Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

The Prisoner’s Dilemma – Scacchi dietro le sbarre

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(Mirko Trasciatti)
Il progetto portato avanti già da tempo grazie all’azione del CONI ed alla competenza del tecnico Mirko Trasciatti, ha avuto grande riscontro da parte della popolazione detenuta e sta avendo importanti ricadute sul percorso di crescita personale dei detenuti che vi prendono parte.

(Dott. Luca Sardella, ex Direttore della casa di reclusione di Maiano, Spoleto, in occasione del 1° Torneo Rapid FIDE del Dicembre 2017)


L’essere umano apprezza veramente la libertà solamente quando gli viene sottratta. Alla privazione della libertà si risponde coltivando qualità umane e attività per cui non c’era un precedente interesse. L’attenzione per gli scacchi e la costante dedizione allo studio di tale sport offrono al recluso più di un semplice conforto, bensì hanno il potere di rendere più sopportabile la detenzione e di cambiare, talvolta radicalmente, il carattere del detenuto.

Gli studi criminologici

Le attuali ricerche criminologiche sulla spiegazione del comportamento antisociale e deviante, basate su studi longitudinali, propendono per un approccio multifattoriale, abbandonando la tendenza a spiegazioni deterministiche di causalità lineare. Secondo tale approccio il comportamento delinquenziale è il risultato di un processo che inizia dalla prima infanzia; vi sono tuttavia numerosi fattori a breve e lungo termine, che possono agire a vari livelli, influenzando il processo decisionale che conduce al comportamento criminale.
Si parla di “fattori di rischio” e “fattori protettivi”, e sono proprio quest’ultimi che essendo variabili possono interagire con i fattori di rischio modulandone gli effetti.
Sulla base di alcuni studi derivanti da corsi di scacchi presso istituti penitenziari, possiamo riscontrare quanto tale esperienza possa incidere su alcuni fattori, diminuendo quelli di rischio e aumentando quelli protettivi.
Gli scacchi, infatti, possono migliorare l’attenzione, le funzioni esecutive e l’autocontrollo (fattori di rischio individuali), nonché il rispetto delle regole e dell’avversario (fattori di rischio sociali economici) e la valorizzazione di abilità già note o la creazione di nuove (fattori di rischio scolastici/occupazionali).
Anche in ambito sociale, il “nobil giuoco”, svolge un ruolo principale, abbattendo i muri razziali e di emarginazione, favorendo le abilità sociali e il senso di appartenenza a gruppi (fattori relazionali). In campo scientifico, riscontriamo invece un aumento delle funzionalità cognitive, della capacità di autocontrollo, del problem solving e una diminuzione del livello di impulsività (fattori protettivi individuali).

Esistono, tuttavia, altri fattori e alcuni disturbi mentali che influenzano la condotta criminale e che non possono essere modificati dalla pratica degli scacchi.
Ciononostante, l’esperienza riportata mostra che un corso di scacchi offre delle opportunità che, se sapientemente sfruttate, possono contribuire, insieme ad altri interventi, a migliorare la qualità della vita dei detenuti e possono sostenere un percorso di recupero e prevenzione delle recidive agendo su alcuni fattori.

Seguire un corso di scacchi per i detenuti porta così a spezzare la vita quotidiana, tempi vuoti vengono riempiti con discussioni su tattiche e strategie, l’entusiasmo per il gioco prende il posto della noia e non lascia spazio ad altri pensieri “che affliggono il detenuto”.

Il filo invisibile che lega quindi gli scacchi e il carcere diventa così qualcosa di incredibile, che va al di là del semplice “gioco”. La contrapposizione tra il bene e il male, si trasforma in un gioco di “colori” tra Bianco e Nero, il tutto e il niente, e nel mezzo una continua battaglia mentale nella quale ogni mossa rappresenta un vero e proprio ostacolo da affrontare.

Eugene Brown, l’ultimo divenuto primo

Per aiutarci a capire gli studi sopra citati, parleremo di Eugene Brown, un afro-americano che sin da adolescente ha avuto spesso scontri con le forze dell’ordine che lo hanno portato ad entrare e uscire da diversi istituti penitenziari giovanili. La sua vita però è stata influenzata sin dalla giovane età. Brown nasce nel 1946 da una famiglia benestante. La madre, lavorava nel Department of Interior del governo federale mentre il padre lavorava part-time in una fabbrica di armi navali e in un negozio di liquori, sarà proprio questo che esporrà il piccolo Brown verso l’uso dell’alcool. Con il tempo, la sua vita non andò a migliorare. Trasferitosi a Fort Dupont, un quartiere residenziale situato nel sud-est di Washington DC, nonostante dovesse iscriversi al 7° anno di scuola, venne iscritto al 6°, non riuscendo a superare il test di ammissione che certificasse le conoscenze di base richieste. Oltre al danno, anche la beffa di essere l’unico bambino afro-americano (negro, come si definisce in una delle sue interviste) all’interno dell’istituto scolastico.

Non tutti però sanno che alcuni dottori di Harvard hanno recentemente coniato il termine “hood disease” come termine per una più complessa forma di PTSD (Post-Traumatic Stress Disorder – Stress da Disordine Post-Traumatico) che minaccia il benessere dei giovani del centro cittadino. Il centro di controllo e prevenzione delle malattie americano stima infatti che un 30% dei ragazzi che vivono nel centro città sono affetti da questo disordine, che è sostanzialmente differente da quello dei soldati rientrati dalle zone di guerra, e che specificatamente si riferisce a ragazzi che fuggono dalle loro comunità, i più esposti a questo tipo di trauma.

