Ci vuole il certificato medico?
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(Riccardo M.)
Questo è un argomento che forse è sfuggito a molti, e che temo sia sottovalutato, ma che è assai delicato per i risvolti di responsabilità che ne potrebbero conseguire a fronte di particolari accadimenti clinici.
Leggiamo il testo della circolare del CONI/Affari Legislativi Istituzionali, emessa il 10.6.2016, indirizzata alle Federazioni sportive nazionali e ad altri Enti/Unità, intitolata “Certificazione medica per l’attività sportiva non agonistica“.
Al punto b), che è quello che ci riguarda (“tesserati che svolgono attività sportive che non comportano impegno fisico”), è scritto testualmente: “i tesserati di cui alla presente categoria non sono tenuti all’obbligo di certificazione sanitaria, ma si raccomanda, in ogni caso, un controllo medico prima dell’avvio dell’attività sportiva”. E poi, di seguito, la circolare del CONI elenca una serie di discipline sportive “caratterizzate dall’assenza o dal ridotto impegno cardiovascolare”, pertanto rientranti nella categoria di cui al gruppo b). Sono esse: Tiro, Biliardo, Bocce, Bowling, Bridge, Scacchi ed altre che potete vedere nel documento.
In attuazione di tale circolare, il Consiglio Federale della FSI ha così deciso in data 30.9.2017, come si legge nel relativo verbale al punto n.10:
“il CF procede alla riforma della normativa visita medica, così come indicato dalla commissione medico-scientifica. Il CF riformula quindi i parametri in questi termini: valutato l’impegno agonistico dei tesserati si ritiene che la visita medico sportiva agonistica effettuata dallo specialista in Medicina dello Sport sia necessaria per i possessori di una categoria superiore a Maestro FIDE. Per tutti gli altri tesserati, vista anche la circolare del CONI Prot. 0006897/16 del 10.06.2016, è sufficiente la certificazione sportiva non agonistica rilasciata dal medico o pediatra di base”.
Sapendo che un mio amico medico è stato uno scacchista dilettante, ho chiesto a lui se, sulla base di tale normativa, rilascerebbe alla mia persona tale certificazione. Ecco la sua risposta:
“Certo che non te la rilascerei. Non è un obbligo del “medico di base” rilasciare certificati privati che esulano dai doveri della Convenzione, con il rischio di avere una denuncia penale e perdere il lavoro. Ti rimarrebbe la possibilità di rivolgerti a un medico specialista in Medicina Sportiva, pagando salatamente”.
Poi ho chiesto ad un altro medico (“di base”) che conosco. Lui si è espresso più o meno così:
“Beh, se devo rilasciare un certificato di “idoneità a svolgere attività sportive non agonistiche”, a te non lo rilascerei mai sapendo che sono ivi comprese, ad esempio, bocce e curling. Infatti tu non puoi fare né bocce e né curling a causa dei tuoi problemi cronici alla spina dorsale. Pertanto dovrei, nel certificato, indicarvi esplicitamente e limitatamente: “scacchi”. Probabilmente potresti giocare, sì. Ma io degli scacchi non so nulla, non so quanto potrebbe incidere l’impegno in questa attività su una maggiore o minore fragilità emotiva e, pur non presentando tu alcun problema cardiovascolare, preferirei pertanto rimandarti ugualmente ad un medico specialista in Medicina Sportiva”.
Insomma, se le cose stanno così temo che il mio rientro nei tornei, che avevo immaginato ad ottobre del 2018 per una particolare ricorrenza, debba essere rinviato a quando sarà variata tale normativa. Forse mai. Forse non giocherò più un torneo nazionale di scacchi, pur ritenendo di essere al momento fisicamente idoneo. E come me tanti altri. Pazienza.
Poi ho provato a chiedere, su tali disposizioni CONI e FSI, il parere di mia moglie, vista la sua datata dimestichezza, per ragioni di lavoro, su legislazioni e normative varie e sulla loro interpretazione e applicabilità e collegati contenziosi.
Mia moglie legge attentamente la circolare del CONI e poi la decisione del CF della Federscacchi, scuote la testa e mi dice che le pare che i conti non tornino affatto.
