Kotov-Paoli 0-1, la più bella vittoria di Enrico
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(Riccardo M.)
Enrico Paoli ci lasciò il 15 dicembre del 2005. Il presente articolo vuol essere un breve omaggio a lui, ad un personaggio che agli scacchi ha dedicato una vita e tanta passione, ad un monumento del ‘900 scacchistico italiano. Lo accomunerei quasi, per fama ed influenza sull’intero movimento, al celebre Kurt Richter di Germania.
Non posso dimenticarlo, Enrico, avendolo conosciuto negli anni ’70 ed essendo stato in corrispondenza con lui per qualche anno ai tempi del nostro bimestrale “Zeitnot” (1981-1984). Di Paoli abbiamo già parlato riproponendo la “quattro chiacchiere” che feci con lui nel 1982, organizzate in una prima parte e una conclusione.
Paoli, nato a Trieste il 13 gennaio 1908, Grande Maestro “honoris causa” nel 1996, tre volte campione italiano (1951-1957 e 1968), si mise in luce al torneo di Merano 1937 col 2° posto alle spalle di Nestler, vinse il torneo di Vienna nel 1950/51 e parecchie altre manifestazioni. Nel 2004, a 96 anni, giocò il torneo di Saint Vincent. Fu autore, giornalista e soprattutto infaticabile organizzatore per decenni, a partire dal 1958, del mitico torneo della sua adottiva Reggio Emilia. Una figura autorevole, indimenticabile ed esemplare che ha fatto la storia del movimento scacchistico italiano.
La casa editrice Mursia pubblicò alcuni suoi lavori che ebbero una grande e meritata diffusione: “Strategia e tattica nel gioco degli scacchi”, “L’arte della combinazione scacchistica”, “Il finale negli scacchi”, “Giocare bene per giocare meglio”. Nel 1993 il CONI gli attribuì la meritatissima “Stella di Bronzo al merito sportivo”.
La sua più bella partita? Mah! Non so quale fosse per lui, perché ogni partita, al di là dell’importanza e della sua validità, costituisce per un giocatore di scacchi qualcosa di molto personale, legato a fattori non esclusivamente tecnici. Enrico, tra l’altro, era un commentatore appassionato e instancabile. Commentava anche le sue partite, e qui poco gli interessava il risultato: lui si dedicava alla loro presentazione con distaccata oggettività unita ad una non comune partecipazione e profondità.
Enrico Paoli era una persona autorevole, sicuro di sé ma nello stesso tempo modesto. Mi ricordo di un suo studio del 1967, uscito su “L’Italia Scacchistica” e poi sul libro “Il finale negli scacchi”, che lui accompagnò con questo simpatico commento: “non è un gran ché, comunque uno studio presentabile”.
Diciamo, allora, che per ricordarlo ho scelto una delle sue vittorie più note e “presentabili” ed uno stralcio di un articolo, con successivo commento non firmato, apparso sulla rivista italiana “La Scacchiera”, numero di ottobre 1950. Il suo avversario era uno dei “mostri sacri” sovietici dello scorso secolo, Aleksandr Kotov, del quale abbiamo parlato tempo fa definendolo “irruento“.
Vediamola, questa partita.
A.Kotov – E.Paoli
Venezia, ottobre 1950
Con questa partita Enrico vinse il premio di bellezza, mentre le cronache del tempo narrano che Kotov non digerì l’inattesa sconfitta e reagì piuttosto male. Il sovietico vinse in ogni modo quel torneo di Venezia, con un notevolissimo 12,5 su 15.
Non so se questa sia stata tra le più belle partite di Enrico Paoli, ma certamente deve avergli dato grande soddisfazione la vittoria, per di più con i colori neri, contro un Aleksandr Kotov che un paio d’anni prima aveva condiviso con Bronstein il primo posto nel 16° Campionato dell’Unione Sovietica e che in quel momento era sicuramente fra i migliori giocatori al mondo.
Sei stato un grande anche tu, Enrico!