Ludek Pachman (1924-2003)
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(Adolivio Capece)
Anteprima
Reggio Emilia, 26 dicembre 1975
La presenza del GM esule cecoslovacco Ludek Pachman – invitato personalmente dall’allora Presidente della Federazione Scacchistica Italiana, conte Gian Carlo dal Verme – determinò il duro intervento delle federazioni scacchistiche della Cecoslovacchia e della Bulgaria.
Queste telefonicamente vietarono a Kubicek (cecoslovacco) e a Kolarov e Kaikamdzozov (bulgari) di prendere parte al torneo, imponendo loro l’immediato ritiro. Da notare che i tre giocatori erano già a Reggio Emilia e che personalmente sarebbero stati disposti a giocare.
Ricordiamo che il GM Ludek Pachman (classe 1924) era nato in Cecoslovacchia, ma, dopo l’invasione del suo Paese da parte delle truppe sovietiche del 1968, per la sua “visione politica critica” nei confronti degli invasori era stato arrestato e imprigionato nel 1969 e 1970 con l’accusa di spionaggio.
Era stato ancora arrestato nel 1972 ma nello stesso anno gli era stato concesso di emigrare nella Repubblica Federale Tedesca (Germania Occidentale), dove proprio nel 1975 aveva ottenuto la cittadinanza (e aveva aggiunto una ‘n’ finale al cognome).
Era quindi formalmente cittadino tedesco, ma questo non impedì il boicottaggio.
L’imposizione delle due Federazioni mise a repentaglio la realizzazione stessa del torneo – il Torneo di Capodanno edizione numero 18 – che a poche ore dal via ufficiale rischiava di essere annullato per mancanza di giocatori titolati.
Ma Enrico Paoli non si perse d’animo, convinse sul filo di lana il Maestro Beggi ad annullare gli impegni professionali e arrivare da Pisa, poi si mise in gara come decimo giocatore, riuscendo quindi a far sì che la competizione raggiungesse il necessario livello per il riconoscimento ufficiale della Fide.
La classifica finale vide Pachman al primo posto con 6 punti, secondi alla pari con 5 Paoli, Giuseppe Valenti (che conquistò definitivamente il titolo magistrale) e lo statunitense Formanek. Nel terzetto a 4.5 lo jugoslavo Ciric, sulla carta numero 2 del torneo.
Scriverà poi Paoli: “Pachman ha vinto ma non è stato immune da sconfitta: un suo tentativo contro il giovane svedese Schneider in una variante di gioco poco nota gli costò il punto all’ultimo turno, quando ormai era matematicamente vincitore.”
Quando è destino…
Luděk Pachman nacque l’11 maggio 1924 a Bělá pod Bezdězem, allora Cecoslovacchia, oggi Repubblica Ceca.
Scacchisticamente ottenne il primo successo nel 1940, quando divenne campione di Cista (900 abitanti), un villaggio vicino a dove era nato.
Ma la prima grande svolta nella sua carriera scacchistica arrivò nel 1943, quando gli venne data l’opportunità di giocare il torneo internazionale di Praga: era destino che dovesse diventare uno dei più forti giocatori del mondo e quando è destino …
Ecco come ha raccontato la storia Ctibor Kende, giornalista e organizzatore del torneo, in una calda domenica autunnale, settembre 1959, a Kladno.
Dopo aver dato nuova vita ai campionati di Boemia e Moravia nel 1940 e ad un grande evento a Praga nel 1942, Kende organizzò ancora a Praga nella Pasqua del 1943 all’Hotel Palace un torneo che doveva essere l’evento agonistico-culturale della città quell’anno, grazie alla presenza del campione del mondo Alexander Alekhine.
