Uno Scacchista

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Net-neutrality? Net-neutrality!

6 min read

(UnoScacchista)
Questa volta non vi parlo di scacchi, o almeno non direttamente. Voglio parlarvi di Internet, della sua essenza e, poiché oggi tutto ruota attorno a Internet, di una decisione che potrebbe avere conseguenze per tutti, noi scacchisti compresi.
Oggi si parla di molto di Net-neutrality (o “Neutralità della rete” come viene tradotto in italiano). Ma cosa significa e perchè è così importante?

E’ un concetto così profondo eppure così ovvio che non è semplice da spiegare senza diventare noiosi o usare termini specialistici, ma ci proverò.

Il concetto di Internet si fonda sull’esistenza di una rete di nodi connessi ai quali ogni utente può accedere tramite un servizio offerto da un operatore commerciale. Per noi utenti significa che, pagando un canone a un cosiddetto ISP (Internet Service Provider) , possiamo collegarci e accedere, tramite la rete (il “web”), a un numero praticamente illimitato di informazioni e di servizi. Analogamente, chi vuole offrire servizi tramite Internet (informazione, intrattenimento, cultura, videogames, social media, VoIP, streaming, e-commerce, scacchi on-line … e chi più ne ha più ne metta)  fa un accesso, di tipo diverso ma concettualmente simile, al web, pagando a sua volta un canone agli IAP (Internet Access Provider).

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By The Opte Project – Originally from Wikipedia; CC BY 2.5

Tutto il traffico generato viene garantito dall’esistenza di una infrastruttura fisica che, nella maggior parte dei casi, identifichiamo con il collegamento via cavo offerto dagli operatori specializzati (spesso coincidenti con gli operatori di telefonia).

Fatta questa premessa generale, c’è da sempre una caratteristica fondamentale di Internet: i pacchetti di dati che permettono lo scambio di informazioni, l’erogazione e la fruizione dei servizi non è alterato in nessun modo dalla infrastruttura di comunicazione: la rete è, insomma, neutrale nei confronti dei contenuti trasportati. Non esistono favoritismi o corsie preferenziali una volta che i dati entrano nella rete: i fornitori dei servizi di rete non possono assegnare priorità, rallentare il traffico di un qualche fornitore o mettere un limite ai dati trasferiti da un operatore. Tutto questo si esprime nella locuzione “Net-Neutrality”.

Che lo sapeste o no, questo principio è sempre esistito e ha garantito pari condizioni a tutti coloro che negli anni hanno ideato, sviluppato e offerto i loro servizi su Internet. Anche e soprattutto alle cosiddette start-up, ovvero quelle piccole aziende che, partendo dal nulla, hanno lanciato i propri servizi e poi sono cresciute. Sì, intendo anche i colossi di oggi come Amazon, Facebook, Twitter e Google. Se i loro tentativi iniziali di imporre sul mercato i loro servizi non fossero stati garantiti dal libero e paritetico accesso a Internet, semplicemente non avrebbero potuto affermarsi. Attenzione, sto parlando di accesso libero, non gratuito: la “Net-Neutrality” non significa che la rete debba essere usata senza riconoscere un corrispettivo, ma che, una volta pagato quello che è stato concordato per accedere con il livello di servizio pattuito, nient’altro può alterare il modo con cui i miei dati sono distribuiti.

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Veniamo adesso al vero motivo di questo post e alla notizia che lo ha ispirato.

Il 14 Dicembre scorso, la FCC (Federal Communications Commission, l’agenzia governativa USA che si occupa di comunicazioni) ha cancellato il concetto di Net-Neutrality dalle leggi che regolano le comunicazione in USA. Questa decisione, che rovescia quella approvata nel 2015 sotto la presidenza Obama, di fatto mette nelle mani dei colossi della telefonia e delle comunicazioni statunitensi il controllo dei servizi offerti via Internet. Stiamo per ora parlando di effetti potenziali, ma se un IAP o un ISP può legalmente imporre il pagamento di un canone per favorire un servizio rispetto a un altro (esemplificando: garantendo una maggior velocità di trasmissione o applicando un limite più alto ai contenuti trasmessi) l’effetto che ne consegue è dirompente sulla equità delle condizioni di mercato.

Se un grande colosso industriale vedrà la sua posizione minacciata da un nuovo servizio offerto da una start-up, gli basterà pagare il fornitore di connettività per ottenere una velocità maggiore (ovvero per rendere quella velocità troppo esosa per una giovane azienda). Tutti i servizi che ho elencato sopra (e anche tutti quelli che non ho elencato perchè li ho dimenticati o perchè aggi ancora non esistono) saranno sempre più nelle mani di chi ha la capacità economica di erigere una barriera nei confronti della concorrenza.

