I Tornei Internazionali di Scacchi del Banco di Roma: Stefano de Eccher
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Stefano de Eccher (foto dal sito nettunoscacchi.org)
(Antonio Monteleone)
Dopo aver visto alcuni nomi importanti di giocatori che hanno calcato le scene dei nostri Tornei del Banco di Roma, una domanda comincia a farsi strada prepotentemente: Ma alla fine, un italiano, è riuscito a vincere uno di questi tornei?
La risposta è sì ed è stato Stefano de Eccher che vinse la quarta edizione del 1980 nel Torneo “B”.
Un cognome non propriamente tipico italiano, che nasconde origini germaniche e derivante dalla parola “eck” che sta a significare “altura, colle”, ad indicare chi veniva dalle colline. Certo, niente a che vedere con altri cognomi come Messner, del famoso alpinista Alto Atesino di nome Reinhold e Innerhofer dell’altrettanto famoso sciatore di nome Crhistof. Ma a mitigare il tutto c’è almeno l’italianissimo nome di Stefano.
Nel torneo del 1980, a 23 anni, è una delle giovani promesse italiane alla ricerca di un titolo internazionale, avendo partecipato tre anni prima ad una Finale del Campionato Italiano Assoluto (ne giocherà tre), in un discreto torneo di categoria FIDE 3, con punteggio Elo medio di 2300,5, con la norma di Maestro Internazionale prevista a sei punti e mezzo e quella di Maestro Fide a cinque e mezzo.
Alto, longilineo, faccia pulita e… una montagna di capelli! Insomma, non poteva non attirare le nostre simpatie e il nostro tifo che, ad onor del vero, era destinato a tutti gli italiani dei due tornei.

E questo di torneo inizia subito bene, con una vittoria su un giocatore di nostra conoscenza sul quale devo chiedere venia per avergli attribuito, nel post a lui dedicato, due partecipazioni a questi tornei, mentre questa partita e i bollettini di questa quarta edizione del torneo che ho ritrovato (i primi quattro turni), stanno a dimostrare che lui di tornei ne ha giocati almeno tre!
Per me una partita “vera”, con tutte le emozioni, l’adrenalina, i capovolgimenti di fronte, la stanchezza che si percepisce dopo ore di gioco, che vanno oltre i “il Bianco ha giocato con un margine di errore di 0,16 e il Nero di 0,25”, rendendo il tutto più umano, con il trionfo dell’aforisma: “A scacchi vince chi fa il penultimo errore”.
Di seguito la vittoria contro il Maestro Internazionale portoghese Joaquim Durao.
Questa volta, un poco della sfrontatezza giovanile, ha permesso a de Eccher di avere la meglio su un forte avversario, e facendogli forse maturare l’idea che questo poteva essere il suo torneo.
E a confermare e consolidare questo, le due patte contro i due avversari con Elo più alto: il MI ungherese Laszlo Kovacs e il MF jugoslavo Sinisa Joksic.
Una partita dura che ha dimostrato la tempra di combattente di de Eccher che, con questo pareggio, si presenta all’ultimo turno con la vittoria del torneo in tasca.
Con questo pareggio de Eccher ha fatto filotto: vittoria del torneo e conseguimento della prima norma di Maestro Internazionale.

E qui di solito le favole finiscono con: “E vissero felici e contenti”. Ed è un poco quello che è successo, anche se non con la fine che ci aspetterebbe, perché Stefano decise di non darsi al professionismo di scacchi e di dedicarsi alla carriera di avvocato, anche se poi raggiunse ugualmente il titolo di Maestro Fide.
Rimane in ogni caso l’unico giocatore italiano ad aver vinto un Torneo del Banco di Roma, il primo giocatore di scacchi trentino a conseguire un titolo FIDE e l’ulteriore testimonianza che all’epoca fare il professionista di scacchi in Italia non era affatto semplice.