Raccontò Kende:
“Ero direttore del torneo, ma, oh mio dio, dopo la cerimonia di apertura ho capito che mi mancava un giocatore. In quel momento qualcuno ha bussato alla porta del mio ufficio. Aprii. Davanti a me apparve un ragazzo che non conoscevo, e che era fradicio dalla testa ai piedi, tremava di freddo. Questo ragazzo non ha scarpe adatte a questo tempo, pensai tra me. Gli offrii gli avanzi di biscotti che erano ancora sulla credenza, in un attimo mangiò tutto. Poi si offrì di fare tutti i tipi di lavoro, anche i lavori più umili, come mettere a posto i pezzi, pulire i tavoli e la sala torneo, svuotare i posacenere. Tutto ciò di cui aveva bisogno era un posto modesto dove dormire.
E poi, aggiunse, se ci fosse stata la possibilità di giocare il torneo … Il caso vuole che quel giorno fossi di ottimo umore, così ho guardato il ragazzo ed ho improvvisamente avuto una grande idea! ‘O.K., giovanotto, sei molto fortunato perché mi manca un giocatore nel torneo.
Ora giochiamo quattro partite blitz e, se contro ogni aspettativa tu dovessi vincere, domani ti presenterò al pubblico come un nuovo grande talento’. Detto fatto. Non mi sarei mai aspettato il risultato — ho perso tutte e quattro le partite!
È nata una stella, pensai! Quel ragazzo era Ludek Pachman. Per lui partecipare al torneo di Praga del 1943 fu un colpo di fortuna. Riuscì a battere due dei più forti maestri cechi, Opocensky e Foltys.”
Pachman in seguito scrisse:
“Quelle vittorie mi fecero ottenere l’apprezzamento del Campione del Mondo Alekhine, che da quel momento dopo ogni round mi invitò nella sua suite d’albergo per analizzare. Sfortunatamente, il gatto siamese di Madame Alekhine non mi piaceva molto: il risultato sono stati alcuni graffi … Per di più Alekhine non sopportava che qualcuno lo contraddicesse e, a parte soffrire per le mie ferite, io potevo solo concentrarmi attentamente, quasi devotamente, nell’ascoltarlo.”
Alekhine dominò l’evento, con Paul Keres che finì al secondo posto. Pachman si piazzò nono nel torneo che vide al via 20 giocatori. Alekhine si complimentò con lui in un articolo sulla “Frankfurter Zeitung” e dal quinto round in poi lo invitò ogni sera ad analizzare partite e varianti di apertura.
“Non devo dirvi io come si sentiva in quel momento un principiante di un club di scacchi del villaggio“, ha scritto Pachman. Dopo il torneo, Pachman fu accolto sulla scena scacchistica di Praga come un interessante commentatore e teorico.
Questa fu la classifica di Praga 1943:
1.Alekhine 17/19 2.Keres 14,5 3.Katetov 13 4.Foltys e Sajtar 12,5 6.Lokvenc, Saemisch,Thelen e Urbanec 11 10.Pachman 10 ecc…
La carriera scacchistica
Negli anni successivi Pachman diventò uno dei giocatori più importanti del mondo.
Divenne maestro nazionale nel 1944, Maestro Internazionale nel 1950 e Grande Maestro nel 1954 vincendo il Torneo Zonale giocato a Praga.
Nella sua carriera ha vinto 15 tornei internazionali, ma ha detto di considerare il secondo posto all’Avana 1963, alla pari con Tal e Geller, dietro al vincitore Kortschnoi, il suo miglior risultato.
Pachman ha vinto il campionato cecoslovacco sette volte tra il 1946 e il 1966. È diventato campione della Germania Ovest nel 1978.
Ha giocato nelle Olimpiadi degli Scacchi nove volte, le otto tra il 1952 e il 1966 per la Cecoslovacchia e poi una volta per la Germania Ovest nel 1976.
Ha giocato in sei Tornei Interzonali tra il 1948 (Saltsjobaden) e il 1986 (Manila); in quello di Portorose del 1958 mancò di pochissimo la qualificazione al Torneo dei Candidati: passavano i primi 6, Ludek con punti 11.5 arrivò settimo, ex aequo con Bronstein, Matanovic, Averbah e Szabo.
Vinse Tal con 13.5 su 20, mezzo punto davanti a Gligoric; poi con 12.5 Petrosjan e Benko, quindi con 12 Olafsson e Bobby Fischer (che aveva 15 anni, ed era al suo primo importante torneo internazionale).