Anzitutto ci sarebbe da sottolineare che quelle “attività sportive che non comportano impegno fisico” facenti parte dell’elenco del CONI non sono del tutto omogenee. Il tiro con l’arco non è consigliabile a chi abbia problemi tendinei al braccio, così come le bocce o il curling non sono consigliabili a chi abbia problemi di discopatia alla schiena. Viceversa problemi tendinei o discopatici non renderebbero sconsigliabili gli scacchi o la dama. Ma tralasciamo questo aspetto.
E andiamo a monte, procedendo con ordine, e diciamo anzitutto che con il D.M. 18 febbraio 1982 “Norme per la tutela sanitaria dell’attività sportiva agonistica” l’allora Ministero della Sanità, all’art.1, aveva decretato che “Ai fini della tutela della salute, coloro che praticano attività sportiva agonistica devono sottoporsi previamente e periodicamente al controllo dell’idoneità specifica allo sport che intendono svolgere o svolgono. La qualificazione agonistica a chi svolge attività sportiva è demandata alle federazioni sportive nazionali; o agli enti sportivi riconosciuti”.
Di conseguenza, sono le singole Federazioni che stabiliscono quali dei propri tesserati debbano essere considerati svolgere attività agonistica e quali no.
E il CF della FSI cosa stabilisce al riguardo oggi? Stabilisce che (punto 10 del sopra citato verbale) “valutato l’impegno agonistico dei tesserati si ritiene che la visita medico sportiva agonistica effettuata dallo specialista in Medicina dello Sport sia necessaria per i possessori di una categoria superiore a Maestro FIDE”. E fin qui ci siamo (non entrando nel merito della scelta del punto di divaricazione fra agonismo e non agonismo, e neppure interessandoci ora sapere come si comportava la FSI in precedenza).
Ma vediamo cosa succede per tutti gli altri tesserati, ovvero i “non agonisti” e ripetiamo il testo della circolare CONI del 10.6.2016: “i tesserati di cui alla presente categoria non sono tenuti all’obbligo di certificazione sanitaria, ma si raccomanda, in ogni caso, un controllo medico prima dell’avvio dell’attività sportiva”.
Qui ci dovremmo preliminarmente chiedere: ma, quando il CONI parla di “raccomandazione di un controllo medico prima dell’avvio dell’attività sportiva”, a chi si rivolge? Direttamente allo sportivo o alle Federazioni? Probabilmente allo sportivo, ma allora si poteva indicarlo con più chiarezza.
In ogni modo, soltanto in parte (definizione della linea di demarcazione agonismo/non agonismo) il CONI rimanda alle singole Federazioni la possibilità di valutare gli aspetti clinici specifici relativi alle attività dalle stesse presiedute e di chiarire l’ ambito di applicazione delle sue disposizioni. Le Federazioni debbono solo occuparsi di stabilire chi siano gli “agonisti”, perché per i “non agonisti” facenti parte degli sport di cui al gruppo b) questi aspetti li ha stabiliti già il CONI.
Invece che succede nel nostro caso? Succede che per i tesserati di categoria Maestro FIDE o inferiore la FSI ha deciso che “è sufficiente la certificazione sportiva non agonistica rilasciata dal medico di base”.
Sufficiente? “Sufficiente” qui equivarrebbe a dire “necessaria”, si ricade insomma nella doppia espressione logica “necessaria e sufficiente”: presentare il certificato è condizione sufficiente per essere ammessi al torneo, per essere ammessi al torneo è condizione necessaria presentare il certificato.
Ma perché la FSI richiede la certificazione del medico di base, quando la circolare del CONI esplicitamente recita che “i tesserati di cui alla presente categoria NON sono tenuti all’obbligo di certificazione sanitaria”? Il CONI semplicemente “raccomanda un controllo medico prima dell’avvio dell’attività sportiva”. Null’altro.
Questo cosa significa in pratica? Significa che se io (già prima categoria nazionale) non sono un tesserato e chiedo alla FSI di tesserarmi per poter partecipare ad un torneo, in quel momento preciso si concretizza “l’avvio all’attività sportiva” e quindi prima di quel momento (o in quel momento) sarei chiamato a decidere se sottopormi o meno a quel controllo medico specifico “raccomandato” dal CONI e che la Federazione, a sua volta, potrebbe raccomandarmi ma non impormi.
