Sacrificare la Donna e dare matto come Carlsen (e Svidler, Nakamura, Tukmakov…)
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Carlsen-Karjakin, New York 2016, 4ª Partita di spareggio Rapid
(Uberto Delprato)
50. Dh6+ è una delle mosse più famose tra quelle giocate negli ultimi 10 anni. L’avete sicuramente riconosciuta, perché è il clamoroso sacrificio di Donna con cui Carlsen a New York ha forzato Karjakin ad abbandonare la quarta partita di spareggio del match per il titolo mondiale nel 2016. Un fulmine a ciel sereno, dopo che le ultime mosse del norvegese avevano lasciato perplesso più di un commentatore, visto che, senza di essa, il russo avrebbe vinto!
Rivediamo assieme rapidamente le ultime mosse e la conclusione, per apprezzare i temi tattici che sono alla base del sacrificio.
Una conclusione che ha ovviamente apposto un sigillo aureo sulla vittoria di Carlsen nel match, in qualche modo facendo dimenticare che il norvegese era stato sull’orlo della sconfitta dopo aver perso l’ottava partita.
Riprendiamo per un attimo il diagramma una mossa prima dell’esecuzione della combinazione e mettiamo in evidenza le caratteristiche che la rendono possibile.
Come prima cosa, è fondamentale il ruolo del pedone h5, che controlla g6 (la casa di fuga del Re nero). Altro dettaglio importante è il controllo della casa g5 (altra possibile casa di fuga del nero) e il fatto che la Torre che darà scacco in h8 difenderà il pedone h5. Infine, deve essere possibile per l’altra torre dare uno scacco (non parabile con l’interposizione di un pezzo) sulla settima traversa se il Nero riprendesse di pedone in h6 creando di fatto una barriera sulla sesta traversa.
Certo, scritta così tutta la faccenda diventa più una noiosa descrizione di ingredienti, ma è il riconoscimento del pattern che deve aiutare il giocatore a riconoscere la possibilità di un tale matto. Anzi, è sempre questo il meccanismo mentale con il quale si riconoscono (e talvolta si intuiscono) le combinazioni. Questo pattern, tra l’altro, è abbastanza insolito e non è che si trovi nelle principali raccolte di sequenze di matto.
Verrebbe da pensare che, quindi, difficilmente un matto del genere si sia presentato tra giocatori di alto livello. Eppure… guardate cosa combinò Svidler proprio a Carlsen qualche anno dopo in una partita blitz del Memorial Steinitz online.
Questa combinazione è stata giocata DOPO quella del 2016, quindi potremmo dire che Carlsen mantiene una sorta di “primogenitura” per averla giocata, ma Antonio mi suggerisce di tornare indietro di qualche anno, precisamente nel 2003, e mostrare cosa giocò l’allora quindicenne Hikaru Nakamura a Buenos Aires.
E bravo Nakamura, che ha giocato per primo questa combinazione e… come dici Riccardo? C’è stato qualcuno prima di lui? Nel 1986 Alexey Vyzmanavin era stato vittima di Vladimir Tukmakov e dello stesso pattern!
Dimmi, Topatsius, cosa c’è ancora? Non mi dire… lo stesso pattern giocato ancora prima di Tukmakov? Certo che gli scacchi non finiscono mai di sorprendere! Andiamo ancora un po’ più indietro negli anni, fino al 1979, quando il pluri-campione moldavo Nikolay Popov chiuse la sua partita contro Arkady Novopashin in questo modo:
Va bene, spero di avervi convinto che questo schema di matto, pur se inconsueto, non è stato proprio un’invenzione di Carlsen, ed è possibile che in realtà abbia “solamente” avuto la lucidità di riconoscere in quella posizione a New York qualcosa che aveva già visto giocato in una partita di qualche decade prima. E… no, Roberto, dai… non ti ci mettere anche tu! Una partita addirittura del 1904 con lo stesso pattern?
Basta, chiudo qui questa rassegna che, grazie ai cari amici di UnoScacchista, si è trasformata in una ricerca storica. Adesso però non venitemi a dire che non avete capito come dare matto sacrificando la Donna come Carlsen (e Svidler, Nakamura, Tukmakov…)
Ma è così difficile trovare una parola italiana che renda “pattern”?
Ciao Andrea e grazie per il commento. Di parole ce ne sarebbero (schema, motivo, configurazione…) ma ormai anche in ambito non scacchistico vedo usata più di frequente la parola pattern (ad esempio “pattern recognition” o “il pattern di un tessuto”). Mi rendo conto che è una questione di uso generalizzato dei termini anglosassoni e di preferenze personali, ma in un certo senso trovo meno chiaro e diretto scrivere che “il GM x ha riconosciuto lo schema…” o ha “… identificato la configurazione…”. Come dicevo, preferenze personali.
ciao Umberto e grazie per l’interessante articolo, un tema che poco conoscevo, dove è possibile consultare altre idee tipiche si sacrifici di matto?
grazie e complimenti ancora per il sito che avete, il migliore.