Per Pachman fu il primo incontro con Fischer, la partita finì patta.
L’anno di maggior successo della carriera di Pachman fu il 1959.
Dopo aver vinto il campionato cecoslovacco, partecipò a un tour sudamericano, vincendo i tornei di Mar del Plata (a pari merito con Najdorf), Santiago (a pari merito con Ivkov) e Lima (di nuovo a pari merito con Ivkov).
In questo tour sconfisse due volte (Mar del Plata e Santiago) il sedicenne Bobby Fischer, cosa che fece infuriare il giovane americano; da notare che Pachman ha un bilancio alla pari con Fischer: +2=4−2.
Pachman politico
Ora veniamo al boicottaggio cui Pachman fu sottoposto e di cui abbiamo parlato all’inizio di questo ‘post’. Per farlo dobbiamo parlare di Pachman come attivista politico, perché – va detto – Pachman è stato politicamente molto attivo per tutta la sua vita.
Innanzitutto va ricordato che Ludek, insieme al fratello Vladimir, maggiore di lui di sei anni, discreto compositore di problemi di scacchi e preside della facoltà di marxismo-leninismo dell’Università, era un alto funzionario di partito; entrambi godevano della fama di comunisti fedeli e fidati.
Ludek nei suoi articoli di punta sui quotidiani popolari della Cecoslovacchia minacciava sempre gli americani e si offriva persino di sostenere attivamente e personalmente Fidel Castro. Secondo lui “falce e martello” erano l’opzione migliore per il nostro pianeta terra. Almeno così scriveva.
Poi, praticamente all’improvviso, la sua posizione politica cambiò radicalmente nel 1968, quando ci fu l’invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe sovietiche di quello che allora era noto come ‘Patto di Varsavia’.
Per cercar di capire, dobbiamo tornare alla situazione politico-territoriale di sessanta anni fa, quando la Cecoslovacchia era una sola nazione (successivamente verrà divisa in Slovacchia e Repubblica Ceka) ed esisteva ancora l’Unione Sovietica.
Anzitutto va fatta una premessa, partendo dal 5 gennaio 1968 quando Primo Segretario del Partito Comunista Cecoslovacco fu eletto Alexander Dubcek, che cercò di effettuare delle riforme e concedere un allentamento delle restrizioni sulla stampa, la libertà di espressione ed i viaggi. Il periodo fu definito ‘Primavera di Praga’ e Pachman ne divenne un fautore.
Per fermare questo processo di liberalizzazione che avrebbe potuto portare al distacco della Cecoslovacchia dal Patto di Varsavia, che univa le nazioni dell’Est Europeo, nella notte del 20 agosto 1968 gli eserciti di quattro paesi del Patto di Varsavia – URSS, Bulgaria, Polonia e Ungheria – invasero la Cecoslovacchia e posero fine alla iniziativa di Dubcek. Ma la popolazione continuò a ribellarsi e il culmine fu raggiunto il 15 gennaio 1969 quando uno studente, Jan Palach, si diede fuoco nella piazza di San Venceslao, lasciando una lettera in cui chiariva che il suo non era un tentativo di suicidio motivato da un disagio personale. ma proprio ‘una protesta, un grido alla coscienza della nazione’.
In questo contesto va inquadrata la decisione di Ludek Pachman di assumere una netta posizione di critica, e da comunista quale era diventare un convinto anti-comunista.
Pachman prese una netta posizione contro l’invasione della Cecoslovacchia con un atteggiamento di condanna del governo in carica. Ben presto si distinse come attivista politico fortemente anticomunista. Qualcuno dirà poi che il “marxista attivo era diventato cattolico professante”. La sua eloquenza lo rese ospite fisso nei talk show politici.
Purtroppo era un personaggio troppo noto e importante per poterlo lasciar parlare, cosa che faceva in ogni occasione.
Per esempio, quando nel 1968 si svolsero a Lugano le Olimpiadi degli Scacchi, poco dopo l’occupazione della Cecoslovacchia da parte degli stati del Patto di Varsavia, Pachman, sebbene non fosse membro della squadra, protestò contro l’invasione delle truppe sovietiche ogni volta che ne ebbe l’opportunità.