Anche qualora interpretassimo che quella “raccomandazione” il CONI abbia voluto estenderla alle società sportive di appartenenza o alle Federazioni e non soltanto ai singoli sportivi, in nessun caso la Federazione dovrebbe pretendere da me una visita presso il mio medico di base, non essendo io, scacchista non agonista, obbligato (come infatti scrive la circolare del CONI) a presentare alcuna certificazione sanitaria (che peraltro ben pochi medici di base, come abbiamo visto, probabilmente rilascerebbero) in quanto io rientro fra quei tesserati appartenenti a Federazioni descritte al punto b) della circolare del CONI, ovvero a quelle che “svolgono attività sportive che non comportano impegno fisico”. Pertanto, quell’eventuale controllo al quale vorrò spontaneamente sottopormi non dev’essere accompagnato da alcun certificato.
In conclusione, da un lato non mi pare esemplare l’esposizione del tema nella circolare del CONI, da un altro, e soprattutto, mi pare scorretto quanto disposto il 30.9 scorso dal Consiglio Federale della FSI.
Sembra che la FSI, quando scrive che “è sufficiente la certificazione sportiva non agonistica rilasciata dal medico o pediatra di base”, abbia interpretato male la circolare e confuso la generica “attività sportiva non agonistica” (per esempio una partita di calcetto fra amatori) con una sua specifica sottocategoria “attività sportiva che non comporta un impegno fisico”, sotto la quale ricadono, a parere del CONI, anche gli scacchi.
In conclusione la FSI, a parte l’errore di principio, fa anche un errore normativo, perché, non essendo possibile riferirsi ad una normativa esistente (visto che nessuna legge, DM o regolamento CONI copre questa fattispecie), non definisce cosa e come questo certificato dovrebbe certificare, a favore di chi e con quale frequenza.
Come la mettiamo? Come minimo, nell’attesa che venga emanata una direttiva più consona alle circostanze, la FSI dovrebbe almeno chiarire come dovranno alla prossima occasione esattamente comportarsi sul tema gli organizzatori dei tornei, i direttori dei tornei e i singoli giocatori.
Attendiamo gli eventi (e seguitiamo ad allenarci e soprattutto a cercare di rimanere in buona salute!).
Ciao, essendo un tesserato FSI e FIB, sono stato avvertito dal presidente della bocciofila che se partecipiamo alle gare dovrei fare il certificato medico non agonistico . Costo 40 € . Se agonistico 75 ,Dal medico di med.sportiva.
La domanda ai cervelloni , specialisti in complicazioni burocratiche, il certificato per giocare a bocce può essere valido anche per giocare tornei di scacchi? E curling? Ecc.
Se come e gia successo in campo da gioco un infarto del miocardio ti colpisce sul posto il certificato che valore ha e che può avere dato che E’ un fatto non prevedibile?
A cosa serve il certificato se io mi assumo ogni responsabilità della mia persona avendo firmato prima della fara? Autocertificazione.
Pino, grazie del tuo intervento. Pensa che anche io giocavo a bocce, ma da ragazzino!
Non so se qualcuno di quelli che chiami “cervelloni” potrà replicare alle tue osservazioni.
Credo però che sarebbe cosa logica e giusta se dei chiarimenti sul tema li desse, approfittando di queste nostre pagine, qualche esperto esponente della nostra FSI.
Il burocratese colpisce ancora!!
PS: Riccardo, non scherzare! Ti aspetto al prossimo campionato seniores!
Ciao, Fabrizio.
Sì, potrebbe accadere, qualora nel 2018 il campionato seniores tornasse finalmente a svolgersi ad Arco di Trento!
Consiglio di rivolgersi al ministro dello sport Luca lotti. Quello sì che ci capisce!
A conti fatti , costo TESSERA + costo certificato + costo iscrizione , calcolando l’età = amatore sono nato amatore ritornerò fino al prossimo infarto.