Velimirovic e la “Gioconda” imperfetta
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(Riccardo M.)
Bisogna essere molto cauti quando ci si accinge a commentare una partita. Per due motivi: in primo luogo i “motori” ci possono oggi smentire facilmente, in secondo luogo certi lettori stanno ancor più “al varco” dei motori e possono mettere a nudo alcune nostre azzardate affermazioni. Eccone una particolare prova, neppure recente, assai particolare e stuzzicante.
La partita di cui vi andiamo a parlare è la Velimirovic-Kavalek, giocata al torneo di Belgrado del 1965. Bellissima come poche altre di quell’anno, fu definita da qualcuno “un tocco di romanticismo nello stile del secolo XIX”. Anzi, io direi meglio del secolo XIX, perché quello era un secolo nel quale il perdente di solito contribuiva con parecchie inesattezze ai “premi di bellezza” del vincente. Qui invece Kavalek commette una sola piccola imprecisione e permette al GM Dragoljub Velimirovic di scatenare la sua fantasia e classe.
Toccherà un giorno tornare a parlare di questo interessante giocatore jugoslavo (1942-2014), più precisamente serbo, un campione incostante quanto brillante e, nei suoi momenti migliori, dalle vette di una qualità quasi …. leonardesca.
Ecco intanto le mosse della Velimirovic-Kavalek:
1.e4,d6 2.d4,Cf6 3.Cc3,e5 4.Cf3,Cbd7 5.Ac4,Ae7 6.0-0,c6 7.a4,Dc7 8.De2,Cb6?! 9.dxe5,dxe5 10.Axf7+! Inatteso sacrificio!

10. … Rxf7 11.a5,Cbd7 12.Dc4+,Re8 13.Cg5,Cf8 14.Td1,Ad7 15.Ae3!,Dc8 16.Df7+,Rd8 17.Ca4! (minaccia Cb6),c5

18.Cxc5!,Axc5 19.Dxg7!,Cg6 20.Axc5,Ch5

21.Ae7+!,Rc7 (dopo Cxe7 si perde la Donna con 22.Dxh8+ seguita da Dxe5+ e Cf7+) 22.Ad6+,Rc6 (forzata, il Nero è in una rete di matti) 23.Df7,Rb5 24.a6,bxa6

25.Dd5+ (* vedi nota),Rb6 26.c4 (minaccia c5+),Dc6 27.Da5+,Rb7 28.Ac5,Tac8 29.b4,Thd8 30.Cf7!,Tg8 31.Td6

Cgf4 32.Txc6,Txg2+ 33.Rf1,Txc6 34.Cd8+,Rc8 35.Cxc6,Axc6 36.Ad6 1-0
(*) “E’ un vero peccato” scrisse Dragoslav Andric su “L’Italia Scacchistica”, “che il Bianco non abbia coronato il suo gioco profondo e armonioso con una combinazione al tratto n.25 che gli è evidentemente sfuggita”.
Quale combinazione? Questa: 25.Db3+,Rc6 26.Txa6+!,Dxa6 27.Dd5+,Rb6 28.Dc5+,Rb7 29.Dc7 matto. E fin qui va bene.
Ma Andric aggiunse: “Questa imperfezione non può danneggiare l’effetto d’insieme, come il mediocre paesaggio nello sfondo de “La Gioconda” non può influenzare il nostro godimento nel contemplare il famoso dipinto di Leonardo da Vinci”.
Ahi, ahi, Dragoslav! La cosa non è passata inosservata e, sulla stessa rivista, qualche numero dopo, un lettore di Bari, tal Rocco Ragone, dispiaciuto per quel commento, scriveva: “Consentitemi un’osservazione marginale ma non superflua, a proposito di quanto scrive il maestro Andric nel commento alla mossa n. 25 del Bianco. Ho letto con vivo stupore del “mediocre paesaggio nello sfondo della Gioconda”; dove, a parte il discutibile concetto di indipendenza tra sfondo e figura, il commentatore dimostra di non aver mai sentito parlare dello “sfumato” leonardesco che, al contrario della plastica definizione del chiaroscuro, “dissolve (R.Salvini) la forma in una vibrazione continua e produce l’effetto di un arretramento delle immagini, di un loro progressivo allontanarsi e dissolversi nell’atmosfera” e che particolarmente nel quadro della Gioconda svolge una funzione precisa e insostituibile nelle economia del dipinto”.
E bravo il signor Ragone, difensore della nostra arte sottovalutata dagli slavi! Intanto aggiungiamo che l’utilizzo di un paesaggio alle spalle della donna, Lisa Gherardini, moglie del mercante fiorentino Francesco del Giocondo, era già quasi una novità, dal momento che i precedenti ritrattisti, ad iniziare da Piero della Francesca, prediligevano uno sfondo neutro.
Scrive poi così, riguardo il paesaggio dello sfondo, il critico Dario Mastromattei: “Tutti i dettagli presenti nella composizione di Leonardo sono realizzati in modo eccezionale: rocce corrose e modellate dai corsi d’acqua, con la luce che filtra e che determina ogni piccola parte del paesaggio. Lo stesso paesaggio dietro la Monnalisa è proprio il simbolo della natura naturans, ovvero del “farsi e disfarsi” e della continua trasformazione della materia, del suo passaggio dallo stato solido, poi liquido ed infine atmosferico; la donna, soggetto della composizione, non è contrastante alla natura, ma rappresenta l’ultimo gradino dell’evoluzione dello stesso ordine”.
In verità quel paesaggio aereo appena sfumato, vagamente ermetico e bizzarro, con la quiete e il silenzio dei calanchi appena accennati dei colli aretini (?), si accompagna mirabilmente alla lievità impenetrabile e misteriosa del sorriso della Monnalisa.
In conclusione, noi possiamo anche perdonare Dragoslav Andric per il commento arrischiato e zoppicante, ma speriamo che il grande Leonardo perdoni noi (oltre che lo stesso Andric) per il paragone altrettanto arrischiato tra la incommensurabile e immortale Gioconda e una (sia pur bellissima) delle milioni di partite a scacchi di noi comuni mortali.
E arrivederci a presto con altre “gioconde” partite del funambolico Grande Maestro Velimirovic!