Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

I Tornei Internazionali di Scacchi del Banco di Roma: Juan Manuel Bellón López

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Juan Manuel Bellón López (foto da www.chesshistory.com/)

(Antonio M.)
Juan Manuel Bellón López, per gli amici Juan (!) e sui segnaposto alla scacchiera J. Bellón: mamma mia che nome importante! Tutto doppio, nome e cognome, tutto così autorevole da sembrare quasi di origini nobili e, chissà, forse queste ci saranno anche state.

Non un giocatore di primissimo piano, ma pur sempre pluricampione di Spagna, avendo vinto ben cinque titoli nazionali tra il 1969 e il 1980. Il Mundo Deportivo del 31/08/1969, in occasione della sua prima vittoria del titolo nazionale ad appena diciannove anni, lo definì in maniera entusiastica “Bellón: un Maestro Mundial del adjedrez a la vista… Nuevo fenomeno Español”.

Le cose non andarono esattamente come previsto, o sperato, dal quotidiano sportivo spagnolo, e Bellón raggiunse il titolo di Grande Maestro solo nel 1978 in età decisamente più matura, diventando il terzo GM nella storia scacchistica spagnola, anche se conseguì lo stesso anno un prestigioso secondo posto al torneo Montilla-Moriles dietro a Spassky ed insieme a nomi quali Miles, Hort e Gligoric, insomma, non proprio robetta!

La sua partecipazione al 7° Torneo Internazionale di Scacchi (F.I.D.E.) del Banco di Roma, giocato a Roma da 19 al 28 febbraio 1983, non fu un evento propriamente da incorniciare, visto che realizzò un modesto 4 su 9 che mal si sposava con il suo palmares anche se, obiettivamente, il torneo era di una certa forza, e lui era quello tra i sei GM presenti ad avere l’ELO più basso.

Quello che però ricordo era il suo portamento che non passava inosservato: bella presenza, alto, longilineo, abbastanza elegante nei movimenti ed anche sufficientemente estroso.

E sì, perché negli anni Ottanta era abbastanza conosciuto per essere uno dei pochi che si avventurava nel controverso “Gambetto di Belgrado”, ottenendo tre l’altro buoni risultati. Io all’epoca questo non lo sapevo e quando vidi utilizzarlo contro Pinter, ne rimasi quasi esterrefatto.



Beh, patta dopo quattordici mosse con una variante di gambetto, proprio non me l’aspettavo. Però, questo Bellón, giocare un gambetto contro un avversario come Pinter, che aveva già vinto due edizioni del torneo, che fegato!

Un giorno arrivai prima che iniziasse il turno. Ero in anticipo sempre nel tentativo di rimediare qualche bollettino del torneo. C’erano già anche i miei amici motorizzati e si stava parlando dell’andamento del torneo quando vediamo arrivare Bellón, con in mano un astuccio, dirigersi verso la sua scacchiera. Si accomoda, poggia l’astuccio alla sua destra, dalla parte opposta alla bandierina con i colori della sua nazione. Apre l’astuccio e tira fuori dei pastelli colorati con una bella punta affilata, si fa un po’ di spazio sul tavolino, li posiziona uno accanto all’altro perfettamente allineati e prende il formulario.

Juan Manuel Bellón López’s colourful scoresheet (foto modificata dal sito web 4ncl.co.uk)

“Ma che sta facendo?”, “No, non ci credo”, “Ma dai, come i ragazzini!”. Sì, quello che stava accadendo aveva un po’ dell’inverosimile: Bellón stava colorando il formulario, avendo preso tra tutte le matite colorate solo le tre celeste, rossa e gialla, utilizzandole in questa maniera: con la celeste colorava tutto il contorno bianco al di fuori del rettangolo stampato dove vengono scritte le mosse; con la gialla tutte le colonne sinistre dove sono scritti i numeri delle mosse ed il tratteggiato centrale che divide le mosse del Bianco da quelle del Nero; con la rossa colorava la barra orizzontale sotto lo spazio riservato alla quarantesima mossa e cerchiava il numero 40. Insomma, definirlo originale, eclettico, simpatico ed anche un poco naif, è dire poco.

Una sorta di rituale che, sembra, facesse prima di ogni partita, quasi come fosse propiziatorio. Non lo so se in questo caso si possa parlare di superstizione, ma di sicuro era una cosa molto divertente. E lui lo sapeva, perché sono (quasi) sicuro di aver visto un accenno di sorriso mentre compiva la sua “opera” per la quale, in ogni caso, occorrevano svariati minuti prima che la finisse.