Equal lane, Fast Lane vs Slow Lane
A sinistra una “autostrada neutrale” con corsie uguali per tutti; a destra una “autostrada non neutrale”, con corsie veloci con accesso deciso dal gestore

E’ come se al gestore di una rete stradale fosse consegnato il potere di decidere chi far transitare per le Autostrade e chi per le strade statali. Il tutto semplicemente regolando il costo dell’accesso alle Autostrade a suo piacimento, economico o politico. Secondo voi come potrebbe una nuova azienda di trasporti su gomma competere con i colossi del trasporto merci se, a prescindere dalla qualità dei camion utilizzati o dell’efficienza delle sue soluzioni logistiche, potrà solamente permettersi di consegnare passando sulle strade statali mentre i suoi concorrenti sfrecceranno sulle autostrade? Come clienti sceglieremmo un fornitore bravo ed economico ma che consegna in 4 giorni o uno più costoso e anche scortese ma che consegna sempre in mezza giornata?

Questo è lo scenario che la decisione della FCC e della presidenza Trump sta creando: una infrastruttura vitale come Internet assoggettata alle decisioni di intermediari che sfrutteranno la loro posizione di rendita e che, senza nessun interesse diretto nei servizi offerti da altri via Internet, avranno il potere di imporre dazi e influenzare l’affermazione o il fallimento di servizi e soggetti industriali. E, soprattutto, di indirizzare le scelte di noi utenti indipendentemente dalla nostra volontà, perchè, a prescindere da quanto noi saremo disposti a pagare, saranno le condizioni di accesso e uso imposte ai fornitori di servizi a decidere chi potrà operare con profitto e chi no.

Pensate che questo non potrà accadere? Guardate il diagramma qui sotto, che rappresenta la variazione nella velocità di download dei contenuti Netflix a cavallo tra il 2013 e il 2014. In quel periodo Comcast, il più grande operatore ISP via cavo degli Stati Uniti, iniziò un braccio di ferro con Netflix per ottenere il pagamento di un canone più alto rispetto a quello di mercato. Non è difficile immaginare quando la disputa ebbe inizio e quando l’accordo fu siglato, vero?

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Gli effetti delle condizioni applicate da Comcast alla distribuzione dei contenuti di Netflix: l’accordo commerciale fu siglato il 23 Febbraio 2014

E’ possibile che io la veda troppo negativamente e che sia anche giusto che gli intermediari abbiano modo di far valere il loro ruolo nei successi commerciali degli operatori su internet. Non riesco però ad accettare il fatto che, in un mondo dove la maggior parte degli sforzi politico-commerciali sta nel facilitare l’accesso al mercato e nel rendere equa la sua gestione eliminando dazi e gabelle, qualcuno abbia deciso a bella posta di inserirne di nuovi, rovinando una delle poche invenzioni umane nate e progettate senza differenze di accesso.

Net-Neutrality in the EU
Ogni cittadino europeo deve avere accesso all’Internet aperto: tutto il traffico Internet deve essere trattato allo stesso modo. Nessun blocco e nessuna regolazione.

L’Europa e l’Italia hanno normative che contengono dichiarazioni inequivoche sulla necessità di garantire la Neutralità della Rete, ma stiamo all’erta: basta un Trump qualsiasi per cambiare una legge. Poi, alcuni danni saranno irreparabilii, specialmente in termini di riduzione di innovazione e competitività: per rimettere le cose a posto, non basterà una firma.

Spero che adesso il concetto di “Net-Neutrality” sia un po’ più chiaro e che lo consideriate importante come secondo me merita: in una società così avvelenata da tuttologi e “fake-news” non possiamo permetterci che venga inserito un filtro alle informazioni sulle quali basiamo le nostre scelte o ai servizi di cui vorremmo usufruire.


PS: Venerdì scorso la stessa amministrazione Trump ha ordinato alla massima autorità sanitaria statunitense, il Center for Disease Control and Prevention, di eliminare dai suoi rapporti e dalle richieste di finanziamento le parole: vulnerabile, diritto, diversità, transessuale, feto, basato sulle evidenze, basato sulla scienza. Dalla potenziale censura a Internet alla censura reale sulla descrizione di studi scientifici che non potranno più definirsi “basati sulla scienza” o “basati sulle evidenze“. E su cosa si dovranno mai basare gli studi per il controllo e la prevenzione delle malattie, sui sondaggi online? Posso solo esprimere un parere basato su quello che pensa il mio cervello: mala tempora currunt. E chi non capisce, cerchi la traduzione su Internet, se gli sarà permesso.

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4 thoughts on “Net-neutrality? Net-neutrality!

    1. Come dici giustamente, Pino, qui nessuno ha detto che queste decisioni dell’amministrazione Trump siano prese in nome della democrazia. Che poi è proprio il punto: per quale motivo dare la possibilità di gestire privatamente i flussi su Internet dovrebbe essere democratico? Semplicemente non lo è.

  1. Thank you for the article.
    You are completely right, it is not correct! and reminds me of the political doctrines of the former German Democratic Republic and the Soviet Union! But – Tempora mutantur et nos mutamur in illis – time will show how the world deals with these regulations.

  2. “Grazie per l’articolo. Hai completamente ragione, non è giusto! E mi ricorda le politiche della Repubblica Democratica Tedesca e dell’Unione Sovietica! Ma – Tempora mutantur et nos mutamur in illis – il tempo ci dirà come il mondo reagirà a queste regole”

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