Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

I Tornei Internazionali di Scacchi del Banco di Roma: Eric Lobron

6 min read

Eric Lobron (Foto dal sito web della rivista tedesca Perlem Von Bodensee)

(Antonio M.)
“♬♪ Arriva lui, bello bello ♫♩“… Calma ragazzi, no, non ci siamo dati alla musica, né questo è diventato un blog scacchistico musicale, anche se questo simpatico tormentone di Federico Martelli, che però con leggerezza vuole lanciare un messaggio sul mobbing praticato dai datori di lavoro, ci è entrato nella testa visto che è diventato virale e viene utilizzato per alcuni video di svariata natura sul web.

Nel nostro caso, nessun datore di lavoro arrogante e presuntuoso. Qui raccontiamo, invece, dell’entrata in sala del torneo del teutonico, di origini statunitensi, Eric Lobron: giovane, alto, longilineo, occhi chiari, folta e mossa capigliatura scura (non bionda, e qui non ci siamo! Ahi, ahi) ed alla fine, a condire il tutto, anche bello, anzi… bello bello! Insomma, a volte ti chiedi come la natura sia così generosa con alcuni ed avara con altri e se questa non sia una mera ingiustizia!

Parliamo di fine febbraio del 1983 e del Gruppo A del nostro Torneo Internazionale di Scacchi del Banco di Roma. Eric Lobron, appena ventitreenne, era un giovane Grande Maestro che si presentava con il secondo rating del torneo, dietro al fortissimo Pinter che ne aveva già vinti due, di cui uno appena l’anno precedente, e che si apprestava a vincerne il terzo.

Eric Lobron in azione (Foto dal sito Web Chesspuzzle.net)

Lobron non poteva non attirare le simpatie degli appassionati, per la sua faccia fresca e pulita e perché, dai miei ricordi, “non se la tirava” più di tanto, anzi, diciamo per niente, e si dimostrava anche disponibile a colloquiare con il pubblico che assisteva alle partite.

Finita una partita prima del solito, non mi ricordo con quale “aggancio”, ci ritrovammo a parlare con lui, forse nel tentativo di avere un’intervista per la rivista Zeitnot, o semplicemente per scambiare due chiacchiere. Io avevo davanti a me quello che poteva essere definito il sogno che ti si materializzava all’improvviso: un forte e giovane giocatore con il quale identificarsi che ci raccontava di girare il mondo per disputare tornei e che, su una mia domanda sulla possibilità di vivere con gli scacchi, ci disse che guadagnava cifre che andavano intorno ai quaranta milioni di lire all’anno, che all’epoca rappresentavano decisamente una cifra importante. Lui parlava in maniera affabile e sorrideva e io pensavo a quello che avrebbe potuto essere e che non è stato, essendo cosciente che pur avendo io qualche anno meno di lui, mai avrei raggiunto il suo livello.

Quel torneo per Lobron non andò come ci si sarebbe potuto aspettare dal suo punteggio Elo, e finì con un modesto cinquanta percento dei punti in palio, lasciandoci un poco con l’amaro in bocca, perché se per qualcuno si sarebbe dovuto parteggiare, esclusi gli italiani, io lo avrei fatto per lui.

Una partita che mi rimase impressa e che mi sorprese per una continuazione da lui scelta che non avevo mai visto e che mai immaginavo potesse essere giocata, fu la seguente.


Partita interessante, con la scelta di una variante che in quei tempi fece capolino nella pratica dei tornei, portando una sorta di piccola rivoluzione per quel tipo di posizione in un’epoca, ricordiamolo, sempre pre-Engines.


Nella prossima partita giocata contro una nostra recente conoscenza, lo spagnolo Manuel Bellón, impianta un sistema prettamente ipermoderno come a cercare di evitare posizioni che potessero scatenare la vena “gambettistica” dell’eclettico spagnolo, noto per giocare varianti molto tattiche alla prima occasione utile.


