L’Estasi di santa Teresa d’Avila
3 min read(Roberto C.)
Nel centro storico di Roma ci sono più di duecento chiese, forse trecento, e non abbiamo idea di quante possano essere le statue al loro interno e a chi siano state dedicate ma, come si può ben immaginare, alcune furono realizzate dal grande scultore Gian Lorenzo Bernini.[1]
(nella foto, “Particolare del volto di Santa Teresa d’Avila”, foto di Nina Aldin Thune – CC BY-SA 2.5)
Ad esempio si può ammirare una sua statua dal particolare effetto scenico nell’altare maggiore della basilica minore di Santa Teresa d’Avila,[2] nel quartiere Pinciano (Corso d’Italia 37), oppure quella nella chiesa di San Francesco a Ripa in Trastevere (in romanesco Trestevere), al di là del fiume Tevere: un’Estasi dedicata alla mistica e terziaria francescana italiana Beata Ludovica Albertoni.[3]
Quest’opera d’arte, che secondo molti presenta un più intenso aspetto sensuale per via della sua posizione reclinata, rispetto a quella della Chiesa di Santa Maria della Vittoria (Via XX Settembre 17) che, però, è considerata dalla critica come uno dei capolavori scultorei del Gian Lorenzo: l’Estasi di Santa Teresa d’Avila.
Realizzata dal 1644 al 1651 per il cardinale veneziano Federico Cornaro, durante il pontificato di Papa Innocenzo X, si trova nella Cappella Cornaro nel transetto di sinistra ed è in marmo e bronzo dorato.
Il gruppo scultoreo, illuminato da una luce ‘soprannaturale’ che entra da una finestra posta sul soffitto, invisibile all’occhio dello spettatore, è formato da santa Teresa d’Avila e l’angelo che le trafigge il cuore con una freccia: un atto definito nella mistica cattolica con il termine transverberazione.
E se queste statue le avesse viste Pier Damiani [4] ? Altro che i sei secoli di condanna come accadde per gli scacchi !
Pier Damiani chi ? Ma il vescovo di Ostia che nella lettera del 1061 scritta al papa Alessandro II (Anselmo da Baggio [5]), oltre a denunciare il vescovo fiorentino che, giocando a scacchi l’intera notte, trascurò completamente i propri doveri religiosi, si scagliò violentemente contro il gioco degli scacchi e ne ottenne la messa al bando, definendolo “disonesto, assurdo e libidinoso”…
La scomunica venne abrogata definitivamente nel 1609 da Papa Paolo V (Camillo Borghese) grazie anche a papa Leone X, Giovanni dè Medici, grande appassionato di scacchi che negli otto anni del suo pontificato protesse il gioco favorendone la diffusione anche nel mondo ecclesiale. E se oggi in quasi tutto il mondo si gioca, anche in strada, parte del merito va anche alle parole di una donna in estasi, Teresa d’Avila [6], che nel suo capolavoro della spiritualità Cammino di perfezione, scritto tra il 1564 e il 1566, assegnò favorevolmente al gioco un valore morale e mistico.
“Credetemi, colui che giocando a scacchi non sa dispor bene i pezzi, giuocherà molto male: se non sa fare scacco, non farà neppure scacco matto…”.[7]
[Se ti interessa, puoi partire da qui per conoscere molte altre curiosità e aneddoti, attraverso una guida turistica ai luoghi degli scacchi in Italia]
NdA: Post aggiornato il 25 Agosto 2018 con correzioni suggerite dal M° Adolivio Capece.
[1] Napoli, 7 dicembre 1598 – Roma, 28 novembre 1680
[2] Ávila, 28 marzo 1515 – Alba de Tormes, 15 ottobre 1582
[3] Roma, 1473 – Roma, 31 gennaio 1533; il culto da beata fu approvato da papa Clemente X nel 1671
[4] Ravenna, 1007 – Faenza, 21 febbraio 1072
[5] Baggio, 1010/1015 – Roma, 21 aprile 1073
[6] Ávila, 28 marzo 1515 – Alba de Tormes, 15 ottobre 1582
[7] Trad. dal testo spagnolo, Ed. P. Silverio di Santa Teresa, Burgos, El Monte Carmelo, 1954, Roma, 2005
La Santa scrisse testualmente: “In un’estasi mi apparve un angelo tangibile nella sua costituzione carnale e era bellissimo; io vedevo nella mano di questo angelo un dardo lungo; esso era d’oro e portava all’estremità una punta di fuoco. L’angelo mi penetrò con il dardo fino alle viscere e quando lo ritirò mi lasciò tutta bruciata d’amore per Dio. Nostro Signore, il mio sposo, mi procurava tali eccessi di piacere da impormi di non aggiungere altro oltre che a dire che i miei sensi ne erano rapiti.” (da Libro della mia vita)