Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

L’appello di Boris Spassky al presidente George W. Bush (2004)

4 min read

(Adolivio Capece)
Un giovane lettore ci ha chiesto maggiori lumi intorno all’appello del titolo, appello di cui si è scritto in altro post. Probabilmente i lettori più anziani lo conosceranno già. Comunque è, a suo modo, un pezzo di storia e pertanto ci piace trascriverlo interamente anche sul nostro Blog.

Ma prima riparliamo un poco dell’antefatto. Nell’estate del 2004 Bobby Fischer è stato fermato all’aeroporto Narita di Tokyo con un passaporto americano scaduto. Nelle fotografie pubblicate da alcuni giornali locali, Fischer appariva vestito con dei jeans, un giubbotto nero e dei sandali, scortato dagli agenti.

Gli Stati Uniti hanno subito chiesto l’estradizione del giocatore. Fischer ha invece definito la sua detenzione una “cospirazione criminale” e ha confidato di non voler più essere considerato un “cittadino statunitense”. Un gruppo di sostenitori ed un avvocato hanno chiesto immediatamente che Fischer fosse considerato un apolide. Altri hanno scritto che Fischer era probabilmente malato, e quindi non andava condannato ma aiutato.

Bobby ha trascorso nove mesi in una prigione giapponese in attesa di una decisione sul suo destino. La prigione era uno stabilimento per detenuti “a lungo termine”, quello di Ushiku, nella regione di Ibaraki.

Gli Stati Uniti avevano Fischer nella lista dei ricercati dal 1992, quando, nonostante il divieto imposto dalle Nazioni Unite di recarsi nella Jugoslavia di Milosevic, lui andò là per giocare il match di rivincita con Spassky, presumibilmente attratto da una fantastica borsa di oltre tre milioni di dollari.

Un particolare venne sottolineato da Garry Kasparov in un suo articolo apparso alcuni anni più tardi su The New York Review Of Book: durante la prima conferenza stampa che precedette l’incontro, l’americano sputò sul cablogramma con cui il governo di George H.W. Bush gli ingiungeva di non prendere parte all’evento. Del resto Kasparov non si è mai trattenuto, ieri come oggi, né dall’evidenziare particolari spesso taciuti da altri né dall’esprimere con chiarezza assoluta le proprie idee, ad esempio le dichiarazioni di Fischer che dimostrava compiacimento per l’attacco dell’11 settembre alle “Torri gemelle”, dichiarazioni che Garry definiva “un osceno sfogo”.

E Kasparov fu uno dei pochi ad attribuire alla “inquietudine” e ai dubbi di Fischer il fatto che non si poté mai vedere un suo match contro Karpov: “Karpov era la punta di diamante della nuova generazione … giovani di cui Fischer aveva pochissima esperienza e il cui approccio era diverso da quello di tutti i grandi giocatori che egli aveva sconfitto nella sua corsa verso il titolo del mondo”. Tuttavia Kasparov disse di non credere che nel 1975 Karpov fosse più forte di Fischer ed infatti attribuiva al sovietico solo un 40% di possibilità di prevalere in un eventuale match mondiale.

Lasciatemi aggiungere che, da un mio punto di vista personale, l’assenza dalla storia degli scacchi di un match Fischer – Karpov ha rappresentato, come nessun altro, una spiacevole delusione ed un incolmabile vuoto del quale ancor oggi mi dolgo.

Ma torniamo al Giappone. Dalla prigionia giapponese Fischer è stato salvato solo dalla ‘sua’ cara Islanda, che ha concesso al giocatore la cittadinanza con una decisione speciale del Parlamento, così proteggendolo definitivamente.

Ed ecco cosa, prima della salvifica mossa islandese, scriveva Boris Spassky al Presidente degli Stati Uniti George W. Bush nel 2004:

“Signor Presidente,

nel 1972 Bobby Fischer è diventato un eroe nazionale. Mi ha frantumato nel match di Reykjavík. L’egemonia scacchistica sovietica crollò in quel momento. Un uomo ha vinto contro un intero esercito. Subito dopo Fischer smise di giocare. Ha ripetuto la triste storia di Paul Morphy. All’età di 21 anni, il leggendario Paul aveva battuto tutti i principali maestri europei ed era diventato campione (non ufficiale). Smise di giocare e finì la sua tragica vita all’età di 47 anni, a New Orleans, nel 1884.

Nel 1992, vent’anni dopo Reykjavík, accadde un miracolo: Bobby è ‘resuscitato’ e abbiamo giocato un nuovo match, in Jugoslavia. Ma a quel tempo c’erano sanzioni contro la Jugoslavia, sanzioni che vietavano ai cittadini americani qualsiasi tipo di attività sul territorio jugoslavo. Bobby ha violato le istruzioni del Dipartimento di Stato. E’ stato oggetto di un mandato di cattura emesso il 15 dicembre 1992 dal tribunale distrettuale degli Stati Uniti. 

Quanto a me, in quanto cittadino francese dal 1978, non ho ricevuto alcuna sanzione dal governo francese.
Dal 13 luglio 2004, Bobby è detenuto all’aeroporto di Narita per violazione dell’immigrazione. È chiaro che la legge è la legge. Ma il caso di Fischer non è normale. 

Sono un vecchio amico di Bobby dal 1960, quando giocammo a Mar del Plata e condividemmo il primo/secondo posto. Bobby è una personalità tragica. Lo capii in quel momento. È un uomo onesto e di buon carattere. Ma assolutamente poco ‘sociale’. Non si adatta agli schemi di vita di tutti. Ha un elevatissimo senso della giustizia e non è disposto a compromessi né con sé stesso né con il prossimo. E’ una persona che agisce quasi sempre a proprio svantaggio.

Non vorrei difendere o giustificare Fischer. Lui è quello che è. Chiedo solo una cosa. Per misericordia, per carità: la grazia, la clemenza.

Bobby ed io abbiamo commesso lo stesso crimine. Metta sanzioni anche contro di me. Mi arresti e mi metta nella stessa cella di Bobby Fischer. E ci faccia avere una scacchiera.

Boris Vasilievich Spassky
10° Campione del Mondo di scacchi
08.07.2004”

1 thought on “L’appello di Boris Spassky al presidente George W. Bush (2004)

  1. Mi felicitación a ” Uno Escacchista! y al prestigioso Autor e historiador, Adolivio Capece. Estos dos últimos artículos sobre Fischer son geniales !!!!

    Un cordial abrazo y buen fin de semana.

    José María Gutiérrez Dopino

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