Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

“Non è interessante una vita senza gli scacchi” (Beliavsky)

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(Riccardo M.)
Le interviste ai grandi maestri di scacchi sono spesso un pochino banali e sterili, lasciano il tempo che trovano e non fanno riflettere. Mi riferisco soprattutto a quelle a giocatori in attività, i quali per solito non si espongono troppo per motivi personali.  Una delle poche interviste che negli ultimi anni ho letto con piacere è stata quella (talmente lunga che fu pubblicata su tre puntate), rilasciata anni fa dal grande maestro di Leopoli Alexander Beliavsky al media ucraino “Sport-24”. Non c’è niente da fare: se hai avuto un gioco frizzante, come l’ha sempre avuto Alexander, resti frizzante anche quando smetti di giocare tornei!

Anzitutto un suo pensiero sulla concentrazione: “quando mi concentravo nella partita, davo il massimo della mia energia; se facessi oggi la stessa cosa, morirei allo scoccare della terza ora di gioco”. Facciamo due conti: Alexander Beliavsky è nato a Leopoli il 17 dicembre del 1953, e questa intervista è del febbraio 2018, quando aveva 65 anni.

I nostri lettori over-65 sono pertanto avvisati, e da uno che se ne intende: evitate di dare il massimo, non vi conviene!

Bisogna però avvisare anche i nostri lettori under-25, che forse non lo hanno mai visto giocare. E allora: chi è Beliavsky? Beh, stiamo parlando di un (ex) giocatore sovietico di terra ucraina, tra i più forti G.M. degli anni Ottanta. Nulla, per descriverlo sinteticamente, è meglio del suo breve profilo tracciato nel 2015 sul nostro “I luoghi degli scacchi” da Claudio Sericano:

“Campione del mondo dei giovani nel 1973 a Teesside, … si è trasferito nel 1996 in Slovenia. Candidato nel 1983, perde ai quarti il match con Kasparov. Ha vinto tornei un po’ ovunque: Kiev e Alicante ’78 (qui con 13 su 13), Baden ’80, Tilburg ’81 e ’86, Wik aan Zee ’84, Londra ’85, Sochi ’86, Monaco e Amsterdam ’90, Belgrado ’93, Polanica Zdroj ’96. Soprattutto, ha vinto per ben quattro volte il campionato sovietico: ’74, ’80, ’87 e ’90. E l’oro olimpico con l’URSS nel 1984. Ha raggiunto un Elo di 2710 nel 1997. Ha un curioso record, in comproprietà con Keres e Korchnoi: ha battuto in singole partite ben nove campioni o ex-campioni del mondo”.

Di sua invenzione nel ’96 è il “gambetto Beliavsky” nella Difesa Indiana Nimzowitsch: 1.d4 Cf6 2.c4 e6 3.Cc3 Ab4 4.Dc2 d5 5.cxd5 Dxd5 6.Cf3 Df5 7.Dd1 e5!?

Oggi Alexander Beliavsky, novello Cincinnato, vive con la moglie in un paesino della Slovenia, in campagna. Ha un piccolo terreno, un trattore, e coltiva la terra, producendo pomodori, cipolle, cetrioli e altre verdure. La moglie si dedica principalmente ai fiori. Lui in primo luogo all’uva: “ho anche provato a fare il vino, ma non ci sono riuscito. Molto meglio il vino italiano!”.

Torniamo un momento sul discorso-età. Beliavsky in quella intervista aggiungeva un significativo paragone tra i suoi anni migliori e il 2018, dichiarando più o meno questo: Fra il 1960 e il 1980 si era perfettamente in corsa per il titolo mondiale ancora a 30-35 anni. Tal, che vinse il titolo a 21 anni, fu un’eccezione. Oggi a 35 anni soltanto Aronian ha ancora qualche pretesa di farcela. Oggi, se non sei già un campione di qualcosa a 18 anni, puoi anche lasciar perdere. Gli scacchi sono diventati come la ginnastica o altri sport.

Richiestogli l’intervistatore se lui avesse qualche rimpianto, Beliavsky precisava di non averne, pur essendosi sentito nell’èlite dei più forti nel periodo che andava dal 1981 (vittoria a Tilburg) al 1986. Dovessi rinascere”, aggiunse, farei però quello che hanno fatto, ad esempio, Kasparov e Ivanchuk, che hanno vissuto di soli scacchi e quasi niente altro. Ecco, sì, vivrei anch’io solo di scacchi, senza pensare ad altri inutili sport e passatempi, come ho fatto con lo sci, di cui sono ancora un appassionato, e il nuoto”.

E, ad una domanda sui programmi di scacchi:

Una volta, quando Tal giuocava con Botvinnik, la gente guardava a bocca aperta e commentava: “Hai visto che bella mossa ha fatto?”. Oggi costoro guardano la stessa partita con l’aiuto di un computer e si mettono a ridere perché pare che i due abbiano fatto degli errori. C’era magia negli scacchi, fino all’apparizione dei computer! … Ma, in ogni modo, dovremmo smetterla di confrontare il gioco umano con quello dei computer … è come se volessimo confrontare Usain Bolt con un cavallo o con un motoscafo!”.

Beliavsky finiva con un’interessante riflessione: Vedete, è difficile per me giocare a scacchi oggi, ma io non posso abbandonarli completamente, soprattutto alla mia età. Se non giochi o non ti alleni o non insegni, inizi a perdere il ritmo della vita, inizi a diventare un pensionato. E un pensionato oggi rimanda sempre qualcosa a domani, e domani la rimanda a dopodomani, e il dopodomani via via diventerà un “mai”. Senza scacchi, la vita diventa meno interessante, ed io non me lo posso permettere”.

E noi, caro Alexander, non possiamo permetterci di non vedere più certe tue creazioni sulle 64 caselle!

Di partite di Beliavsky in rete ne troverete quante ne volete, ma qui oggi riporto una sua piccola ed istruttiva combinazione che forse là non c’è, in quanto è tratta da una esibizione in simultanea:

(Beliavsky-NN, 1975)

Niente di raro né di eccezionale, intendiamoci. Qualunque maestro, grazie alla decisiva presenza del pedone bianco in h6, dovrebbe accorgersi in pochi secondi di questa conclusione, però “l’occhio vuole sempre la sua parte” e qui l’ha avuta certamente.

Evviva Alexander!

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