Nella sua partita con Pinter, dimostra il suo acume tattico sacrificando un pezzo che il suo avversario non accetta. Certo, vedendo questa partita ci si chiede come sia possibile che non abbia lottato per i primi posti.

Diciamo che al ragazzo il coraggio non mancava e neanche la voglia di buttarsi nelle complicazioni, anche se in questa partita sembrava avere il freno a mano tirato.


Nel 1981 decise di abbandonare i suoi studi di legge per dedicarsi completamente al professionismo e i fatti inizialmente sembravano avergli dato ragione, tanto che negli anni Ottanta fu considerato l’astro nascente dello scacchismo internazionale.

Vinse per due volte, nel 1980 e nel 1984, il Campionato Tedesco Assoluto di Scacchi e nel corso degli anni alcuni importanti tornei, tra cui quello di Biel nel 1981 (ex-æquo con Hort), Manila nel 1982 (ex-æquo con Polugaevsky), New York e Graz nel 1985.

Partecipò con la squadra tedesca a ben otto Olimpiadi, dal 1980 al 1996, al Campionato del Mondo a Squadre nel 1985 e a quello Europeo nel 1983, 1982 e 1992. Nello stesso anno raggiunse il suo rating migliore con un punteggio ELO di 2625 punti, piazzandosi al 21° posto della classifica mondiale.

È stato considerato il primo giocatore tedesco che, dopo Robert Hübner, sarebbe potuto arrivare a lottare per il Titolo Mondiale ed una chance la ottenne nel 1993, quando partecipò al Torneo Interzonale di qualificazione per il Campionato del Mondo PCA del 1995, disputato a Groningen in Olanda quando era già avvenuto lo strappo di Kasparov dalla FIDE.

Il torneo prevedeva undici turni con cinquantaquattro partecipanti a contendersi i sette posti a disposizione per qualificarsi al Torneo dei Candidati che avrebbe poi designato lo sfidante del Campione del Mondo, Kasparov in persona. Lobron arrivò buon decimo a solo mezzo punto di distacco dalla possibile qualificazione, ma lontano dalla performance di Hübner che sfiorò di un soffio il Match Mondiale contro Karpov.

Le cose poi non andarono nel verso sperato e, pur rimanendo un ottimo e pericoloso giocatore, non riuscì ad entrare stabilmente nell’élite dei giocatori più forti, né ad avere più la possibilità di partecipare ai tornei per concorrere ad un Ciclo Mondiale e alla fine degli anni Novanta si ritirò dall’attività agonistica rimanendo ancorato al mondo scacchistico giocando online in partite veloci, prima sul sito di Internet Chess Club e poi in quello di Chess.com, sempre con lo pseudonimo di “Yardbird”.

Eric Lobron e Carmen Kass (Foto adattata dal sito web del tabloid online estone Elu24)

Passati i “furori” scacchistici, almeno nel gioco a tavolino, eccolo nel 2004 concretizzare uno dei suoi doni di natura: conosce la bellissima modella estone Carmen Kass, con la quale farà coppia fissa per una decina di anni. Sì, è proprio lei l’avvenente figura femminile della famosa pubblicità del profumo di Christian Dior “J’adore”, con in sottofondo la bella e profonda voce di Barry White con la sua canzone “Never, Never Gonna Give Ya Up”.

Bellissima modella che non ha vissuto solo di passerelle avendo concorso, con un partito del suo Paese, per un posto nel Parlamento Europeo, per il quale non ha avuto però i voti necessari per essere eletta.

Ha poi presieduto, per ben otto anni dal 2004, la Federazione Scacchistica Estone, essendo lei anche un’appassionata di scacchi, anche se non al livello professionistico. Eh sì, una passione non maturata con Eric, ma infusa dal padre, Victor Kass, un allenatore di scacchi giovanile operante nel Sud dell’Estonia.

No, dai, a chi troppo e a chi niente: una donna bella, anzi bellissima, che fa la modella di professione e che gioca anche a scacchi… ma allora carissimo Eric, ce le hai avute proprio tutte!!

About Author

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: