E anche Othello (Reversi) è risolto…
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(Uberto Delprato)
Mi corre sempre un brivido lungo la schiena quando leggo la notizia di un altro gioco da tavolo risolto da un programma di calcolo, basato o no sull’Intelligenza Artificiale. Non tanto perché cambi qualcosa del piacere di continuare a divertirmi con quel gioco, ma perché sento ogni volta che qualcuno si è intrufolato nella mia “stanza dei balocchi”, quel luogo della mente dove amo trascorrere parte del mio tempo libero fantasticando di strategie, continuazioni forzate, schemi, mosse che mi facciano vincere la mia personale sfida con un avversario, reale o immaginario che sia.
Noi scacchisti siamo sempre molto orgogliosi del nostro gioco “onesto”, nel senso che tutto è visibile ad entrambi gli avversari, senza informazioni nascoste (ad esempio carte note solo a un giocatore) e casualità (come il lancio di dadi). Un gioco di questo tipo viene definito “ad informazione perfetta”, ma gli scacchi non sono assolutamente l’unico di questa famiglia. Oltre alla “cugina” dama, ci sono il Tris, il Mulino (detto anche Tria o Filetto), il “Forza4” (traduzione imperfetta dell’inglese “Connect Four”), il Nim, il Go e l’Othello (anche chiamato Reversi), per citare i più noti.

Questo tipo di giochi, tutti caratterizzati dall’alternanza delle mosse dei due giocatori, sono una sfida ideale per chi vuole cercare di trovare una soluzione forzante che garantisca il risultato migliore, vittoria o patta che sia. E tra questi, ovviamente, c’è il nostro amico-nemico computer.
A dirla tutta (ma in maniera semplificata, non temete), ci sono tre tipi di soluzione di un gioco ad informazione perfetta:
- la soluzione “forte”, che dimostra con un algoritmo la sequenza migliore a partire da qualunque posizione. Un esempio? Tutti sappiamo che il Tris finisce in una patta a gioco corretto e sappiamo come vincere in caso il nostro avversario commetta un errore;
- la soluzione “debole”, che assicura il miglior risultato possibile a partire dalla posizione iniziale ma non da tutte le possibili posizioni. Un esempio è la dama inglese (quella che si gioca su una scacchiera 8×8), risolta nel 2007;
- la soluzione “ultra-debole”, che prova l’esito della partita in caso di gioco perfetto da parte di entrambi i giocatori (ma non lo può fare in caso di errori).
I nostri amati scacchi sono in realtà risolti parzialmente in maniera “forte” nel caso delle tablebases, che forniscono un algoritmo vincente a partire da qualunque posizione che sia composta al massimo da 7 pezzi (contando i Re come pezzi). Qualunque altro tentativo è superiore alle capacità computazionali attuali (e vieppiù alla capacità di memorizzazione delle varianti), per cui gli sforzi si sono sempre concentrati su identificare le sequenze più promettenti (ovvero che aumentino la probabilità di vittoria) secondo logiche umane (strategia e tattica) o digitali (motori scacchistici e Intelligenza Artificiale).
Anche il Go è stato parzialmente risolto per ogni mossa iniziale, ma solo se giocato su tavole 5×5 o 7×7, ma certamente non per le tavole 19×19 su cui si gioca a livello internazionale.
Vengo finalmente all’oggetto del post: pochi giorni fa, il 30 ottobre 2023, il ricercatore giapponese Hiroki Takizawa ha pubblicato un articolo dal titolo “Othello is solved“, il cui titolo lascia poco spazio alla fantasia. La spiegazione di come abbia esteso i risultati della soluzione del gioco per posizioni con 16 pezzi sulla scacchiera e come abbia potuto dimostrare la soluzione “debole” del gioco travalica i limiti di questo post (e di questo blog), ma chi è interessato potrà leggere l’articolo.
“Ma insomma Uberto, il gioco è risolto, ma qual è il risultato di una partita di Othello a gioco corretto?”
Come già sostenuto dagli esperti, il risultato corretto di una partita di Othello è una patta.

Bene, sarà anche un risultato importante per la ricerca, ma saperlo con cambia una virgola del mio piacere nel giocare di tanto in tanto ad Othello, così come sapere che il Gambetto di Re non è la migliore apertura per il Bianco non mi potrà scoraggiare dal giocarlo quando ne avrò voglia.