Prese parte alle riunioni della squadra che dopo lunghe discussioni decise di giocare contro l’URSS ma con un nastro nero sulla giacca per protesta. Per Pachman, però, questo non era abbastanza. Secondo lui non si doveva assolutamente giocare contro la “squadra degli occupanti”.
Ma i cecoslovacchi optarono per una forma di protesta più mite, anche perché alcuni dei giocatori sovietici si erano dichiarati contrari a ciò che la politica aveva fatto.
Pachman dunque divenne per le autorità politiche un pericoloso avversario.
Così nel dicembre 1968, dopo che aveva vinto il torneo ad Atene (imbattuto con 11 punti su 15, mezzo punto avanti a Bobozov, Ciric e Kavalek), al suo ritorno a Praga fu arrestato: come abbiamo detto fu buttato in una cella dove restò per mesi fino al 1970 e dove anche fu picchiato.
Alla vigilia di Natale del 1969 i dottori chiamarono sua moglie Eugenie e le dissero che probabilmente non sarebbe sopravvissuto alla notte.
Invece sopravvisse.
Il suo libro “Scacco matto a Praga” edito nel 1975 racconta il trattamento brutale da parte delle autorità comuniste. Nel libro dice di essersi volontariamente procurato fratture alla testa e alla spina dorsale; tentò anche il suicidio.
Fu ancora arrestato nel 1972, ma nello stesso anno, forse approfittando anche del fatto che il mondo era distratto dalla sfida tra Bobby Fischer e Boris Spassky, gli fu permesso di emigrare nella Germania Occidentale insieme alla moglie: possiamo dire che con Eugenie ha avuto un matrimonio senza figli ma felice e fino alla sua morte è stato molto legato a lei.
Queste notizie sono state conosciute solo dopo i terribili anni di prigionia.
Nel 1974 Pachman inviò una ‘lettera aperta al campione del mondo B. Fischer, ai Grandi Maestri della Fide, alla Federazione Scacchistica Tedesca e alle riviste di scacchi’.
L’Italia Scacchistica la pubblicò nel numero di settembre.
Dopo aver ricordato di aver ottenuto in 30 anni di attività il titolo di Grande Maestro, di aver vinto sette volte il campionato della Cecoslovacchi e 14 importanti tornei, Pachman scrisse:
“Per dieci anni sono stato un membro attivo della FIDE e redattore capo della relativa rivista della Federazione. Durante la cosiddetta ‘guerra fredda’ fui nel mio Paese un comunista impegnato e un dirigente dei Sindacati: tutto questo, generalmente risaputo, non mi impedì di essere cordialmente ricevuto in tutti i Paesi dell’Ovest, dove nessuno pensò mai di boicottarmi a causa delle mie precise attività politiche. Più tardi mi ritirai dalla attività politica, dedicandomi unicamente alla attività scacchistica. /…/ Ma il 21 agosto 1968 mi sentii costretto a riprendere la mia attività politica al posto di quelli che erano appena stati sconfitti. Nonostante le conseguenze derivatemi da ciò, quella è stata una delle più felici decisioni della mia vita. Più tardi, mentre languivo in prigione con la spina dorsale e il cranio fratturati, oscillante tra la vita e la morte dopo uno sciopero della fame durato sei settimane, seppi che un notevole numero di persone con le loro petizioni avevano salvato la mia vita ridandomi al contempo la libertà. Fra queste persone c’erano intellettuali come Graham Greene e Jean Paul Sartre e migliaia di membri di ‘Amnesty International’ /…/ Non c’era tra loro però alcuno dei miei amici scacchisti, né un Grande Maestro o Maestro Internazionale, né un membro della FIDE o delle Federazioni affiliate. Io non porto alcun rancore per ciò ai miei vecchi amici. /…/Un po’ prima del Natale 1972 scrissi una lettera da Solingen al Presidente della Federazione Tedesca dicendo che ero ben deciso a tenere gli scacchi e la politica in sfere decisamente separate /…/ e volevo riprendere a incontrare i giocatori di tutti i Paesi in un clima di fraternità. Dovetti però ben presto rendermi conto che gli altri non erano affatto disposti a dividere gli scacchi dalla politica.”
