidati di Merano contro Korchnoi, era in vantaggio dopo sei partite (+2 -1 =3) ma nella settima fece una svista in un finale pari e perse.

Dopo aver ceduto anche nell’ottava si ritirò, mancando per un soffio la possibilità di sfidare il campione del mondo Karpov.

Comunque mi è rimasta la soddisfazione di aver avuto come ospite gradito, il terzo miglior giocatore di scacchi al mondo di quel tempo e tenuto conto del suo carattere piuttosto schivo e riservato che lo ha sempre caratterizzato, mi considero un privilegiato.

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