Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Minaccioso e irruento era Kotov

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(Riccardo M.)
“Gli scacchi sono un gioco complesso, tuttavia milioni di persone ne sono affascinate. Alcuni raggiungono la forza di un giocatore di alto o medio livello, altri si accontentano di rimanere, per tutta la vita, “principianti”. Eppure, sicuramente anche ad un giocatore debole piacerebbe affermarsi, ed essere conosciuto, come maestro, o addirittura come grande maestro. ….” (A.Kotov)

(nella foto, Alexander Kotov in Italia, a Venezia nel 1950)

” … Come si diventa grandi maestri? Naturalmente deve esserci una qualche capacità innata, ma, come in altri campi della conoscenza, il fattore principale è una metodica applicazione per acquisire abilità nei vari aspetti tecnici del gioco…. Vorrei ricordare al lettore che fino al 1938 non ero mai riuscito a raggiungere il grado di maestro, ma il mio studio nel periodo 1936-37 provocò d’improvviso un grande “balzo in avanti”: raggiunsi il titolo magistrale nel 1938 e solo un anno più tardi divenni grande maestro (*). Ne deriva che si può diventare GM solo grazie ai propri sforzi, semplicemente si deve lavorare con tenacia”.

Sono le parole di Alexander Kotov, nato a Tula (Russia europea) il 12 agosto del 1913 e deceduto a Mosca l’8 gennaio del 1981, trentotto anni fa. Sono parole contenute nella prefazione della sua celeberrima trilogia “Think Like a GrandmasterPlay Like a Grandmaster, and Train Like a Grandmaster”, ovvero Pensa, gioca, allenati come un grande maestro, edita nel 1971 e in Italia, da Prisma Editori, nel 1983.

Su di essa hanno lavorato, seguendo i consigli di Kotov, migliaia di giocatori, e molti veramente divennero Grandi Maestri. E così Kotov viene ricordato oggi dai più come uno scrittore e un insegnante dalle non comuni capacità. Invece lui fu anche un giocatore, anzi fu un campione.

L‘immagine sotto il titolo fu scattata a Venezia nel 1950, quando si giocò (dal 28.9 al 14.10) il 4° torneo internazionale della città lagunare. Dopo Tartakower, Najdorf e Szabo, vincitori delle prime tre edizioni, nel 1950 fu proprio Alexander Kotov ad iscrivere il suo nome nell’albo d’oro.

Kotov durante il match Praga-Mosca del 1946
Kotov durante il match Praga-Mosca del 1946

Vediamo come il commentatore della manifestazione, Giorgio Zamberlan, descriveva il GM sovietico e le fasi cruciali del torneo di Venezia:

“Alessandro Kotov, piccolo di statura, ha due occhi vivacissimi tagliati a mandorla, e il ciuffo ribelle. Ingegnere di professione, è amante dell’arte ed esprime più volte il desiderio di visitare i musei di Venezia…. All’ottava giornata Smyslov prende il comando della classifica. Kotov, tuttavia, avanza minaccioso con un gioco irruento. Alla nona giornata l’unico giocatore imbattuto è Smyslov. Il suo connazionale Kotov dà la sensazione di essere lanciatissimo, nonostante la partita perduta contro il maestro Paoli alla quinta giornata…. Al dodicesimo turno Kotov, dopo un accanito inseguimento, ha raggiunto il suo compagno ed entrambi ora marciano con punti 8,5, seguiti, a breve distanza, da Pachman e Rossolimo. Il calendario è ora più facile per Kotov, e l’accanita resistenza di Rossolimo a Smyslov, conclusasi con una patta, rende possibile a Kotov di passare in testa e vincere per mezzo punto sul suo connazionale. Undici vittorie, tre patte e una sola partita perduta per Kotov: un risultato eccellente, tenendo conto della forza degli avversari”.

Per inciso, fu questa la classifica finale di quel torneo: 1. Kotov 12,5 su 15 2.Smyslov 12 3.Rossolimo 10 4.Pachman 9,5 5.Letelier (Chi), Steiner (USA) e Wade (NZL) 8,5 8.Donner (Ola) 8 9.Castillo (Chi) 7,5 10.Czerniak (Isr) 7.
Italiani purtroppo (Nestler, Paoli, Primavera e Szabados) in fondo alla classifica.

Bi-campione olimpico con lo squadrone sovietico (1952 e 1954), Kotov giocò ad alti livelli fino al 1962. Il suo successo più rilevante fu senz’altro quello dell’Interzonale di Stoccolma nel 1952, quando trionfò letteralmente, con ben tre punti di vantaggio su Petrosian e Taimanov, e per un po’ parve a qualcuno come il più serio pretendente al titolo mondiale di Botvinnik.

Il risultato incredibile di quell’Interzonale rimase scolpito per anni, tanto è vero che quando nel 1962 si tornò a Stoccolma per un altro Interzonale, accadde che poi Kotov, presente di nuovo lì ma solo come capo della spedizione sovietica, raccontò un simpatico aneddoto. A pochi turni dalla fine, Bobby Fischer, largamente in testa al torneo, chiese a Kotov: “Quanti punti hai fatto tu qui nel ‘52?” Al che Kotov prontamente ribatté sorridendo: “16 punti e mezzo su 20; ma mi pare che tu oggi voglia cercare un altro avversario!” “Allora” replicò Fischer “io devo farne almeno 18 e mezzo”.

Alexander_Kotov_1967
Alexander Kotov nel 1967

Grande influenza ebbero le opere di Kotov anche sullo sviluppo del gioco di Garry Kasparov. Ma le sue partite? Sapete che noi per le partite siamo soliti rimandarvi spesso ad altri siti più specializzati. Lì potrete trovare tante sue partite, tra le quali quella che a me piacque più di tutte, la Averbakh-Kotov di Zurigo 1953, un’Antica Indiana con uno strabiliante sacrificio di Donna del Nero.

(*) In realtà dell’appellativo di GM ci si poté ufficialmente fregiare (e Kotov fu uno fra i pochi) solo a partire dal 1950, quando la FIDE istituì il titolo.

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