Sarà proprio a causa di questo che Brown inizierà le sue avventure all’interno degli istituti penitenziari che lo porteranno poi a scontare una condanna a 18 anni di carcere per rapina in banca.

All’interno del carcere Brown farà la conoscenza di un giovane detenuto con la passione per gli scacchi, che cambierà radicalmente la sua vita. Imparerà che nella vita come negli scacchi ci sono diverse fasi importanti (apertura, mediogioco, finale) e che nessuna di esse è completamente indipendente. Per ognuna, infatti, occorre effettuare scelte in prospettiva della fase successiva.

A scacchi, quindi, non si vince e non si perde. Tutto ciò che fai è semplicemente imparare lezioni. La conoscenza e la comprensione del gioco, infatti, portarono Brown ad avere una visione del mondo del tutto nuova. Ma d’altronde, come egli stesso afferma, la droga e l’alcol sono la porta di ingresso per 30 anni di dipendenze.

Il culmine del suo cambiamento lo ebbe in corrispondenza di un discorso con il suo “maestro” di scacchi. Durante il suo lungo soggiorno nella prigione federale, il suo neo-amico un giorno gli chiese “Chi sei?” e lui “Eugene Brown”, ma lo scacchista aspettandosi una tale risposta, prontamente rispose “No! Chi sei veramente?”. A questo punto Brown rimase allibito e chiese cosa intendesse dire con quelle parole. Così il suo amico prese in mano il Re e gli disse “Non sarai Re fino a quando non accetterai la tua regalità e continuerai a tornare nella tua prigione”. Un’affermazione sorprendente che ha echeggiato nella sua mente per anni.

Ma qual è il significato intrinseco di queste parole? Fintanto che continueremo a vivere le vite degli altri, facendoci impartire ordini, non saremo mai padroni della nostra vita. Quando impareremo a decidere noi stessi per il nostro futuro, solo a quel punto saremo capaci di evadere dalle nostre prigioni. Molto spesso è proprio a causa di questo che inizia quel lungo processo interno di “incarcerazione”. Questo insegnamento per Brown fu talmente importante che decise di applicarlo all’interno dei suoi programmi di insegnamento.

Da qualche anno, infatti, ha avviato un progetto nella prigione centrale di Raleigh dove insegna scacchi ai giovani detenuti. Sapendo cosa gli scacchi sono stati capaci di fare nella sua vita e in quella degli altri, ha deciso che un tale strumento debba essere utilizzato anche in altri istituti penitenziari. Ed è proprio per questo che spera di avviare una Youth Chess League nella sua zona.

Grazie alla sua storia e al suo impegno ora tutti gli istituti penitenziari giovanili della prigione centrale hanno un programma di scacchi e tutte le prigioni federali hanno gli scacchi tra le principali attività di reintegro.

Oggi Brown è il fondatore e CEO di The Big Chair Chess Club, Inc., un’organizzazione no-profit, dove utilizza gli scacchi come filosofia per insegnare lezioni di vita ai bambini del centro città. L’organizzazione è stata fondata e formata per raggiungere l’irraggiungibile e insegnare ai giovani il motto “Pensa sempre prima di muovere”. L’organizzazione ha lo scopo di insegnare scacchi come strumento per migliorare la qualità della vita delle persone, nonché per migliorare la concentrazione, l’autodisciplina e per acquisire nuove abilità spendibili nella quotidianità.

Progetto “Chess for Freedom” – il torneo!

Il progetto “Chess for Freedom” nasce per sostenere una linea di lavoro legata a favorire la reintegrazione del detenuto all’interno della società. Grazie quindi ad un accordo di cooperazione firmato tra la FIDE e l’ufficio dello sceriffo della contea di Cook (Chicago, USA), il progetto ha trovato terreno fertile ed è divenuto realtà nel 2021.

Alcuni dati:

2019, International Online Chess Tournament for Prisoners – 5/6 Agosto 2019: 7 squadre partecipanti in rappresentanza di 7 nazioni (Armenia, Biellorussia, Brasile, Inghilterra, Italia, Russia, USA).
Podio: Russia, Italia, Biellorussia.

2021, 1° Intercontinental Online Chess Championship for Prisoners by FIDE – 13/14 Novembre 2021*: 42 squadre partecipanti in rappresentanza di 31 nazioni (Argentina, Armenia, Australia, Cipro, Colombia, Croazia, Ecuador, Emirati Arabi, Filippine, Georgia, Germania, Giamaica, Inghilterra, Isole Turks e Caicos, Italia, Kirghizistan, Macedonia, Mongolia, Norvegia, Paesi Bassi, Palestina, Portogallo, Repubblica Ceca, Russia, Serbia, Spagna, Stati Uniti, Trinidad and Tobago, Ucraina, Uruguay, Zimbabwe)
Podio Assoluto: Mongolia, Zimbabwe, Russia e Macedonia.
Podio Femminile: Georgia, Russia, Trinidad and Tobago.

2022, 2° Intercontinental Online Chess Championship for Prisoners by FIDE – 13/14 Novembre 2022*: 85 squadre (+102%) iscritte in rappresentanza di 46 nazioni (+48%). Il torneo è in corso di svolgimento.
*Giornata Internazionale dell’Educazione in carcere

Torneo maschile
Tornei giovanile e femminile

[Tutte le immagini di questo articolo sono tratte da chessforfreedom.fide.com]


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