A questo punto Pachman ricorda di non essere stato invitato ai tornei di Dortmund ‘a soli 60 km da dove abitavo’ e ricorda che quando in luglio Spassky e Polugajevski erano arrivati a Solingen per il torneo organizzato dal circolo cui Pachman era iscritto, la Federazione Russa aveva dato loro l’ordine di ripartire immediatamente se Ludek fosse stato fatto giocare.
E prosegue nella ‘lettera aperta’:
“Il rappresentante dei Grande Maestri della Repubblica Democratica Tedesca, Uhlmann, avallò la decisione e io sono stato escluso dal circolo; di conseguenza mi ritengo costretto a lasciare il circolo e la città e a trasferirmi altrove.”
Poi aggiunse:
“Dopo questa cocente disillusione ho persino pensato di abbandonare completamente gli scacchi. /…/ Ma io sono convinto di poter essere ancora capace di giocare! Inoltre ciò proverebbe soltanto che anche nel mondo scacchistico il boicottaggio e il ricatto, il dispotismo arrogante e il potere brutale possono vincere.”
La ‘lettera aperta’ si conclude con altre considerazioni e un appello:
“Spero vi interesserete al mio caso. Si tratta di fare qualcosa perché mi sia permesso di giocare a scacchi in pace e tranquillità /…/ e darmi la possibilità di venire sconfitto sulla scacchiera invece di subire il boicottaggio.”
La Germania Occidentale divenne la seconda patria di Ludek Pachman.
Ha vissuto lì il resto della sua vita e ha ripreso la sua carriera scacchistica con notevole successo: era ancora un buon giocatore e nel 1976 fu inserito nella squadra olimpica della Germania Ovest e giocò in seconda scacchiera ad Haifa.
Ancora nel 1976, tra giugno e luglio, partecipò all’Interzonale di Manila (vinse Mecking con mezzo punto su Hort e Polugajevsky); il risultato agonistico fu deludente: arrivò 18-20’ su 20, praticamente ultimo o meglio ultimo ex aequo (con Tan di Singapore e l’iraniano Harandi), con 9 sconfitte e dieci patte; tra gli altri pareggiò anche con il nostro Sergio Mariotti (che si piazzò decimo ex aequo).
Ma la delusione per il cattivo risultato fu sicuramente mitigata dal fatto che il boicottaggio verso di lui venne praticamente concluso, dato che i suoi ‘nemici politici’ furono costretti a giocare con lui.
Due anni dopo, nel 1978, conquistò il titolo di campione tedesco a Bad Neuenahr.
E non bisogna dimenticare il suo lavoro come insegnante di scacchi al liceo di Altensteig, dove ha insegnato dal 1985 al 1989.
Anche in età avanzata giocava con passione. Nel 1999, tre anni prima della sua morte, ha partecipato al campionato mondiale Seniores a Gladenbach, dove si coronò campione il lettone Janis Klovans, che precedette di mezzo punto il connazionale Bagirov, lo statunitense Lein ed il russo Taimanov.
Pachman è stato anche un autore prolifico, pubblicando ottanta libri in cinque lingue. Negli Anni Cinquanta divenne il principale esperto mondiale di aperture con la pubblicazione della sua opera in quattro volumi, Theory of Modern Chess.
Pachman considerava Modern Chess Strategy, pubblicato nel 1959, il suo miglior libro.
Da ricordare che nel 1973, edito dalla Martinez Roca di Barcellona, uscì il libro “El match del siglo” sulla sfida mondiale tra Fischer e Spassky.
Pachman è morto il 6 marzo 2003 a Passau, in Germania.
Chiudiamo con una miniatura di Ludek Pachman:
Ludek Pachman – Al Awadi
Baden-Baden, 1 agosto 1987
Foto sotto il titolo: Fischer – Pachman, Lipsia 1960