Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Il “Contromatto” di Shamkovich

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(Riccardo M.)
Chi disse che “il miglior modo per EVITARE lo scacco matto è DARE scacco matto”?
Non lo ricordo, perdonatemi. Beh, eccovi però un esempio calzante, un esempio di quello che, se ci permettete un neologismo, possiamo chiamare il “contromatto”.

(nella foto Nationaal Archief, Leonid Shamkovich [a destra] gioca contro l’olandese Hans Ree al torneo IBM del 1968)

Era il 1966 e per le riviste del tempo fu un bello scoop. Ivo Andric su l’Italia Scacchistica riportò la posizione e riportò pure quella che fu l’impressione di uno spettatore di Palma de Mallorca.

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Shamkovich-Visier dopo 48. … Tc2, Palma 1966

Questi gli descrisse di un Visier che, subito dopo il suo tratto 48. … Tc2, con minaccia di matto, si accese tranquillamente una sigaretta e cominciò a passeggiare per la sala di gioco ad osservare le partite altrui, già convinto dell’inevitabilità del matto. Purtroppo per lui, non si era accorto che invece Shamkovich aveva quasi immediatamente replicato alla Tc2 con l’inaspettata 49. Tg3!!

Ebbene, chi è a prendere matto, adesso? Perché sarà infatti 50.Af3+ a decidere la partita. Potete immaginare l’espressione di Visier (Fernando Visier Segovia, uno spagnolo) quando finalmente si decise a tornare al tavolo….

Elegantissima mossa! Un vero e proprio “contromatto”.

Ma chi era Leonid Aleksandrovich Shamkovich?

Grande Maestro dal 1965. Nato a Rostov sul Don l’1.6.1923, morto a NewYork il 22.4.2005. Fu campione sovietico nel 1954 (a Rostov sul Don) e 1956 (a Kislovodsk). Fu terzo a Marianske Lazne nel 1965 alle spalle di Keres e Hort. Vinse il fortissimo “Memorial Chigorin” a Sochi nel 1967, fu primo a Salgotarjan sempre nel ’67, primo a Costanza nel ’69.

Ebreo, laureato in ingegneria, Leonid Shamkovich lasciò l’URSS nel 1972 per trasferirsi prima in Israele e poi in Canada e definitivamente negli Stati Uniti, dove vinse il Campionato Open nel 1976 e 1977.

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Sax, Gheorghiu e Shamkovich al Lloyds Bank Masters nel 1980 (foto da www.stere.ro)

Molto amico di un altro grande maestro russo immigrato negli USA, Anatoly Lein, Leonid era soprannominato “il Principe” in virtù del suo modo di fare garbato e aristocratico.

Dal 1976 in poi apparvero varie sue opere, ma quella di maggior successo è stata la prima: “Chess Sacrifices”. Così qui scriveva Shamkovitch: “Un vero sacrificio comporta un cambiamento radicale nella posizione e non può essere effettuato senza lungimiranza, fantasia e disponibilità a rischiare”. Molto stimato come analista e tattico, è stato anche allenatore di vari GM statunitensi (Rhode, Benjamin, Fedorowicz) e di due campioni del mondo: Mikhail Tal e Garry Kasparov.

Il GM Ian Rogers, che lo collocava fra i “romantici” degli scacchi, asseriva che Leonid, sempre portato alla ricerca del lato artistico del gioco, è stato probabilmente più soddisfatto dei premi di bellezza vinti (come i due di Lone Pine 1975) che dei tornei che lo videro salire sul podio.

Nel 2004 Leonid Shamkovich fu inserito nel “US Chess Hall of Fame”, l’istituzione creata dalla Federazione Scacchistica Statunitense per rendere omaggio a coloro che più hanno contribuito alla diffusione degli scacchi in America.

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