Mi sono chiesto più volte se questo ricordo fosse vero o frutto della mia immaginazione, tanto sembra irreale, anche perché parliamo di circa quarant’anni fa. Ma quando ho trovato la foto che vedete a sinistra, che ho modificato facendo apparire solo il formulario, tratta dal sito web inglese della  Four Nations Chess League, ho eliminato tutti i dubbi, compresi quello dei colori utilizzati e di come erano distribuiti. Da notare, tra le altre, come scrive la lettera “C” del Cavallo: più che una scrittura sembra un disegno, con lo spazio vuoto della lettera riempito da piccole strisce verticali! Mah, chissà se in Zeitnot…

Ma un’altra cosa che, purtroppo, ricordo invece molto bene è la sua partita contro Bela Toth. In quel momento il nostro beniamino, di chiare origini ungheresi ma oramai naturalizzato italiano, era in testa al torneo e una eventuale vittoria lo avrebbe portato a contendere a Pinter, che seguiva di mezzo punto, quella finale con ottime possibilità di spuntarla. Non ricordo bene quale turno fosse, mi sembra il penultimo, di sicuro il nostro tifo era tutto per lui.



Che delusione! Toth arriverà in quel torneo secondo a mezzo punto da Pinter che lo vincerà per la terza volta.

Però, bisogna dare atto a Bellón di avere affrontato la partita a viso aperto, con un gambetto sicuramente molto teorizzato già da allora, ma che alla fine ti lascia per gran parte della partita con un pedone di meno per un compenso posizionale supportato dalla costante iniziativa sull’Ala di Donna. Di sicuro per affrontare il tutto ad alti livelli, ci vuole una buona dose di coraggio, sangue freddo e di ottimismo, perché se il compenso non si concretizza e svanisce, si rimane semplicemente con un pedone di meno in finale.

Juan Manuel Bellón López nel 2020 (Foto di Lars OA Hedlund)

Di Bellón, in realtà, dopo di quel torneo non sentii più parlare fino a quando al circolo non mi giocarono in una lampo la seguente continuazione:



Pia Cramling e Anna Cramling Bellón (foto di Madelene Belinki alle Olimpiadi di Chennai)

Arrivando poi ai nostri giorni, vengo a conoscenza di una notizia quasi da gossip, materia sulla quale sono sempre stato abbastanza scarso. Ebbene, nel vedere le squadre femminili delle recenti Olimpiadi di Chennai, Riccardo e Uberto notano qualcosa di originale nella squadra svedese, che annovera tra le altre la giovane Anna Cramling Bellón, una Maestro Fide Femminile con dei cognomi familiari. Eh sì, perché il nostro Bellón ha sposato la inossidabile Pia Cramling, anche lei componente della squadra svedese, una tra le prime donne a raggiungere il titolo di Grande Maestro assoluto e Anna, che oggi ha vent’anni, è la loro figlia! Pur non avendo, ad oggi, raggiunto la forza dei genitori, è diventata un affermata “streamer” condividendo contenuti scacchistici sul suo canale Twitch, anche grazie al loro supporto.

Caricatura di Juan Manuel Bellón López di Andrés Wadalupe

E sì, perché mamma e papà non si tirano indietro ad apparire nei video, come in quello dove Anna ci racconta con orgoglio di quando il padre inventò nel 1969 il Gambetto Bellón. Nel video la simpatica ragazza non sembra aver preparato bene la lezione, visto che chiede “… il gambetto è del Bianco o del Nero?…”. Ma amore di papà, stiamo presentando il mio gambetto e non sai questa cosa basilare? “… del Nero, del Nero…” le risponde Jaun con un sorriso, accennando una smorfia un pochino ironica! Se volete conoscere direttamente la genesi di questo gambetto, con le spiegazioni del creatore e della sorridente figlia, allora guardate questo video.

Troverete analisi che non ci sono sui libri, pezzi che volano, Torri sacrificate e il tutto condito dall’ottimistico modo di vedere la posizione da parte di Bellón padre! E soprattutto, risate, tante risate di entrambi che, evidentemente, si stanno divertendo un mondo.

E, tornando agli scacchi giocati, Pia Cramling, prima scacchiera sempre della squadra svedese, ha vinto in queste Olimpiadi, e a sessant’anni (!), la medaglia d’oro come migliore risultato individuale di scacchiera!! Chapeau.

Pia Cramling, Anna Cramling Bellón e Juan Manuel Bellón 2018 (foto dal sito web larsgrahn.blogspot.com)

Certo, un’intera famiglia di scacchisti: un sogno per ogni giocatore o il troppo stroppia?

Eh sì, perché una domanda mi sovviene: ma quando in famiglia nascono delle controversie che non trovano soluzione, per stabilire chi ha ragione, organizzano un bel torneino, magari lampo, in maniera che sia la dea Caissa a definire la contesa? E se così fosse, il sogno potrebbe tramutarsi in un incubo per qualcuno di loro?

Chissà, però fino a quando si vedranno tutti e tre spontaneamente sorridenti come nella foto, fortunatamente di dirimere contese non ce ne sarà bisogno.

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