Nel circolo più antico degli USA
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(UnoScacchista)
Durante uno dei miei ultimi viaggi, ho avuto un po’ di tempo libero a S.Francisco. Cosa avreste fatto voi? Cable Car… fatto. Lombard Street… fatto. Golden Gate, Colt Tower, Pier 39, Alcatraz… fatti. Seven Sisters… fatto. Vediamo, cosa altro resta? Ovviamente una visita al circolo più antico degli Stati Uniti: il Mechanics’ Chess Club!
Il circolo di scacchi, fondato nel 1854, è ospitato all’interno del palazzo di 9 piani del Mechanics’ Institute al numero 57 di Post Street.

L’istituto, nato come biblioteca dedicata alle arti produttive, è adesso un centro culturale, con una intensa attività per i propri soci.
La cosa non è peregrina, visto che l’istituto non è dedicato alla Meccanica o ai meccanici come li intendiamo oggi, ma a ciò che Walt Whitman celebrava attorno al 1840 come quella parte della società americana che si impegna e lavora: il meccanico è quindi una persona interessata al fare, al costruire, un cultore della tecnologia da applicare per migliorare le condizioni di vita e di lavoro.
Insomma un “homo faber“, come avrebbero detto i Latini. Contribuire culturalmente all’arricchimento dellle menti di coloro che vogliono, appunto, “fare” era quando fu fondato ed è tutt’oggi l’obiettivo dell’Istituto.
Per nostra fortuna, il Mechanics’ Institute ha sempre considerato gli scacchi come un’espressione di questa creatività e per questo ha ospitato e continua a ospitare un circolo di scacchi che è stato un riferimento per la città e lo Stato della California fin dalla data della sua registrazione formale, il 24 Aprile 1855.

Quando arrivo, è mattina e il circolo non ha attività in corso, ma il coordinatore del circolo, Paul Whitehead, mi accoglie cordialmente. E’ molto contento di sapere che vengo addirittura dall’Italia in visita al suo circolo e mi fa una rapida presentazione delle attività e dalla storia del Mechanics’ Chess Club.
Tutte le foto del circolo sono di UnoScacchista
Dico rapida, perchè, ovviamente, più di 150 anni richiederebbero una lunga narrazione, dai tempi di Zukertort (che qui giocò nel 1884), della visita di Capablanca nel 1916, di quelle di Lasker (nel 1902 e nel 1926), di Alekhine (nel 1924 e 1929), di Marshall, di Kostic, di Reshevsky, di Koltanowsky, di Euwe.

Paul mi mostra le foto di campioni più vicini a noi (abbiamo la stessa età): Smislov, Tal, Petrosian, Spasski, Fischer (ovviamente) e Karpov. “No, Kasparov, Kramnik, Anand e Carlsen non hanno visitato il Mechanics’ Institute“, mi dice, “ma Wesley So (futuro campione del mondo?) sì“. É anche molto orgoglioso del fatto che i GM Sam Shankland e Daniel Naroditsky abbiano mosso i primi passi della loro carriera qui a Post Street.

In realtà anche Paul è un bravo giocatore, Maestro Fide, ma, come mi racconta, suo fratello Jay era veramente un signor giocatore. Mi faccio spiegare un po’ la storia di Jay Whitehead: i due fratelli entrarono nel circolo insieme nel 1972, ovviamente sulla scia del match Fischer-Spasski. Erano, come dice Paul, due ragazzini letteralmente maniaci degli scacchi, che passavano la maggior parte del loro tempo al circolo.

Jay diventò ben presto molto, molto bravo, tanto da diventare uno dei più forti giocatori americani nati in USA: è anche l’unico giocatore americano ad essere arrivato davanti a Kasparov in un torneo ufficiale. Era il Campionato del mondo Giovanile Under 16 del 1977, giocato a Cagnes-sur-Mer, dove Jay arrivò secondo, dopo l’islandese Árnason ma davanti a un certo Garry Kimovich. Diventato Maestro Internazionale, Jay avrebbe poi lasciato gli scacchi all’inizio degli anni ’80, per dedicarsi allo studio della storia degli scacchi prima del 1850. Dopo una vita travagliata, un tumore l’avrebbe portato via nel 2011.

Da sinistra: Tom Costigan, Jay Whitehead, Yasser Seirawan, Michael Rohde, Paul Whitehead, Steve Odendahl, Mark Ginsburg e John Fedorowicz
Paul, con un sorriso gentile, mi lascia per alcune attività di pianificazione dei tornei e mi invita a visitare il circolo, i suoi locali e a guardare le foto storiche alle pareti. Spendo più di qualche minuto vagando tra i tavoli, guardando immagini di match via telegrafo e sfogliando riviste, poi mi avvio a salutarlo.

Nel frattempo arrivano due ragazzi che si iscrivono al torneo del martedì. Chiedo a Paul lo stato del movimento scacchistico a S.Francisco e fa una smorfia strana: internet sta portando via i più giovani e anche se tuttora il circolo ha più di cento iscritti attivi, le prospettive non sono brillanti. In effetti, il circolo esiste solamente grazie ai finanziamenti del governo locale e alla volontà del Mechanics’ Institute di continuare ad ospitarlo in locali che frutterebbero di più se destinati ad altri usi: per fortuna, penso io.

Prima di andare via, Paul mi fa entrare in segreteria e mi presenta il GM Nick de Firmian. Tre volte campione USA e membro della squadra olimpica USA per ben 8 volte, Nick è un “Grandmaster-in-Residence”, qualunque cosa ciò voglia dire: capisco che è ospite fisso e che può lavorare negli ambienti del circolo. In effetti sta scrivendo un articolo, ma si ferma volentieri a scambiare due parole con me. Quando gli dico che vengo dall’Italia, mi chiede se conosco Giorgio Coppini, che ricorda da qualche torneo in Europa (no, non lo conosco).
Paul mi mostra le pagine del suo blog (e io gli mostro UnoScacchista). Ci salutiamo affettuosamente, come solo due appassionati di scacchi divisi da poche migliaia di chilometri possono fare, ripromettendoci di rimanere in contatto.
Arrivederci, Paul!
