(UnoScacchista)
Al Campionato del Mondo femminile di Teheran siamo giunti alle semifinali. Parafrasando “And then there were none” di Agatha Christie (in italiano “Dieci piccoli Indiani“), ne sono rimaste solo quattro. Alla fine “Ne rimarrà soltanto una” (in stile Highlander), in un torneo che, giunto al suo tredicesimo giorno di gioco, oggi vi voglio raccontare per immagini. Con le splendide immagini immortalate da David Llada.
(Tutte le immagini sono prese dall’album Facebook di David Llada)
La fotografie del bravissimo fotografo asturiano sono degli eccellenti ritratti, quasi dei dipinti, che sfruttano gli elementi cromatici e la ulteriore tridimensionalità offerta dal velo, esaltando la concentrazione e gli sguardi delle giocatrici. Un piacere per chi guarda e per chi scrive, visto che questo post lo ha praticamente fatto tutto David!
Anna Muzychuk ha finora dominato, senza mai avere bisogno di arrivare ai tie-break. In semifinale incontrerà …… Aleksandra Kosteniuk, ex-campione del mondo, che ha mostrato un gioco solido e nervi saldi nella sfida contro Pia CramlingNell’altra semifinale, Harika Dronovalli, che ha sempre e solo vinto ai tie-breaks, giocherà contro …… la cinese Tan Zhongyi, che a sorpresa ha battuto negli ottavi di finale…… la grande favorita, Ju Wenjun.Sopiko Gurashmivili ha giocato un ottimo campionato ed è sempre una beniamina dei fotografi per il suo gusto e il suo stile nel vestirsi (e in questo caso per il suo sguardo)La giovane Aleksandra Goryachkina è uscita prima di quanto sperasse, ma questa foto è decisamente una delle mie preferiteDeve essere stata una competizione emotivamente complicata quella di Sabina-Francesca Foisor, che, nonostante il grave lutto, ha voluto giocare e onorare la memoria della madre Cristina-Adela Foisor, qualificata per il mondiale e scomparsa pochi giorni prima del torneo.Chiudiamo con una intensa foto di Olga Zimina, che si è comportata in maniera eccellente, battendo al primo turno la forte georgiana Bela Khotenashvili per poi fermarsi di fronte all’altra, più forte, georgiana Nana Dzagnidze.
(Tutte le immagini sono prese dall’album Facebook di David Llada)
Nato a Roma nel 1960, sono stato scacchista attivo dal 1979 (ma forse scacchista “dentro” da almeno 10 anni prima). Sono Candidato Maestro a tavolino, con carriera interrotta da una felice paternità , e fondatore della rivista periodica “Zeitnot”. Da qualche anno il fuoco sotto le ceneri scacchistiche si è riacceso e ho pubblicato qualche articolo sul blog SoloScacchi e un racconto sul libro “57 storie di scacchi” (ed. Messaggerie Scacchistiche). Nel 2016, in attesa di un ritorno alla scacchiera che si è poi realizzato 3 anni dopo, ho deciso di aprire il blog UnoScacchista.
Le fotografie di David sono interessanti, soprattutto quando si soffermano sulle espressioni delle scacchiste nell’interazione con l’avversario, piuttosto che nell’interazione con i pezzi. Fanno subodorare sfida, paura, pensieri difficili da afferrare. Cromaticamente ricalcano una “scuola” un po’ vista, alla National Geographic. Infatti preferisco, ai ritratti, la vista d’insieme che mi racconta anche la peculiarità del luogo dove si tiene il torneo.
E, visitando il suo sito, mi sembrano più efficaci i suoi bianchi e neri per quanto questa tipologia di ritratto non sia, ripeto, particolarmente innovativo.
Ferma restando la critica assoluta all’obbligo imposto alle giocatrici di indossare il velo (che era manifestamente fastidioso nei momenti di tensione massima), devo dire che il risultato estetico complessivo è stato superiore alla media dei tornei. Questo grazie all’abilità del fotografo, alla decorazione della sala, ma anche alla capacità delle donne di vivacizzare il velo tradizionale.
Le fotografie di David sono interessanti, soprattutto quando si soffermano sulle espressioni delle scacchiste nell’interazione con l’avversario, piuttosto che nell’interazione con i pezzi. Fanno subodorare sfida, paura, pensieri difficili da afferrare. Cromaticamente ricalcano una “scuola” un po’ vista, alla National Geographic. Infatti preferisco, ai ritratti, la vista d’insieme che mi racconta anche la peculiarità del luogo dove si tiene il torneo.
E, visitando il suo sito, mi sembrano più efficaci i suoi bianchi e neri per quanto questa tipologia di ritratto non sia, ripeto, particolarmente innovativo.
Ferma restando la critica assoluta all’obbligo imposto alle giocatrici di indossare il velo (che era manifestamente fastidioso nei momenti di tensione massima), devo dire che il risultato estetico complessivo è stato superiore alla media dei tornei. Questo grazie all’abilità del fotografo, alla decorazione della sala, ma anche alla capacità delle donne di vivacizzare il velo tradizionale.